E’ stata con una gioia tutta particolare che ho accettato l’invito di Mina Zingariello di tornare a Londra per parlare di politiche migratorie: Mina è una persona assolutamente speciale per l’entusiasmo, la qualità e la serietà che mette nelle cose. E’ una cooperante internazionale che si è recata anche recentemente in Nigeria nelle terre di provenienza di molti migranti e dunque che l’invito a parlare di questi temi venisse proprio da lei mi è parso un onore al quale non potevo assolutamente sottrarmi. E’ stata una serata assolutamente indimenticabile per il calore e l’amicizia che si è respirato tra tutti i partecipanti tra cui devo assolutamente citare Massimo Ungaro, Andrea Mattiello e Roberto Stasi (oddio vorrei citare tutti! ma come posso fare?) .
Nella bella sala messa a disposizione dall’ INCA e con una diretta streaming via Facebook abbiamo affrontato tutti i grandi temi che riguardano le politiche migratorie. Il punto di sintesi che mi pare centrale è che la vera sfida consiste non tanto nella capacità di organizzare i respingimenti (misura dagli effetti inevitabilmente limitati posto che le cause dell’immigrazione sono di natura globale e trovano la loro ragione nei grandi squilibri tra Nord e Sud del mondo) ma nella capacità di offrire un percorso ragionevole di integrazione. La migrazione non è di per sé un fatto positivo o negativo: in realtà porta con sé sempre un carico di sofferenza, dolore e diffidenza. Il punto è capire se da questo incontro che porta ad un cambiamento reciproco sia tra chi arriva e chi accoglie è possibile far nascere una possibilità di arricchimento reciproco, sia economico, che culturale e sociale. Se saremo capaci di vincere questa sfida le migrazioni saranno un fattore crescita sia per l’emisfero Nord che per quello Sud , in caso contrario saranno la ragione del proliferare di un incontrollato numero di focolai di tensione, disordini e persino di minacce alla sicurezza. E’ dunque oggi che si pongono le basi per impedire che scelte sbagliate o mancate producano tra vent’anni conseguenze molto gravi. In altri termini non si tratta di contrapporre il buonismo al cinismo ma di saper guardare con lungimiranza agli effetti delle politiche che mettiamo in atto per capire se esse pongono i semi della giustizia e della concordia o solo quelli della discriminazione e del rancore. Se dovesse essere la seconda ipotesi il nostro futuro sarà di disperazione, nel primo caso invece abbiamo davanti un cammino stretto ma che può condurre ad un futuro migliore.
Di tanti temi dunque abbiamo parlato comprese questione legate alla sicurezza, alla geopolitica, alle misure di sicurezza sul piano interno e alle procedure per accedere alla protezione e all’asilo. che abbiamo discusso recentemente inSenato (i decreti Minniti). E’ stato per me davvero gratificante discuterne con chi, avendo fatto la scelta di andare a vivere all’estero in un Paese come il Regno Unito – che dopo la Brexit ha preso una posizione molto dura sull’argomento – vive sulla propria pelle tutti questi temi.
Grazie davvero a tutti e lasciatemi dire che sono davvero soddisfatto che sia stato colto come questi temi sono al centro delle proposte della Mozione Renzi-Martina. Il 30 aprile si potrà andare a votare anche nei circoli esteri e ritengo che l’attenzione a questi temi debba essere una ragione in più per sostenerne la candidatura.
Il mio viaggio nel Baden-Württemberg procede grazie a Flavio Venturelli e in compagnia di Cecilia Mussini. Bello sperimentare questa amicizia che si consolida chilometro dopo chilometro. Arriviamo a Ludwigshafen importante centro industriale, sede della BASF e di altre aziende multinazionali nella quale sono impiegati migliaia di lavoratori italiani e stranieri. Sono circa 6.000 i cittadini italiani residenti in questa città abitata in larga misura anche da turchi, greci e molti altri provenienti dall’Est Europa e dal sud del Mediterraneo.
Prima sosta nel mitico circolo CIAO, luogo non solo di aggregazione ma anche di cultura e di dibattito politico. Sono stato davvero contento di vedere il grande lavoro di animazione di persone come Ercole Mingrone, Baldo Martorana, Giuseppe Mangiapane e Francesco Cummaudo. Forte la domanda di non essere dimenticati, di sentirsi ancora parte della comunità nazionale e frustrazione per una politica che in nome dei tagli alle spese e al rigore finanziario riduce gli istituti di cultura italiana, le sedi consolari e mantiene l’IMU sulla casa che essi possiedono in Italia considerandola una seconda casa. C’è anche grande consapevolezza che la leadership di Matteo Renzi in Europa abbia fatto recuperare prestigio e dignità ai lavoratori italiani all’estero che scontano più di altri i pregiudizi nei confronti del nostro Paese. Attraverso le vie della città e il mercato coperto con Antonio Priolo, il sindaco di una delle municipalità che compongono Ludwigshafen (Ortsvorsteher Nordliche Innenstadt) che mi illustra con meritato orgoglio il grande lavoro svolto a favore dell’integrazione non solo degli italiani ma di tutte le comunità di stranieri che hanno con il loro lavoro fatto crescere questo importante centro tedesco. Peccato dover partire di corsa ma il viaggio prosegue ora verso il Lussemburgo.
Ho avuto l’onore di intervenire in Aula al Senato in rappresentanza dei Senatori del Partito Democratico per la dichiarazione di voto sul DL 2583 “Minori stranieri non accompagnati” . Questo è il mio intervento:
“COCIANCICH (PD). Signora Presidente, credo che sarebbe giusto affrontare questo dibattito senza usare toni emotivi. È stata più volte invocata, anche delle opposizioni, una moderazione e sono d’accordo, perché basterebbero le cifre disponibili per commentare cosa intende fare il disegno di legge. Certo, sorprende non poco sentire coloro che hanno fatto appello a non usare toni emotivi, poi, rappresentare in quest’Assemblea quella che a me sembra più una sceneggiatura di film da Oscar. Abbiamo sentito poc’anzi sostenere addirittura che ogni dodici minuti un minore straniero uccide un italiano. Non so da dove vengano fuori queste cifre: 268 violenze sessuali, ogni giorno dieci reati nei confronti degli italiani; queste sono le cifre riportate poc’anzi.
Vorrei riportare un minimo di razionalità in questo dibattito citando, invece, le cifre ufficiali dell’UNICEF, da cui dobbiamo partire per capire chi sono questi minori non accompagnati. Poco giorni fa, nel febbraio 2017, l’UNICEF ha pubblicato il rapporto «Un viaggio mortale per i bambini» («A deadly journey for children») e, partendo dal presupposto che ci sono 50 milioni di migranti nel mondo, riferisce che ce ne sono 256.000 che hanno attraversato l’anno scorso il deserto della Libia. Di questi, il 9 per cento erano bambini non accompagnati, che hanno subìto violenze, maltrattamenti, la carcerazione nei centri di detenzione istituiti in Libia.
Tra i 181.436 arrivi in Italia, 28.233 erano bambini, nove decimi dei quali non erano accompagnati. 4.759 è il numero dei morti nel Mediterraneo, di cui 700 erano bambini, che qualcuno vuole descrivere come persone che vengono qui a uccidere gli italiani e a fare rapine. (Applausi dal Gruppo PD). Questo è il percorso che hanno fatto questi bambini. (Applausi dal Gruppo PD).
Io invoco innanzitutto il rispetto, il rispetto, il rispetto per queste persone! Non possiamo insultarle, basta! (Applausi dal Gruppo PD.).
Ci sono 7.700 migranti in Serbia, 10 per cento dei quali sono bambini. Secondo il rapporto di Migrantes, questi bambini si prostituiscono per 2.000 dinari al giorno (17 dollari) per sopravvivere, non certo per cercare piacere.
Qualcuno ha citato i bambini non accompagnati come se fossero scolaretti in gita, che si sono forse un po’ persi o hanno perso i genitori; è stato detto che dobbiamo ricongiungerli ai genitori, prima di accettarli in Italia. (Applausi dal Gruppo PD). Questi sono ragazzi, ragazze, bambini o adolescenti, coloro che hanno la fortuna di sopravvivere ai naufragi, costretti a prostituirsi per cercare di sopravvivere, perché non hanno di che vivere e di che mangiare. Questa è la situazione che noi vogliamo affrontare con questo disegno di legge.
Il Papa ha scritto che tra i migranti i bambini costituiscono il gruppo più vulnerabile, perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce. La precarietà li priva di documenti. L’assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire. Io credo che oggi tutti i senatori e le senatrici che voteranno a favore di questo provvedimento vogliano alzare la loro voce per far sentire la voce di questi bambini. (Applausi dal Gruppo PD).
In tal modo i minori migranti finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti, mentre la rete dell’abuso è dura da spezzare. In realtà, signora Presidente, si pensa sempre a questi bambini con accezioni negative: sono non adulti, non italiani, non accompagnati. Cioè li definiamo per ciò che non sono. Noi dovremmo guardare a loro come si guarda ad ogni bambino, come si guarda ad ogni giovane e ad ogni persona all’alba della sua vita, cioè come speranze di un mondo nuovo e migliore, come risorse, come persone che, se avessero una chance, potrebbero diventare risorse strategiche di una società tollerante, dialogante, rispettosa e curiosa delle reciproche differenze. Questo richiede un atteggiamento di accoglienza, cioè di accudimento e di protezione di queste vite in erba. Questo è ciò che si propone di realizzare questo disegno di legge.
Ciò corrisponde non soltanto all’interesse dei minori, di questi individui, di queste persone, ma anche ad esigenze di tutela della società, che, creando condizioni di maggiore giustizia ed equità, pone le condizioni per una maggiore legalità e una maggiore sicurezza anche per i nostri cittadini. Chi si oppone alla cultura dell’accoglienza sospinge questi giovani verso una clandestinità più oscura, li consegna nelle mani delle organizzazioni criminali, li obbliga a vivere di espedienti per sopravvivere e alimenta i traffici illeciti. Chi si oppone alla cultura dell’accoglienza, avvalendosi magari di argomenti cavillosi e pretestuosi (come quelli che abbiamo sentito oggi sull’articolo 5, sulle procedure per il riconoscimento della minore età), ebbene costoro, magari cianciando di suggerire un capovolgimento dell’onere della prova su quella che è la presunzione ex lege della minore età in caso di dubbio, creano le condizioni per nuove forme di emarginazione, di rabbia e di rivolta.
Abbiamo già visto, nelle periferie di Parigi, nel quartiere di Moelenbeck a Bruxelles o nei sobborghi di Londra, dove portano queste politiche miopi ed egoiste. Noi respingiamo con forza tutte le accuse che sono state rivolte in modo becero al Partito Democratico nel corso di questo dibattito. Noi rivendichiamo il merito di una politica che, delineando un percorso organico di tutela, tocca tutti i punti critici di questo problema, cioè la procedura per stabilire la minore età, l’attivazione di una banca dati e di una cartella sociale, il diritto all’istruzione e alla salute, il diritto all’ascolto e all’assistenza legale, il diritto al ricongiungimento e le procedure di rimpatrio. La differenza che c’è tra noi e coloro che hanno agitato questi spettri è che noi dietro il volto di un bambino vediamo una speranza di vita, mentre voi dietro il volto di un bambino vedete una minaccia, voi vedete il terrorista Amri.(Applausi dal Gruppo PD).
Noi vogliamo che i terroristi come Amri vengano fermati, arrestati, condannati, espulsi. Pensiamo però che non sia tollerabile estendere, per causa di Amri, una presunzione di delinquenza a tutti i minori non accompagnati.(Applausi dal Gruppo PD). Questo è imposto dai nostri principi, dai nostri valori e anche dalla nostra Costituzione. Un respingimento generalizzato non corrisponde a garantire la sicurezza, ma la compromette, perché non ci può essere sicurezza senza giustizia, giustizia tra le genti e tra gli uomini.
Signora Presidente, vado a concludere. Noi dobbiamo approvare questo disegno di legge, ma non dobbiamo dimenticare che dobbiamo agire sulle cause. Quindi dobbiamo innanzitutto impegnarci in futuro a non vendere armi alle fazioni in conflitto e cominciare a fare una seria politica di pacificazione nelle aree da cui provengono i rifugiati.(Applausi dal Gruppo PD).
Ha detto Don Milani: «Voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri e allora – e io faccio mie queste parole, e credo che con me tutto i senatori del Partito Democratico le facciano proprie – io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi, da un lato, e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri».
Annuncio pertanto il voto favorevole del Partito Democratico a questo disegno di legge.(Lunghi e prolungati applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).”
#Corridoiumanitari: Sicurezza, Accoglienza e Integrazione al tempo dei nuovi muri e dei bandi agli immigrati
Ieri mattina, con il progetto dei Corridoi umanitari, sono giunti a Fiumicino 41 profughi siriani dal Libano, sia cristiani che musulmani, un terzo minori, provengono dalle città di Aleppo, Homs e Damasco. Si tratta del sesto arrivo dal febbraio dell’anno scorso; in totale sono 540 le persone, appartenenti a famiglie in condizioni di “vulnerabilità”, giunte così nel nostro Paese.
Il progetto, promosso da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane (Fcei) e Tavola Valdese, in accordo con lo Stato Italiano , e interamente autofinanziato dai promotori, favorisce l’integrazione e garantisce la sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie.
A pochi giorni dall’approvazione del cosiddetto decreto “immigrationban” della nuova amministrazione Trump, questa notizia porta un soffio di speranza e fiducia.
Quello dei #Corridoiumanitari è un virtuoso esempio di sinergia tra le istituzioni e la società civile e mostra come l’integrazione sia possibile, in Italia e in Europa.
Diritti umani, buona informazione e arte, questi i temi di cui parlerò oggi alle 11.30, alla Sala Caduti di Nassiriya in Senato, insieme all’ambasciatrice della Palestina in Italia, Dra Mai Alkaila, al segretario aggiunto della Federazione della stampa, Mattia Motta, all’ex sottosegretario alla Cultura Vincenzo Vita, membro di Articolo 21, e all’artista Abdul Rahman Katanani, 33enne palestinese che nonostante il successo delle sue sculture a livello internazionale, quotate e vendute anche da Christies, non ha voluto lasciare il campo profughi libanese in cui è nato e dove lavora e vive.
L’artista, a Roma per la sua prima mostra personale in Italia, è rimasto molto colpito dal terremoto dello scorso agosto nel Centro Italia e ha deciso di donare una delle sue istallazioni per la ricostruzione di Amatrice. Le sue opere sono simbolo di conflitto, sofferenza, sopravvivenza, speranza e anelito alla libertà, fisica e spirituale, la sua arte è al servizio dei diritti umani.
Un bel modo per affrontare argomenti importanti e delicati; un racconto di sofferenza e speranza assieme, fatto non solo di parole ma anche di impegno, immagini e arte.
Alla vigilia del referendum sulla Brexit l’auspicio di chi vuole credere in un’Europa forte, certamente perfettibile ma fondamentale per la stabilità di tutti gli Stati membri, è che vinca il ‘remain’.
Mi piace immaginare che a convincere gli elettori britannici a rimanere nell’UE non sia la paura dell’instabilità nel caso vincesse il ‘no’, con il rischio di essere trascinati in una crisi profonda, ma la consapevolezza che una maggiore autonomia non valga la frammentazione dell’Europa che decreterebbe il fallimento di un progetto che vede tutti noi, Gran Bretagna compresa, attori fondamentali.
Ma se si affermasse il ‘leave’ l’Unione dovrà ragionare sul risultato e decidere la strategia per il futuro, ragionando su ciò che si vuole e si deve essere ‘tutti insieme’. Bisogna fermare il progressivo allontanamento dalle istituzioni europee di chi è condizionato dagli ‘euroscettici’, rilanciando l’idea, i principi, alla base della costituzione dell’Unione. Ideali in cui noi crediamo e che vogliamo difendere.
Si deve e si può andare oltre la logica burocrate che a volte prevale a Bruxelles come è necessario superare le divisioni e i contrasti sulle quote obbligatorie in tema di immigrazione. Bisogna sostenere e portare avanti un’agenda su migrazioni e asilo che sia sostenibile per poter affrontare quella che è chiaramente una delle emergenze più pressanti per l’intero continente. Una sfida che l’Europa non può perdere.