Tanti auguri per il 2018!!
Ho riflettuto a lungo sul modo migliore di fare a tutti voi, amici miei, gli auguri di Buon Anno (che ovviamente spero sia per tutti davvero ricco di affetti e soddisfazioni).
Guardando nell’anno appena trascorso un segno per quello che sta iniziando ( nel passato c’è sempre qualcosa che ci parla del futuro) vorrei raccontare la storia di Stanislav Evgrafovič Petrov, Tenente Colonnello dell’Armata Rossa scomparso il 19 maggio scorso. Pochi lo sanno ma gli dobbiamo tutti la vita e se oggi possiamo festeggiare e guardare con speranza al Nuovo Anno è sicuramente anche grazie a lui. Il momento fatidico, quello che rivela l’uomo, le sue forze, talvolta le sue debolezze, insomma la sua vera natura avviene il 26 settembre 1983. Sono le 00.04 a Mosca e il Tenente Colonnello Petrov è di guardia al centro di controllo antimissilistico Serpuchov 15, con il compito di monitorare l’eventuale lancio di missili nucleari da parte degli USA verso il territorio dell’URSS.
In quel momento il sistema satellitare segnala che un missile è stato lanciato dal Montana verso il territorio sovietico. Scatta l’allarme. Petrov esita. Dovrebbe immediatamente avvertire i suoi superiori per scatenare la controffensiva con un lancio di missili verso gli USA su larga scala secondo la dottrina tipica della guerra fredda della “distruzione reciproca assicurata”. Ma come ho detto Petrov esita. Egli considera che potrebbe esserci un errore nel sistema e pensa che in caso di attacco sarebbe stato anomalo il lancio di un missile solo. Dunque, pur sapendo del rischio che per il suo silenzio stava correndo il suo Paese ( e anche di quello che correva l’intera umanità per una sua decisione opposta) decide di attendere. Dopo pochi minuti il sistema satellitare segnala il lancio di altri quattro missili sempre diretti verso l’URSS. Petrov mantiene il sangue freddo, analizza i dati e conclude che vi è la possibilità che il sistema sia stato indotto in errore dalla congiunzione astronomica tra Terra e Sole in occasione dell’equinozio d’autunno. Trascorrono alcuni minuti terribili ma alla fine non succede niente.
Petrov aveva dunque visto giusto e aveva fatto la scelta più corretta. Se non è scoppiata per errore la Terza Guerra Mondiale lo dobbiamo a lui. Se siamo vivi lo dobbiamo a lui. Se la Terra respira ancora lo dobbiamo a lui. Per molti anni non si seppe nulla di quest’uomo intelligente e coraggioso ed egli fu anzi emarginato, redarguito e mandato in pensione anticipata.
Ecco dunque i miei auguri in un momento in cui il mondo sembra nuovamente precipitare verso la follia dei conflitti, dell’intolleranza, del rischio nucleare, del dilettantismo al potere: che in ciascuno di noi possa restare vigile lo spirito di Petrov, lo spirito di un uomo che pur pronto al peggio ha saputo credere alla possibilità della pace, che ha fatto prevalere la coscienza e il discernimento all’obbedienza cieca ai regolamenti. Buon anno, un anno di pace, di speranza e di luce a tutti noi!