Lettera di Camilla: le elezioni viste da lontano
Caro Roberto
è parecchio che non ci sentiamo ma ho seguito con entusiasmo le tue recenti vicende politiche. Sono contenta che tu sieda nel Senato della Repubblica in cui sono nata, che fa parte del sistema politico allargato in cui, in quanto giovane Europea, muovo i miei primi passi di adulta.
Come già sai, mando da Londra delle riflessioni agli amici italiani sparsi per il mondo e molte di queste hanno a che fare con l’Italia – è proprio vero che quando si parte si riesce a guardare con più chiarezza al presente e al passato e a sentire con profondità ciò che amiamo.
Ti mando quello che ho scritto due giorni fa, nella speranza che ne potremo parlare presto.
Un saluto affettuoso
camilla
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Cari,
il ‘lontano’ a cui mi riferisco nel titolo di questa lettera non è il luogo geografico da cui vi scrivo. Certo, io sono tornata a Londra la mattina dopo i risultati elettorali, rischiando di perdere l’aereo per un insieme di ansie e incapacità di reagire, per cui è da quel martedì che seguo da qui quello che (non) succede, con l’aiuto di internet e degli altri italiani con cui mi confronto.
Però il ‘lontano’ di cui vi scrivo è quello storico e globale. Mi sembra che per capire qualcosa di quello che è successo durante le elezioni e in questo momento, si debba allargare la prospettiva, guardare ad equilibri molto più ampi, che riguardano l’intero sud Europa, la Cina, il mondo. E anche allargare lo spettro temporale può avere senso: capire che forse questo è il primo evento shock da quando siamo nati, che può avere paragoni solo con quella che si chiama la seconda repubblica, insediata verso il 1993 come rottura totale con il passato, quando noi eravamo troppo piccoli per capirci qualcosa.
All’inizio non capivo nulla di quello che stava succedendo, la mia lettura dei quotidiani online da qui non mi aveva aiutato a prevedere la vittoria di Grillo – e mi rendo conto solo adesso che l’unico giornale ad aver capito e previsto quello che è avvenuto è stato Il Fatto Quotidiano, da mesi! Ma ieri sera sono andata a trovare Alberica ad Oxford e ho conosciuto delle persone con una visione molto più lucida e ampia della mia, e oggi quello che leggo mi sembra più chiaro. Vorrei condividere con voi solo un paio di pensieri ancora in formazione.
Il primo motivo per cui sono molto meno triste di quel martedì è che ho capito la vera natura (pur generalizzando) della vittoria schiacchiante del M5S. M5S è l’unico movimento che è riuscito in Italia ad incanalare moti di protesta analoghi a quelli tipo Occupy o Indignados, ma siccome l’Italia è fondamentalmente un paese di pigri e di destra (e Berlusconi se n’è andato solo qualche mese fa, o meglio non se n’è ancora andato), invece di combattere i problemi del sistema capitalistico e tentare di ripensare radicalmente il modo di vivere collettivamente, gli italiani hanno deciso che bastava mettere una crocetta e tornare a casa per il pranzo domenicale. Per 20 anni abbiamo votato persone che facevano leggi ad personam, e ci siamo davvero svegliati solo quando le banche e le aziende hanno cominciato a vacillare, oltre a quando è stato superato il nostro limite morale (vedi Bunga bunga). Glielo abbiamo lasciato fare per ben 20 anni perchè non toccassero la rete di privilegi di cui godiamo, o almeno di cui gode la classe media italiana.
Poi è arrivata l’austerity, che ha cominciato timidamente a rivedere alcuni di questi privilegi, senza però intaccare la base forte: non hanno cambiato la legge elettorale, non hanno bacchettato le banche, non hanno fatto una patrimoniale seria etc. Ovviamente, questo non era possibile a causa del parlamento (che era lo stesso dei 20 anni precedenti) e anche a causa del fatto che in generale nessuna politica di austerity sarà mai popolare. Quindi M5S è l’unico movimento che ha avuto il coraggio di ammettere che l’austerity è inconciliabile con la democrazia (nessuno vota la Tatcher), ed è stato eletto perchè propone la possibilità di cambiamento radicale dal basso, mettendo addirittura in discussione la natura stessa della democrazia parlamentare. (ovviamente, il paradosso è che per farlo si fa eleggere proprio in parlamento candidando un gruppo di incompetenti, ma questo è esattamente il motivo per cui l’Italia è un paese di destra, in cui l’idea della rappresentanza e della democrazia come conflitto non esistono, un paese ancora bisognoso di leader, etc etc)
Le fonti principali:
http://www.internazionale.it/news/italia/2013/02/26/il-movimento-5-stelle-ha-difeso-il-sistema-2/
http://www.minimaetmoralia.it/wp/linverno-del-nostro-scontento-un-bicchiere-mezzo-vuoto/
Il secondo motivo per cui mi sento più serena è che ho capito finalmente cosa davvero non mi va giù del PD. In realtà in queste elezioni il PD è stato sconfitto perchè non ha saputo rappresentare questa alternativa, e in questo senso le sue proposte politiche sono assolutamente in linea con quelle del PDL, o meglio, con quelle dell’Europa. Allargando la lente, infatti, ci si rende conto che Bersani guarda nella stessa direzione di tutti i paesi europei, di tutti i partiti liberisti e progressisti d’Europa (vedi liberalizzazioni, restituzione del debito, flessibilità del lavoro, etc). Certo, lo fa in modo dolce, lento, restio a mollare i sindacati che formano la base del suo consenso, ma il suo pensiero politico/economico di fondo è lo stesso. Renzi era più esplicito e più radicale nelle sue proposte, ma la direzione è comune. Personalmente, non penso che sia la direzione ‘sbagliata’. E’ l’unica che c’è, oggi, perchè le regole del sistema (post capitalista, per usare un’etichetta chiara) in cui viviamo non le detta nè Bersani nè Berlusconi. Però la sconfitta di entrambi, e l’emergere di movimenti di rottura, sono segnali chiari di questa contrapposizione tra liberismo (cioè austerity) e desiderio di un mondo nuovo, più equo, sociale e meno ricattato dal prezzo di un passato di benessere. E’ su questa contrapposizione che sarà fondata la discussione politica e sociale del futuro, e la riforma assolutamente necessaria del sistema elettorale e dei partiti stessi, che sono stati comunque inadeguati negli utlimi 10 anni a governare l’Italia.
Per restare di stucco:
Che tempo che fa – Pier Luigi Bersani 03/03/2013
http://www.lastampa.it/2013/03/08/cultura/opinioni/editoriali/gli-otto-punti-incomunicabili-del-pd-lFQFxeguPAyelQetJhDzVL/pagina.html
Se mi avete seguito fin qui siete davvero troppo affettuosi e generosi, ve ne ringrazio. Scusate per la grossolanità di alcune analisi e per la pessima scrittura. Vorrei parlare con calma con ognuno di voi e ascoltarvi su questi temi.
Un abbraccio stretto,
cami