In. Remain. Stay.
Alla vigilia del referendum sulla Brexit l’auspicio di chi vuole credere in un’Europa forte, certamente perfettibile ma fondamentale per la stabilità di tutti gli Stati membri, è che vinca il ‘remain’.
Mi piace immaginare che a convincere gli elettori britannici a rimanere nell’UE non sia la paura dell’instabilità nel caso vincesse il ‘no’, con il rischio di essere trascinati in una crisi profonda, ma la consapevolezza che una maggiore autonomia non valga la frammentazione dell’Europa che decreterebbe il fallimento di un progetto che vede tutti noi, Gran Bretagna compresa, attori fondamentali.
Ma se si affermasse il ‘leave’ l’Unione dovrà ragionare sul risultato e decidere la strategia per il futuro, ragionando su ciò che si vuole e si deve essere ‘tutti insieme’. Bisogna fermare il progressivo allontanamento dalle istituzioni europee di chi è condizionato dagli ‘euroscettici’, rilanciando l’idea, i principi, alla base della costituzione dell’Unione. Ideali in cui noi crediamo e che vogliamo difendere.
Si deve e si può andare oltre la logica burocrate che a volte prevale a Bruxelles come è necessario superare le divisioni e i contrasti sulle quote obbligatorie in tema di immigrazione. Bisogna sostenere e portare avanti un’agenda su migrazioni e asilo che sia sostenibile per poter affrontare quella che è chiaramente una delle emergenze più pressanti per l’intero continente. Una sfida che l’Europa non può perdere.