Perché ?
Perché tanta gente ce l’ha con noi? Invito al dialogo
Grazie a tutti gli amici che hanno usato tante parole gentili nei miei confronti, parole che mi hanno fatto bene al cuore in un momento di amarezza. Grazie davvero. Grazie anche a chi ha voluto sottolineare che abbiamo compiuto degli errori sui quali sarebbe bene riflettere. Sono d’accordo. Non soltanto l’ampiezza della sconfitta ma il clima esacerbato che si è creato sono un segnale che è necessario cambiare strada. Certo, ci sono stati comportamenti anche dall’altra parte che portano una responsabilità di questo clima. In certi casi anche una responsabilità grave. Però non sono abituato a pensare che se le cose non vanno bene la colpa è degli altri e cerco piuttosto di capire in che misura l’atteggiamento che ho tenuto io ha consentito il dilagare di questo clima di incomprensione. Perché tanta gente ce l’ha con noi? Come è stato possibile che una riforma che voleva contribuire a risolvere problemi incancreniti del nostro Paese e dare una speranza alle nuove generazioni venisse rigettata proprio da coloro a favore dei quali era stata pensata? Perché il linguaggio di speranza e positività che volevamo portare è risultato soccombente davanti a quello dell’astio e della paura di coloro contro i quali ci siamo trovati a misuraci? Sono più propenso a pensare che il problema stia nell’insufficienza del nostro messaggio e nella nostra capacità di comunicarlo e quindi dipenda da me, da noi piuttosto che dagli altri. Gli altri hanno fatto bene il loro lavoro, condivido poco o nulla di ciò che dicono e di come lo dicono ma alla fine sono risultati più efficaci. Sento quindi di avere bisogno di una fase di maggiore discernimento, di comprensione di ciò che va fatto e chiedo a tutti coloro che hanno voglia di essere veramente miei amici, o quanto meno amici del nostro Paese di aiutarmi a capire – anche se sotto forma di critica – che cosa va fatto, quale politica dobbiamo mettere in campo, quali sono le priorità e le scelte giuste da compiere. Vorrei ripartire, riprendere quel giro che ho appena interrotto (magari con un ritmo un po’ meno forsennato) e andare a parlare e ascoltare, riprendere a dialogare. Molti in campagna referendaria lo hanno auspicato, penso non si debba perdere tempo ora per realizzarlo.