Con orgoglio, a testa alta
Si è concluso ieri il dibattito sulla legge Europea 2014 caratterizzato per lunghi tratti dalle lagnanze di coloro che hanno contribuito, nelle precedenti legislature a fare le regole che oggi essi stessi contestano, nonché di coloro che sono convinti che per risolvere i problemi della crescita e della crisi sia sufficiente andare a ballare il Sirtaki in piazza Syntagma ad Atene. Posizioni che quando vengono espresse, magari anche da chi non conosce neppure la differenza tra Corte di Giustizia e Corte europa dei diritti dell’uomo, ci fanno essere lo zimbello d’Europa. Noi invece vogliamo essere costruttori fattivi, senza inutili protagonismi ma a testa alta e con l’orgoglio di un grande Paese, di un’Europa che rispetta le regole, sì, ma che al tempo stesso guardi alla crescita, alla solidarietà e al progresso come il suo tratto distintivo.
In questo senso ecco il video della mia dichiarazione di voto in Senato.
qui di seguito il resoconto scritto:
COCIANCICH (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signora Presidente, vorrei ringraziare innanzitutto il relatore Mirabelli per questo lavoro non sempre semplice, anzi complesso, vista la materia difficile da dipanare e la sua eterogeneità, ma questa è la natura dei provvedimenti della legge europea che racchiude in sé un numero di provvedimenti volti a sanare diverse procedure d’infrazione. Quindi esprimo un grazie particolare a lui e al presidente Chiti, e un grazie al sottosegretario Gozi che ha accompagnato la discussione in tutto l’arco delle numerose sedute che abbiamo avuto in 14a Commissione.
La discussione si è sempre svolta con grande serenità, fattività e con un atteggiamento molto positivo. Credo che questa sia una tradizione della 14a Commissione. Parlo della volontà di cercare insieme di lavorare soprattutto su questioni che riguardano la posizione dell’Italia nei confronti dell’Unione europea cercando il massimo della sintesi e della uniformità. È per questo che io ho anche ascoltato con un certo stupore e rammarico alcune dichiarazioni di alcune parti politiche oggi in Aula che dimostrano il fatto che, alla fine, prevale sempre il richiamo della foresta. Quando ci si trova di fronte alle telecamere e ai propri elettori, quel senso di responsabilità, che viene più volte rivendicato a voce, poi viene perduto nel momento concreto in cui si deve esprimere la posizione ufficiale del proprio Gruppo.
Credo che una cosa sia stata particolarmente ingiusta in questo dibattito: il rimprovero di non aver cercato il dialogo con l’opposizione. Chiunque ha partecipato ai lavori della Commissione – chiedo a testimonianza il parere di tanti colleghi, che credo di poter chiamare anche amici da questo punto di vista – ha visto con quanta determinazione il partito di maggioranza ha cercato in tutte le occasioni e non solo in questa della legge europea una posizione unitaria con tutte le opposizioni. Quante volte abbiamo cambiato il testo delle risoluzioni proposte dalla maggioranza per venire incontro alle richieste, agli emendamenti, agli ordini del giorno delle opposizioni? Peccato – lo dico anche alla senatrice Fattori – che molto spesso, una volta cambiato il testo della risoluzione, avvenga che il rappresentante in Commissione dell’opposizione ringrazi, ma poi comunichi che per altri motivi che non si era potuto rendere noti per mancanza di tempo o per dimenticanza l’opposizione avrebbe votato comunque contro. A me sembra, allora, che ci siano dei movimenti nuovi che hanno vizi molto vecchi e stantii. Questa cosa è legittima come posizione, ma non è legittimo venire a fare le morali perché noi abbiamo sempre cercato fattivamente il dialogo con l’opposizione. Questo dialogo, però, si può svolgere soltanto se c’è una corrispondenza tra noi e loro. Questa corrispondenza l’abbiamo cercata in passato, in questo provvedimento e la cercheremo in futuro. Auspico che ci sia una maggiore trasparenza da parte di chi oggi invoca, con un vittimismo del tutto gratuito, un atteggiamento fattivo di collaborazione.
Presidente, il dialogo, che è stato oggi più frazionato di quello che ci si aspettava, ha un pregio che ha messo in evidenza le differenze politiche che stanno in questa Aula e in questo Parlamento. Parlo delle differenze tra chi vagheggia un futuro dell’Italia che sia fuori dall’euro, dal sistema finanziario, dal sistema del commercio internazionale, dal ciclo degli investimenti e dal sistema istituzionale dell’Unione europea e chi, invece, si oppone a questa visione che porterebbe inevitabilmente l’Italia ad un futuro di declino. In questo dibattito abbiamo visto coloro che hanno in mente il modello Varoufakis, che è un modello che chiede aiuti all’Europa, ma che poi si rifiuta di rispettarne le regole, un modello fatto soltanto di piagnistei o soltanto di vittimismi quando concretamente non siamo in grado di accettare le regole europee e di esserne interpreti principali. (Applausi dal Gruppo PD). Noi siamo un Paese fondatore dell’Unione europea; noi siamo coloro che chiedono agli altri di rispettare le regole, ma siamo anche coloro che chiedono di avere una maggiore flessibilità e attenzione alle circostanze storiche. Questo è stato il merito del Governo Renzi durante il semestre che ha imposto non soltanto la logica della sobrietà e del rispetto dei parametri di Maastricht, ma anche quelli della crescita, che sono quelli che abbiamo cercato di imporre e che hanno permesso alla crisi greca di trovare in una prospettiva di evoluzione dell’Unione europea una soluzione.
Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 13,02)
(Segue COCIANCICH). Almeno noi questo auspichiamo e salutiamo con grande piacere anche le ultime deliberazioni del Parlamento greco di ieri sera che vanno in questo senso e che sembrano dare conferma della bontà di una impostazione politica.
Certamente noi dobbiamo stare in Europa a testa alta: non basta stare in Europa, noi vogliamo nutrire l’orgoglio di essere italiani. In questo senso, certamente aiuterebbe il comportamento, non soltanto del Governo, anche ma di tutti i rappresentanti politici e, ad esempio, dei nostri rappresentanti in Europarlamento. È stupefacente vedere come certe critiche vengano da esponenti di Gruppi, come quello della Lega Nord, il cui segretario ha il record di assenze in Parlamento europeo. (Applausi dal Gruppo PD). Il segretario del Gruppo della Lega Nord confonde la Corte di giustizia dell’Unione europea con la Corte dei diritti dell’uomo. (Il senatore Consiglio emette un fischio. Commenti dal Gruppo LN-Aut). Parliamo di ieri sera. Quindi, non venite a farci le morali sull’europeismo. Imparate, studiate qualche cosa! (Applausi dal Gruppo PD.Ripetuti commenti dal Gruppo LN-Aut).
Dico questo perché abbiamo ascoltato pazientemente tutte le insolenze che si potevano dire su questo argomento, ma ad un certo punto anche la pazienza finisce.
COMAROLI (LN-Aut). Bla bla bla!
COCIANCICH (PD). Questi temi così tecnici e specifici della normativa europea aiutano l’Italia a modernizzarsi e a scrostarsi, togliendo i residui di una legislazione che sicuramente in passato è stata inadeguata.
Quando guardiamo all’Europa, non possiamo considerarla matrigna, perché l’Europa non è soltanto un’entità astratta. L’Europa è fatta di forze politiche e dobbiamo riconoscere che chi ha varato quelle regole politiche e giuridiche che oggi ci stanno così strette sono stati i Governi conservatori e la Commissione Barroso che, per due mandati, ha imposto una visione dell’Europa che – ripeto – a noi oggi non va bene.
Mi stupisce quanto detto da alcuni colleghi. Mi rivolgo anche ai colleghi, che stimo, seduti dall’altra parte dell’emiciclo, i quali sono oggi i primi a criticare l’Europa matrigna. Ma dove eravate quando i vostri colleghi di partito e la vostra famiglia politica hanno imposto queste regole? Oggi cerchiamo di uscire da una logica che non ci va bene, perché vogliamo un’Europa solidale, delle regole e della crescita. Sappiamo però distinguere tra chi ha imposto certe regole e chi, oggi, cerca di dare un futuro e una prospettiva europea. (Commenti del senatore Consiglio).
Per questo motivo, signor Presidente, concludo annunciando con convinzione il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico e ringrazio, ancora una volta, il Governo ed il relatore per questo provvedimento. (Applausi dal Gruppo PD).