Riforma PA: una via verso la cittadinanza attiva
Sono intervenuto in dichiarazione di voto a nome del gruppo del Partito Democratico sul testo di riforma della PA. Si tratta di una riforma di grande portata che cambierà profondamente i rapporti tra cittadini/imprese e pubblica amministrazione. Nel corso della dichiarazione ho cercato di spiegare i motivi più profondi di questo cambiamento che non è solo organizzativo ma anche culturale.
Qui il video del mio intervento (circa 7 minuti).
qui di seguito il resoconto scritto
COCIANCICH (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signor Presidente, in uno dei suoi racconti più famosi e, forse, più inquietanti Franz Kafka descrive il cittadino davanti alla legge. C’è un contadino che arriva e si ferma davanti ad una porta oltre la quale c’è un guardiano: dietro c’è una grande luce e il contadino chiede di poter accedere alla legge. Il guardiano dice: no. Il contadino si ferma e aspetta pensando che più tardi potrà passare. Passano le ore e i giorni. Il contadino ripete questa domanda implorante, ma il guardiano solenne con un naso aguzzo e la barba da tartaro continua a ripetere: no. La narrazione si sviluppa raccontando la fatica, l’implorazione e anche i tentativi di corruzione che il povero contadino fa per poter accedere. In breve, sfiancato dalla fatica di anni, si abbassa la vista fino a che, a un certo punto, il contadino rinuncia e muore davanti alla porta della legge.
Credo che molti nostri concittadini si sentano nella condizione di questo contadino davanti alla porta della legge. Tutti dovrebbero poter accedere alla legge, ai servizi della pubblica amministrazione e ai benefici dello Stato, ma c’è sempre un guardiano che si pone dinanzi dicendo: no, tu non puoi passare.
Il disegno di legge in esame cerca di invertire questa percezione della pubblica amministrazione e di rimettere al centro il cittadino e le imprese, rendendoli non poveri contadini soggetti all’autorità dello Stato che decide unilateralmente se sì o no, se si può entrare ed accedere alla luce oppure se si deve rimanere fuori nell’oscurità. Questo disegno di legge ha lo scopo di rendere il cittadino compartecipe dei processi amministrativi. L’obiettivo è trasmettere una visione più amichevole e di partecipazione del cittadino e delle imprese alle costruzioni del bene comune.
Da questo punto di vista, il focus del provvedimento è centrato proprio sul cittadino, anziché sulla struttura e le disposizioni, che sono numerosissime. Ne cito solo alcune perché, come è stato più volte ricordato, il disegno di legge è estremamente complesso ed articolato. Parlo, ad esempio, della cittadinanza digitale, delle regole e dei tempi certi che vengono riconosciuti per l’iter burocratico, degli snellimenti degli iter, dell’immediato accesso alle informazioni e ai documenti da parte di ciascuno, dei pagamenti digitali e on line, della riforma della conferenza di servizi e del grande tema del silenzio-assenso.
In altre parole, ciò che credo si debba comprendere è che stiamo cercando di spostare l’attenzione dalla procedura agli obiettivi. Fino ad oggi la procedura è stata l’arbitro dietro il quale si celava il guardiano perché, seguendo puntigliosamente, meticolosamente ed attentamente la procedura, si esauriva il compito del pubblico amministratore. Ciò che si cerca di fare oggi è portare l’attenzione sull’obiettivo dell’azione dell’amministrazione pubblica. Lo snellimento è pertanto funzionale alla fornitura di un servizio e di un risultato ed anche ad una maggiore responsabilizzazione, perché non c’è niente che deresponsabilizza come la procedura. Infatti, una volta che ho seguito puntigliosamente e meticolosamente la procedura, magari senza dover fare attenzione ai tempi, ho fatto quello che dovevo fare e sono totalmente esonerato da ogni responsabilità. Pazienza se poi il risultato che auspicavamo venisse raggiunto non viene poi conseguito.
È proprio incentrando il focus sul tema dell’obiettivo dell’azione amministrativa che si attribuisce una responsabilità matura in capo ai dirigenti ed al personale della pubblica amministrazione. Si tratta di una grande sfida, anche culturale, e di una grande responsabilità che oggi vengono proposte all’amministrazione pubblica, facendo diventare i cittadini compartecipi di un processo di modernizzazione del nostro Paese.
Il tema della valutazione dei dirigenti e del personale è esattamente strumentale a questo: premiare coloro che sono in grado di produrre dei risultati ed aiutare il cittadino ad oltrepassare quella soglia che ho descritto prima, non premiando, invece, i comportamenti di deresponsabilizzazione di coloro che si nascondono nel grigiore delle norme e dei faldoni. Non c’è niente come una grande pila di faldoni per poter nascondere quegli interessi, a volte grigi ed oscuri, che purtroppo l’amministrazione pubblica ha spesso dimostrato di voler coltivare al posto dell’interesse pubblico. Siamo dell’idea che una procedura più semplice renda più difficile la corruzione, perché essa si annida in quei faldoni. La possibilità di un accesso diretto alle informazioni e di un controllo da parte dei cittadini sono la migliore medicina ed antidoto nei confronti della corruzione.
Il provvedimento in esame dà grande importanza e rilievo al tema della trasparenza, del Freedom of Information Act: più informazioni nelle mani dei cittadini vuol dire coinvolgerli nel controllo dell’azione della pubblica amministrazione, ottenendo un controllo diffuso e più partecipazione e democrazia. Questa riforma darà quindi risultati positivi non soltanto nell’immediato, ma nel medio tempo, perché consentirà a tutti noi di acquisire una mentalità ed un atteggiamento di cittadinanza più attiva e vigilante. Credo che questa riforma sia anche di natura culturale e non soltanto organizzativa.
Come dicevo, si tratta di una grande opportunità per la dirigenza pubblica, per la parte migliore di essa, che vuole essere protagonista del processo di ammodernamento del nostro Paese. Non sono soltanto le imprese che partecipano all’efficientamento della pubblica amministrazione, come è anche opportuno fare con i percorsi di liberalizzazione di cui abbiamo discusso oggi, ma è anche la pubblica amministrazione che può svolgere un ruolo di impulso, di sostegno, di orientamento dell’attività privata.
Dobbiamo mettere in atto una logica di partnership tra pubblico e privato, in cui la scelta tra una soluzione che dà maggiore rilevanza alla dimensione pubblicistica o alla dimensione privatistica non deve essere rimessa alla assunzione aprioristica di assiomi ideologici. Non ha senso dire che noi dobbiamo contrapporre il pubblico al privato: è una affermazione che è stata fatta nel dibattito odierno, ma che francamente trovo abbastanza grottesca. Noi dobbiamo cercare una cooperazione in vista del raggiungimento e del perseguimento degli obiettivi strategici per il nostro Paese.
Oggi l’Italia compete a livello internazionale e noi dobbiamo riuscire a fare sistema tra le imprese e la pubblica amministrazione; nessuno può pensare che si possa prevalere se non riusciremo a creare questa sintesi. Questa è anche l’occasione per ridisegnare il perimetro della pubblica amministrazione e cogliere effettivamente gli interessi pubblici. Non capisco come, nel XXI secolo, si possa continuare a contrapporre l’interesse pubblico al privato, se è vero che oggi solo il sistema Italia può prevalere e competere in un’economia globalizzata.
Concludo, signor Presidente, ringraziando il relatore Pagliari, che è stato attento e ha seguito fin dall’inizio questo lungo iter. Ringrazio altresì il ministro Madia e il presidente Finocchiaro e dichiaro il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico. (Applausi dal Gruppo PD).