Ho avuto ieri il piacere di prendere la parola al convegno organizzato da Lisa Noja e Ivan Scalfarotto per contribuire alla scrittura del manifesto dei valori del futuro partito unico del terzo polo.
Il partito unico non si farà più ma resta la necessità di definire meglio i contenuti della nostra proposta politica. Dopo il mio intervento molti mi hanno chiesto il testo di quel che avevo detto. Avendo parlato a braccio quel testo non c’era ma provo ora a riassumere le cose che ho detto.
La questione riguarda innanzitutto la crisi della politica. Una crisi certamente enfatizzata nelle ultime ore dalle vicende che riguardano lo sfaldamento dell’alleanza tra Azione e Italia Viva ma in realtà molto più profonda e antecedente a cominciare dal vasto numero di astenuti e non votanti alle ultime elezioni, alla crisi di legittimazione di qualunque forma di autorità (anche scientifica, sanitaria, religiosa, culturale…).
Da dove nasce questo sentimento di sfiducia? Perché oggi i nostri concittadini non si sentono più rappresentati e percepiscono come lontani e distanti i politici, le istituzioni e anche i temi di cui si dibatte nelle aule parlamentari?
Pochi giorni fa ho visitato Scampia, un quartiere di Napoli segnato da una storia di forte degrado e marginalità. Mi ha accompagnato Davide Cerullo, una persona che stimo molto, oggi uno scrittore affermato e fotografo di grande qualità, educatore che ha scelto di dare una possibilità di vivere l’esperienza dell’infanzia ai bambini delle “vele” (quei palazzi fatiscenti in cui lui stesso è cresciuto). Un’esperienza quella dell’infanzia che lui non ha potuto vivere essendosi trovato arruolato tra le fila della criminalità organizzata fin dalla più tenera età. E’ stato spacciatore, camorrista, detenuto a Poggioreale
Dopo avermi mostrato questi luoghi dell’orrore nei quali lui ha vissuto mi ha detto: Roberto, ricordati, la dignità conta più della libertà.
A Scampia, ma anche in tante altre realtà del nostro Paese, questa dignità è negata.
E’ questa dignità negata quindi ciò che fonda la ribellione, il distacco, il rifiuto da parte di tanti nostri concittadini verso la politica.
Sentirsi privati della dignità è la conseguenza della paura di non avere più un ruolo per se stessi in una società che cambia e si trasforma vorticosamente, con trasformazioni tecnologiche – di cui non conosciamo i limiti ma che temiamo mettano l’uomo in un angolo. Pensiamo solo alle inquietudine di fronte all’intelligenza artificiale. La società complessa, la globalizzazione, i meccanismi della finanza mondiale fanno sentire l’uomo emarginato, in un angolo, inutile.
Ha scritto Jacques Attali nella prefazione del suo libro: “Breve storia del futuro”: “Il denaro , diventato l’unica legge del mondo, darà vita a quello che chiamerò iperimpero, inafferrabile e planetario, creatore di ricchezze commerciali e di nuove alienazioni, di estreme fortune e di estreme miserie.
La natura sarà sistematicamente depredata e tutto diverrà privato, compreso l’esercito, le forze di polizia e la giustizia. L’essere umano sarà allora bardato di protesi, prima di diventare lui stesso un artefatto, venduto in serie a consumatori diventati a loro volta artefatti. Poi l’uomo, divenuto inutile alle proprie creazioni scomparirà”.
Ecco la mancanza di dignità, la privazione del senso del perché esistiamo, l’origine della paura.
Se vogliamo costruire una proposta politica che sia in grado di parlare ai nostri concittadini non possiamo limitarci a rivendicare diritti civili – cosa certamente nobile e giusta ma che in molti casi appare solo come una battaglia elitaria. Dobbiamo essere capaci di elaborare proposte che vadano incontro alle inquietudini più profonde degli uomini e delle donne del nostro tempo, timori che nascono dall’uso sventato della tecnologia, dalla manipolazione scriteriata della natura, dal consumo sfrenato delle risorse, dalla depredazione sistematica dell’ambiente in cui viviamo. Inquietudine che nasce dal senso di marginalità, inutilità, dalla privazione del senso di vivere.
Soprattutto dobbiamo essere capaci di realizzare una ecologia integrale, renderci conto che gli esseri umani sono parte di un mondo in cui i sistemi naturali interagiscono e sono tutt’uno con i sistemi sociali. L’uomo fa parte di una rete di relazioni sociali, culturali, familiari, talvolta religiose, di valori e norme etiche che sono strettamente legati al suo rapporto con l’ambiente e al modo con cui guarda allo sfruttamento o alla salvaguardia delle sue risorse.
Noi non siamo proprietari ma custodi del mondo in cui viviamo.
La crisi climatica e la povertà sono parte della stessa realtà. Abbiamo bisogno di un approccio integrato per combattere la povertà, per restituire dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.
Ecco dunque delineati alcuni tratti di un progetto politico nel quale anche la difesa dei diritti civili trova un suo spazio insieme a quella dei diritti sociali e della dignità della persona. Senza di esse non possiamo parlare di vera libertà.
Roberto Cociancich