Maschere a gas
Riprendo, con notevole ritardo rispetto alle intenzioni iniziali, ma con perfetto tempismo rispetto all’avvio della nuova fase dei lavori parlamentari, l’invio di questa newsletter con la quale cerco di raccontare un po’, ad amici vecchi e nuovi, cosa accade a Roma in questa nuova avventura che ho da pochi mesi iniziato in Senato.
Mi ha fatto piacere che molti mi abbiano “sgridato” perché non vedevano arrivare questo foglio di notizie. Mi parso un segno di attenzione e di aspettativa nei miei confronti che mi fa comprendere meglio quanto sia importante per tutti essere partecipi e comprendere dal di dentro le cose che accadono. Ecco dunque il mio contributo.
E’ persino superfluo ricordare che l’attenzione principale di questi giorni è tutta riversata, a volte in modo spasmodico, alla questione della decadenza di Berlusconi, a cosa deciderla Giunta per le Autorizzazioni, a cosa sarà del Governo e forse anche della Legislatura.
Per quanto mi riguarda dico subito che sono dell’opinione che Berlusconi avrebbe reso un buon servizio al Paese se, prendendo atto della sentenza definitiva di condanna per un reato molto grave come l’evasione fiscale, avesse presentato spontaneamente le proprie dimissioni risparmaindo a tutti questa nuovo ulteriore psicodramma che ci apprestiamo a vivere. Invece no: avanti con le carte bollate, i ricorsi (oggi persino alla Corte di Giustizia per protestare contro qualcosa, la dichiarazione di decadenza, che non si ancora nemmeno verificato), le memorie di illustri costituzionalisti. E’ questo un atteggiamento che finirà con l’inquinare ulteriormente il clima politico e civile del nostro Paese, a renderlo più soffocante e asfittico. Prepariamoci alle maschere a gas…. Diceva bene chi osservava che una volta gli italiani erano 60 milioni di allenatori della Nazionale e oggi sono diventati 60 milioni di Presidenti della Corte Costituzionale: tutti a discutere e discettare dell’interpretazione della legge Severino, della retroattività della legge penale, della differenza tra decadenza e interdizione dai pubblici uffici…
L’impressione, parlando con i colleghi senatori del PDL, che a parte qualche falco, un paio di amazzoni e una pitonessa, siano ben pochi coloro che aspirano a mettere fine a questo Governo e alla Legislatura. Non è solo questione di opportunismo politico (il desiderio di non essere rispediti a casa) ma anche la consapevolezza che sarebbe davvero delittuoso buttare a mare tutti i sacrifici chiesti in questi mesi agli italiani per seguire il Cavaliere nel suo desiderio di far morire Sansone con tutti i Filistei. Per fortuna che c’è il Presidente Napolitano che veglia con straordinaria lucidità ed un certo sense of humour su tutta questa vicenda. La nomina dei quattro nuovi Senatori a vita (Renzo Piano, Carlo Rubbia, Claudio Abbado ed Elena Cattaneo) mi è parsa magistrale sia per la qualità delle persone prescelte ma anche perché ha chiuso la porta alle pretese di chi aveva avuto la faccia tosta di reclamare tale nomina proprio per Berlusconi.
Tutto ciò detto io sono sempre di più convinto che sarebbe infinitamente meglio non solo per il PD ma per tutta l’Italia che Berlusconi finisse non in galera ma semplicemente a casa per essere stato sconfitto alle elezioni. In caso contrario: quante tossine, quante recriminazioni, quante sterili polemiche caratterizzeranno la vita del nostro Paese negli anni a venire alimentando il mito di un leader azzoppato non dal voto democratico bensì dalla macchinazioni della Magistratura rossa.
Anche di questo faremmo volentieri a meno.
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Ovviamente per battere Berlusconi alle elezioni occorrerebbe avere una proposta alternativa forte e avvincente. Per la verità essa c’é e di fatto è incoronata in questi giorni in tutte le feste che si snodano per l’Italia e che vedono un entusiasmo crescente e dimenticato da tempo per un leader giovane, coraggioso e dinamico: Matteo Renzi. Lo smottamento di consenso nei suoi confronti anche da parte di coloro che fino a ieri lo avevano non solo avversato ma persino insultato è tale da apparire persino imbarazzante. Sarebbe nell’interesse del PD, dei democratici, di tutti coloro che vogliono girare la pagina di un ventennio davvero poco esaltante, arrivare quanto prima ad una elezione di Matteo alla guida del principale partito riformista italiano, per concentrarsi sulle cose da fare e guardare con nuova speranza al futuro. Invece per quanto possa apparire incredibile ancora oggi non sappiamo né le regole, né le date di un Congresso che qualcuno non vorrebbe forse neppure celebrare. Se poi si volessero presentare candidature alternative ben vengano! Mille volte meglio una competizione leale e aperta che un clima di permanente incertezza che rischia di aumentare il sentimento di reciproca diffidenza. Che fra di noi non ci siano sotterfugi o sospetti, lasciando che i veleni e le tossine caratterizzino solo il campo avverso.
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Le vicende e i problemi italiani appaiono però ben poca cosa rispetto alla tragedia immensa che si sta svolgendo in Siria. L’appello a digiunare che oggi ci ha rivolto il Pontefice ha fatto comprendere come la pace sia qualcosa che dipende da tutti noi, che un gesto semplice come il rifiuto del cibo da parte di un povero o di un uomo qualunque, può cambiare qualcosa nella testa e nella coscienza di chi alla guida delle superpotenze. Vale la pena di riportare le parole di Papa Francesco : “Dobbiamo dire no all’odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, dire no alla violenza in tutte le sue forme, dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale, ce ne tanto. E sempre rimane il dubbio. E’ davvero una guerra per qualcosa o una guerra del commercio illegale per vendere armi? Sono queste domande che tutti noi prima di precipitarci ad imbracciare il fucile (o la sua versione più moderna che sono i missili Cruise) – non dovremmo fare a meno di porci. Mai la guerra una soluzione ai problemi di comprensione tra i popoli e le genti e anziché risolvere i conflitti crea le premesse per la loro radicazione.
Ciò detto non possiamo chiudere gli occhi davanti ad un altro fatto. L’utilizzo di gas considerato dalla stragrande maggioranza degli Stati un crimine contro l’umanità. Il fatto che pochissimi Stati retti da regimi dittatoriali non abbiano aderito alla Convenzione di Washington sulla proibizione delle armi chimiche (solo 5 Stati sui 193 riconosciuti dalle Nazioni Unite) nulla toglie al valore vincolante che la comunità internazionale attribuisce a tali regole. Ma se non si reagisce in modo efficace contro chi le viola non è come affermare invece che esse sono parole scritte sull’acqua, senza valore alcuno? E’ sufficiente condannare, biasimare, deprecare ? Quali sono gli strumenti del diritto internazionale che possono e debbono essere utilizzati dalla comunità internazionale per sanzionare chi si macchia di questi crimini orrendi? Ecco dei quesiti che anche chi ha in orrore la guerra e la ripudia come mezzo per la soluzione dei conflitti non può fare a meno di porsi se vuole contribuire a dare forza ai principi espressi nella Convenzione e non limitarsi a delle rassicuranti ma assai poco efficaci affermazioni dal sapore un po’ retorico e paternalistico (sulla pelle delle vittime dei gas).