I profughi di Sulaimana
Una tappa importante del nostro viaggio in #Kurdistan è stata la visita al campo di sfollati vicino a Sulaimana gestito da diverse ONG e da agenzie delle Nazioni Unite. Si tratta prevalentemente di arabi e di Yazidi. In molti cadi i Curdi hanno aperto le loro case accogliendo questa gente privata quasi di tutto a causa della guerra e andando oltre il ricordo e il rancore di persecuzioni subite negli anni di Saddam Hussein. Sono quasi 1.800.000 gli sfollati e ovviamente molti si interrogano se torneranno alle loro case o se resteranno (se verranno lasciati) in queste terre curde. In questo secondo caso verrebbe alterata l’attuale situazione demografica depotenziando la richiesta di indipendenza dei curdi. Tra le ONG merita di essere lodato il lavoro di Emergency con molti operatori italiani che lavorano con grande professionalità in un piccolo ma affollatissimo centro di prime cure allestito all’ingresso del campo. Qui incontriamo anche Camilla, una giovane antropologa di Roma che studia le piccole talvolta sconosciute minoranze linguistiche, etniche e religiose che fanno di questa terra un crogiolo in quasi inestricabile di complessità, contraddizioni e storia. Non ci sembra un caso che proprio qui, tra il Tigri e l’Eufrate sia nata la prima civiltà della Mesopotamia.