Vedere Matteo assumere sulle sue spalle tutto il peso di una sconfitta che in realtà dipende da tanti ha suscitato ancora una volta in me l’ammirazione per la grandezza dell’uomo. Non una parola di recriminazione, non un alibi, solo complimenti agli avversari, solo auguri di bene per il nostro Paese e per gli italiani. Ho pensato ancora una volta che la politica è una cosa nobile e alta.
Sentire pochi istanti dopo Marco Travaglio insultare e sbeffeggiare gli sconfitti mi ha riportato ad una realtà, diciamo, meno esaltante…
Come può essere diversa la natura umana….
Oggi è il giorno dell’amarezza e del rammarico per una occasione mancata. Però non lasciamoci portare via anche il sorriso. Quando si inciampa sul cammino, ci si rialza, ci si toglie un po’ di polvere dai pantaloni, ci si riallaccia gli scarponi e si riparte anche se un ginocchio o un gomito possono essere un po’ doloranti. L’orizzonte è là che ci attende, avanziamo a testa alta e senza rimpianti.
Partito Democratico
L’artista profugo palestinese che racconta i rifugiati.
Diritti umani, buona informazione e arte, questi i temi di cui parlerò oggi alle 11.30, alla Sala Caduti di Nassiriya in Senato, insieme all’ambasciatrice della Palestina in Italia, Dra Mai Alkaila, al segretario aggiunto della Federazione della stampa, Mattia Motta, all’ex sottosegretario alla Cultura Vincenzo Vita, membro di Articolo 21, e all’artista Abdul Rahman Katanani, 33enne palestinese che nonostante il successo delle sue sculture a livello internazionale, quotate e vendute anche da Christies, non ha voluto lasciare il campo profughi libanese in cui è nato e dove lavora e vive.
L’artista, a Roma per la sua prima mostra personale in Italia, è rimasto molto colpito dal terremoto dello scorso agosto nel Centro Italia e ha deciso di donare una delle sue istallazioni per la ricostruzione di Amatrice. Le sue opere sono simbolo di conflitto, sofferenza, sopravvivenza, speranza e anelito alla libertà, fisica e spirituale, la sua arte è al servizio dei diritti umani.
Un bel modo per affrontare argomenti importanti e delicati; un racconto di sofferenza e speranza assieme, fatto non solo di parole ma anche di impegno, immagini e arte.
Una riforma sulla libertà, l’indipendenza, e il pluralismo dell’informazione
Oggi il Senato ha approvato il ddl Editoria che ho seguito, con il ruolo di relatore, in Commissione Affari Costituzionali prima, e in Aula poi.
E’ un’altra riforma importante e necessaria per il nostro Paese: la nuova legge non solo garantirà risorse e una riorganizzazione normativa necessaria per il settore, ma getta anche le basi per avviare una riforma complessiva del sistema delle comunicazioni dando così una prospettiva alle imprese che vivono una situazione di crisi
Dopo un lunga e fruttuosa discussione, che ha visto tutte le componenti della filiera coinvolte anche su sollecitazione degli editori siamo arrivati a una sintesi ottimale, seppur perfettibile. E’ un primo passo per gettare le basi per il rilancio del comparto. Con l’ampliamento della platea dei destinatari del sostegno pubblico a radio e tv locali, la reintroduzione della distinzione tra testate nazionali e locali nel rapporto tra venduto e distribuito, uno dei criteri per accedere ai contributi (20% per le nazionali, 30% per le locali), la riduzione a dieci anni della durata della concessione del servizio pubblico e il tetto agli stipendi per dirigenti e personale della Rai a 240mila euro, in Senato abbiamo contribuito a migliorare il testo.
L’adeguamento del fondo per l’editoria è il punto centrale della riforma che in futuro sarà alimentato non solo da risorse statali, destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica, ma anche quelle per le emittenti locali. Il testo delega il governo a ridefinire l’intera disciplina, partendo dai beneficiari. Tra questi potranno esserci le cooperative giornalistiche ed enti senza fini di lucro, ma non i giornali di partito.
L’auspicio, ora, è che la Camera dia al più presto l’ok definitivo come, si spera, sia altrettanto per l’iter dei regolamenti dei decreti attuativi.
Qui trovate il testo del provvedimento.
Qui il provvedimento in pillole.
#Trenta mesi di Governo: la realtà dei fatti, la realtà dei numeri.
C’è ancora molto da fare, certamente. Ma conoscere questi numeri aiuta a fare ancora di pi e meglio per il nostro Paese. e a farlo con il sorriso.
Leggete anche voi l’ultima comunicazione del Presidente del Consiglio.
“Abbiamo nel cuore ancora il dolore di questi giorni. Un dolore che per intere famiglie non passerà mai. Ma un dolore che non deve farci perdere la capacità di reagire, come ieri ha detto il sindaco di Amatrice al termine dei funerali.
L’ho scritto nell’E-News di lunedì: il Governo c’è, pronto a fare la propria parte, lavorando con tutti senza alcuna distinzione di colore politico per la ricostruzione di quei territori e per il progetto Casa Italia. Ma i danni sono tanti anche in Umbria e in Abruzzo e noi non vogliamo lasciare solo nessuno, nessuno. In particolar modo penso agli anziani nelle tende. Ieri un gruppo di bambini sfollati con le loro famiglie in Umbria mi ha detto che per rallegrare il campo di San Pellegrino a Norcia avrebbero organizzato dopo cena la baby dance: che bella l’Italia quando – nonostante tutto – non si piega!
Questa E-News invece vuole aggiornarvi su tutto ciò di cui in questi giorni non abbiamo parlato, ovviamente. Come era giusto e doveroso che fosse, considerata l’emergenza.
Sarò molto sintetico.
1. L’evento di Ventotene è qualcosa più di un simbolo. È l’idea che l’Europa abbia un futuro, non solo un passato. E la costruzione di questo futuro passa attraverso i valori, non solo la burocrazia. Attraverso la cultura, non solo la finanza. Attraverso la crescita, non solo l’austerity. Sono contento che l’Italia giochi un ruolo in questa direzione e sento forte il sostegno su questo punto di tanti italiani, anche di molti che magari non la pensano come noi su tante altre cose.
2. La riforma della pubblica amministrazione va avanti. Abbiamo approvato altri decreti legislativi d’attuazione a cominciare da quello che lega le carriere dei dirigenti pubblici più ai risultati che alla rendita di posizione. Con un grande investimento in formazione. Procediamo centimetro dopo centimetro perché lo Stato sia sempre più efficiente. Ed efficace. Passo dopo passo il cammino delle riforme continua senza sosta.
3. Il referendum Basta un sì. Il sito bastaunsi.it riprende oggi la campagna elettorale dopo una settimana di lutto. Ai comitati che si stanno iscrivendo (siamo oltre tremila, fantastico! Ma ne aspettiamo altri) arriverà in queste ore la prima lettera organizzativa. Chiedo a chi vuole darci una mano di farlo anche attraverso i social: qui su facebook, qui su twitter. E naturalmente attraverso il contatto personale. Questo referendum non riduce gli spazi di democrazia come qualcuno vorrebbe far credere: più semplicemente riduce le poltrone, senza toccare minimamente il sistema dei contrappesi. Basta leggere il quesito referendario per rendersene conto. Ma perché questo messaggio passi a tutti i nostri concittadini occorre l’impegno personale di ciascuno di noi. Basterà dire la verità e raccontare il merito del referendum. Se vince il no, rimane tutto come adesso. Se vince il sì, finalmente si cambia. Si rende il Paese più semplice. E io dico anche più giusto.
Ma questa E-News vuole essere anche un momento di verifica.
Siamo bombardati dai numeri, dalle statistiche, dalle cifre. E sembra impossibile conoscere la verità. La rete, meraviglioso strumento di conoscenza e libertà, è piena di insidie e di seminatori di odio e di bugie. L’altro giorno qualcuno è riuscito a insinuare e far circolare l’idea che mentre mi stavo facendo il segno della croce ai funerali in realtà stessi scrivendo al telefono utilizzando un fermo immagine e costruendoci sopra un racconto talmente squallido da non meritare altri aggettivi.
Tuttavia dire la verità in modo semplice e chiaro, offrire numeri e cifre è possibile. Poi ognuno si fa una propria opinione. Ma i numeri sono chiari. Le cifre non mentono. Troverete alla fine di questa email delle slide semplici.
Per i primi due anni di Governo, a febbraio scorso, abbiamo lanciato la campagna #ventiquattro. Ventiquattro slide per ventiquattro mesi. Oggi che siamo arrivati a due anni e mezzo facciamo la stessa cosa con l’hashtag #Trenta.
Trenta mesi, trenta slide.
Le trovate qui. Come stavamo prima dell’arrivo del nostro governo, come stiamo adesso. I numeri, non le chiacchiere. Ovviamente c’è ancora molto da fare: l’Italia deve lavorare sodo, deve lavorare duro. Ma credo sia giusto che ciascuno si faccia un’idea partendo dalla realtà dei fatti, dalla realtà dei numeri. Avanti tutta, tutti insieme!
Un sorriso,
Matteo
PS. Lunedì pomeriggio a Palazzo Chigi ho incontrato Mark Zuckerberg, inventore e creatore di Facebook.
Da anni l’espressione “Chiedere l’amicizia” è diventata parte della vita quotidiana di molti di noi, utenti di questo social network. Solo in Italia siamo quasi trenta milioni!
Memore degli studi latini di Zuckerberg, gli ho regalato una copia del “De amicitia” di Cicerone, uno dei capolavori letterari della Roma antica.
Abbiamo discusso su come valorizzare nel modo più efficace possibile Facebook nel governo della cosa pubblica. E di come la nostra cultura – anche il latino – sia colonna portante della difficile stagione che stiamo vivendo.“
Procedure di infrazione -34% nel 2016. Approvata anche la Legge di delegazione europea.
Con l’approvazione della legge sulla delegazione europea diamo un contributo importante al raggiungimento dell’obiettivo della chiusura di molte infrazioni.
Nel 2016 abbiamo registrato il 34% in meno di procedure di infrazione. L’Italia ha dimostrato di essere un paese virtuoso che, come evidenziato dall’ultimo rapporto della Commissione Europea, ha registrato la migliore performance passando dalle 119 procedure del 2014 alle 78 del 2016.
L’approvazione della legge di delegazione è un ulteriore passo avanti in questa direzione, un fatto positivo per la credibilità del Paese.
Di seguito il testo della mia dichiarazione di voto in aula lo scorso 28 luglio sul provvedimento giunto al voto finale.
COCIANCICH (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signor Presidente, ringrazio il relatore per a- ver svolto un lavoro complesso e aver tenuto in equilibrio questo provvedimento importante. Ringrazio anche il Governo e il presidente della Com- missione 14a Vannino Chiti, che ha sempre governato questa Commissione con grande equilibrio e cui tutti noi siamo riconoscenti per come si è mosso anche in occasione di questo percorso della legge di delegazione.
Presidente, in passato nel nostro Paese abbiamo assistito ad un euro- peismo che definirei acritico, un euro-entusiasmo che ci faceva pensare all’Europa come alla panacea per tutti i mali, ma che dimostrava nei fatti concreti una certa superficialità. Questo ha condotto ad alcune scelte che oggi scontiamo. Oggi ci troviamo a dover risalire la corrente per errori fatti per un eccesso di faciloneria nell’approccio ai temi europei e però ci trovia- mo in una condizione per certi aspetti opposta: un euro-scetticismo ipercriti- co e, a sua volta, superficiale. Oggi l’Europa viene spesso utilizzata per po- lemiche di bassissima lega a scopi interni, che non tengono conto della real- tà economica, sociale e imprenditoriale, né dell’Unione europea, né del no- stro Paese. Sia l’europeismo acritico che l’euroscetticismo ipercritico mi sembrano due espressioni provinciali del nostro Paese, un modo di entrare in un club come se dovessimo sempre chiedere qualcosa o pretendere, senza mai sentirci protagonisti attivi, o coloro che fanno in prima persona la poli- tica europea e non quelli che devono semplicemente averne il riflesso più o meno indiretto. Non abbiamo nulla da chiedere, né da mendicare. Chiedia- mo soltanto il rispetto dei Trattati che abbiamo liberamente sottoscritto e una loro applicazione lungimirante volta a rafforzare l’Unione e non a indebolirla. C’è stato molto strabismo nella lettura dei Trattati che ha portato a vedere solo l’aspetto della stabilità, anziché anche quello della crescita.
C’è un merito che va riconosciuto al Governo Renzi: ha saputo imporre ai nostri partner e interlocutori europei una visione più equilibrata e sana, tanto più necessaria in una fase come quella che abbiamo vissuto che è stata caratterizzata e connotata da una lunga fase di recessione dovuta alla crisi finanziaria.
Per fare questo e riuscire ad ottenere il riequilibrio del tema della stabilità e della crescita è stato necessario recuperare la credibilità, che – mi spiace dirlo – il nostro Paese aveva perso sia per la sua incapacità di mantenere gli impegni assunti, in primis nella riduzione del debito pubblico, sia per i comportamenti eccentrici di alcuni nostri rappresentanti e per il discre- dito personale che si rifletteva, a causa loro, sull’intero Paese. Si tratta di un discredito che, a volte, temo potrebbe ritrovare fiato, sentendo i toni sguaiati di alcune opposizioni, che abbiamo ascoltato anche oggi in Aula e che non fanno bene né alla serietà del dibattito, né all’immagine dell’Italia.
Oggi l’Italia ha recuperato totalmente la propria credibilità sul piano personale dei propri rappresentanti, grazie all’opera del Presidente del Con- siglio e dei rappresentanti del suo Governo. Lo abbiamo visto all’indomani della cosiddetta Brexit, quando si è riunito a Berlino un trio composto da François Hollande, da Angela Merkel e da Matteo Renzi. Non avevamo mai visto, in passato, Presidenti del Consiglio italiani chiamati in una fase di crisi acuta, come quella che si è verificata dopo la Brexit. Lo abbiamo visto anche nella capacità di proporre un nuovo rilancio dell’Unione europea, che troverà un punto di forza nell’incontro di Ventotene di fine agosto, e lo vediamo anche nella proposta di celebrare e rilanciare l’Unione europea in oc- casione del settantesimo anniversario dei Trattati, a Roma, nel marzo del 2017.
Stiamo facendo molto per recuperare, anche sul piano dell’ attendibi- lità degli impegni assunti e di questo è stato dato atto da parte della Com- missione europea. Vorrei ricordare che, pochi giorni, fa la Commissione europea ha ringraziato l’Italia, evidenziando che c’è stata una riduzione, dalle 119 procedure di infrazione che erano aperte nei confronti del nostro Paese nel marzo 2014 – ovvero nel momento in cui il Governo Renzi è entrato in carica – ai 78 procedimenti che sono oggi pendenti nei confronti del nostro Paese. C’è stata dunque una riduzione del 34 per cento, che la Commissione stessa ha detto essere senza precedenti. L’Italia oggi ha fatto registrare le migliori performance in assoluto, rispetto a qualsiasi altro Paese europeo. Bene anche l’utilizzo dei fondi strutturali, che, nonostante un avvio francamente disastroso, oggi sono stati totalmente utilizzati e rendicontati. Anche questo è un grande merito del nostro Governo, che ci fa recuperare in credi- bilità.
È questa anche la ragione per la quale è importante approvare in tempi rapidi la legge di delegazione al nostro esame ed è importante che si sia realizzata questa collaborazione tra noi e la Camera dei deputati, per consentire non soltanto l’approvazione del provvedimento, ma anche la presentazione di una nuova legge di delegazione, nel secondo semestre dell’anno.
Il nostro Paese sta acquistando credibilità grazie alle riforme strutturali e, in primis, grazie alla capacità di mettere sotto controllo il debito pubblico regionale: se ciò avverrà, sarà grazie alla riforma costituzionale e alla riforma del Titolo V della Costituzione, che consentirà al Paese di avviare un regionalismo flessibile, nel quale le spese pazze di alcune Regioni – che raggiungono un debito pubblico regionale del 200 per cento e, in un caso, anche del 300 per cento – indeboliscono fortemente la capacità di operare del nostro Governo, nella fase di contenimento del debito pubblico, che è il principale peccato che ci viene rimproverato. Con l’approvazione della ri- forma in autunno da parte del popolo italiano, sulla quale non abbiamo dub- bio alcuno, saremo in grado di portare un ulteriore tassello di forza nella no- stra politica e di far valere maggiormente gli interessi del nostro Paese.
Così come noi ci impegniamo a rispettare le regole, anche gli altri Paesi devono fare lo stesso. La Germania deve aumentare gli investimenti e ridurre il surplus commerciale: tale sfasatura rende infatti il motore europeo completamente sfasato e di fatto costituisce un freno ad un pieno recupero dell’economia europea. La Francia deve rispettare il rapporto tra deficit e PIL, che da anni non viene rispettato ed è fuori controllo. Bene la clemenza della Commissione europea, che ha proposto ieri, nei confronti di Spagna e Portogallo, di tollerare un provvisorio sforamento dei parametri di Maastricht, in considerazione dei grandi sforzi e delle riforme strutturali importanti che sono state approvate. È un bene anche che la Commissione abbia intimato alla Polonia di correggere il suo sistema di garanzie costituzionali entro tre mesi: mettiamo infatti l’accento sul fatto che i Trattati europei devono essere rispettati non soltanto sotto il profilo economico, ma anche sotto il profilo dei valori nei quali ci riconosciamo. Il fatto che ci siano oggi dei Paesi che pongono dei problemi gravi dal punto di vista del rispetto dei di- ritti umani e delle garanzie, anche nei confronti degli immigrati, è un punto su cui l’Unione europea non può più chiudere gli occhi e abbozzare. Noi pensiamo che chi non rispetta i principi europei, tutti i principi europei, debba vedersi sospesi i benefici, a cominciare dall’assegnazione dei fondi strutturali. Noi siamo una comunità che deve condividere le responsabilità e i benefici, ma chi non condivide le responsabilità non può condividere nemmeno i benefici: questo è un punto che va affermato e che darà dignità e forza alla battaglia politica che l’Unione europea sta portando avanti.
Infine, signor Presidente, per quanto riguarda il tema di cui oggi si parla molto, il tema della Brexit, è importante che il Regno Unito avvii al più presto la procedura di attuazione dell’articolo 50, perché, in questa fase di incertezza e instabilità che caratterizza la storia europea, questo percorso non è positivo e crea ulteriori turbolenze ed ulteriori dubbi per il futuro. Io credo che dalla vicenda della Brexit sia possibile, per l’Unione europea, re- cuperare delle occasioni importanti. Ci sarà una maggiore coesione e la zona euro verrà a coincidere maggiormente con l’Unione europea; da qui potremo trovare una maggior coesione anche sulle politiche economiche.
In definitiva, io credo che oggi, anche grazie al dibattito che c’è stato in quest’Aula, grazie agli interventi mi sembra cristallini e chiarificatori su certe polemiche del tutto strumentali (l’abbiamo sentito anche dai toni), gra- zie ai contributi del senatore Dalla Tor, della senatrice Bertuzzi, della senatrice Pignedoli e del senatore Mancuso, che hanno messo a tacere questo modo strumentale di utilizzare la politica europea per finalità strettamente elettorali interne ed hanno ben chiarito il senso della legge di delegazione sull’articolo 5, stiamo rendendo un servizio importante sia al nostro Paese sia all’Unione europea.
Noi vogliamo stare a testa alta nell’Unione europea, vogliamo far rispettare i principi e i Trattati, così come li vogliamo rispettare noi, e pensiamo che questo sia il miglior servizio che possiamo rendere sia al nostro Paese sia all’Unione europea. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico.
Bologna, 2 agosto 1980 ore 10.25: per non dimenticare.
Alle 10.25 di ieri mattina, il Senato ha osservato un minuto di silenzio per ricordare la strage di Bologna, uno dei più drammatici attentati terroristici perpetrati in Italia dal dopoguerra che causò la morte di 85 persone.
E’ il trentaseiesimo anniversario. Ed è un anniversario particolare. Perché, dopo 36 anni da quella mattina del 2 agosto 1980, la legislazione italiana mette a disposizione della magistratura uno strumento importante: il reato di depistaggio.
Il 5 luglio scorso, infatti, colmando una importante lacuna del nostro ordinamento, la Camera ha approvato in via definitiva la proposta di legge che ha introdotto il depistaggio, a prima firma Paolo Bolognesi, deputato PD e presidente dell’Associazione vittime della strage di Bologna, associazione che ha dispiegato in questi anni un impegno assiduo e coinvolgente.
Fino ad oggi, il nostro ordinamento non prevedeva un reato specifico di depistaggio ma utilizzava una serie di disposizioni che punivano la condotta di colui il quale in vario modo intralciava la giustizia: falsa testimonianza, calunnia, autocalunnia, favoreggiamento personale, falso ideologico, false informazioni al pubblico ministero.
Nella lotta agli atti di terrore, con cui purtroppo quotidianamente siamo costretti a convivere, il reato di depistaggio costituisce uno strumento concreto, acqua preziosa per la nostra sete di giustizia, di verità e di chiarezza.
Qui il testo.
Qui i dossier per approfondire.