Stepchild: lettera di un’amica

Stepchild: lettera di un’amica

Dopo la pubblicazione del mio intervento in Senato sulle unioni civili ho ricevuto alcune lettere da amici che hanno variamente commentato le cose che ho detto. Quella che segue è la lettera di un’amica che si è occupata come magistrato “di frontiera” di questioni di diritto di famiglia e che ha adottato una figlia (in aggiunta ad altri che ha avuto come naturali).

Carissimo Roberto,

ho apprezzato molto il tuo intervento al Senato.

In sintesi, ti dico, da cattolica, da laica e da magistrato che hai colto nel segno perchè :

-se è giusto che uno Stato riconosca i diritti civili alle coppie omosessuali (non ho alcun dubbio!),

-occorre invece riflettere  a lungo se in questi diritti debba anche essere riconosciuto quello della genitorialità “adottiva” del figlio dell’altro nato inevitabilmente da una maternità surrogata o da un utero in affitto o da una donazione, in modo artificiale, anche se tecnicamente possibile.

Bisogna chiederselo rovesciando completamente la prospettiva della riflessione:

-non bisogna chiedersi se è un diritto di una coppia omosessuale avere dei figli (se lo sono chiesti Dolce e Gabbana ed Elton John litigando tra loro e io ho apprezzato Dolce e Gabbana  perchè hanno detto che non si può avere tutto dalla vita!!) ,

–  ma se è un diritto di un bambino venire al mondo con quelle modalità.

Io credo, da umile servitore dello Stato, che uno Stato  debba  proteggere la parte più debole, e quindi  i  minori, e chiedersi in questo momento,se sia  o meno, a tutela del minore,  una legge che assicuri un diritto alla genitorialità solo perchè tecnicamente possibile, tra l’altro legalizzando così di fatto ciò che da noi allo stato è illegale.

Bisogna chiedersi se in questo modo garantiamo o meno una vita felice a questi bambini!

Tutti arriviamo ad un momento della vita in cui ci chiediamo:” perchè siamo venuti al mondo?”

Noi, io, te Betty  abbiamo avuto il privilegio di scoprire che siamo nati dall’amore dei nostri genitori, e così i nostril figli: questa è una partenza felice che aiuta ad affrontare la vita, anche nei momenti più difficili.

Da mamma di una bambina adottata e conoscendo tanti bambini adottati, ben conosco  quel momento della vita in cui un  ragazzino rivive l’abbandono,  e si chiede “perchè?” e fatica da adolescente a cambiare rotta (a non piangersi addosso) riconoscendo la fortuna avuta nell’accoglienza da parte di una famiglia perchè quel passato (quell’essere nato “chissà perchè” e quel rifiuto) lo accompagnerà per tutta la vita.

Da magistrato che si occupa di famiglia vedo poi  troppi bambini-ragazzini che soffrono, come figli abbandonati, per la separazione dei propri genitori: soffrono tutti in quelle separazioni (e sono ormai tante!!) in cui il conflitto tra i genitori è alto perchè i genitori (fragili!!) non sono in grado di distinguere la relazione sentimentale, che è finita, da quella genitoriale che è per tutta la vita, trascinando drammaticamente I propri figli in quella disperazione!

E’ un carico umano forte quello che vivo quando incontro questi ragazzini che piangono sempre davanti a noi giudici (è obbligatoria l’audizione di cui ha compiuto 12 anni, come ben sai!), credimi!

E allora adesso, senza una riflessione seria, dico no alla possibilità di riconoscere un diritto alla genitorialità alle coppie omosessuali perchè credo che significhi porre altri bambini in condizioni esistenziali difficili, solo perchè tecnicamente è possibile venire al mondo in modo artificiale.

Certo, ci saranno le eccezioni, come sempre, di bambini nati così  più felici di bambini nati da coppie eterosessuali che poi si lasciano; ma le eccezioni non giustificano l’approvazione di una legge.

Dire poi che non bisogna chiudere gli occhi davanti a situazioni già reali, pare 500 casi in tutta Italia, non giustifica l’approvazione di una legge “riparatoria”: abbiamo studiato ( e mi ostino a credere che debba ancora essere così!) che sono i valori che guidano l’approvazione di una legge, non le eccezioni e le sanatorie!!

E poi, se moriranno il padre o la madre di questi bambini, si aprirà una tutela e il Tribunale nominerà un tutore, verosimilmente il compagno-a del padre-madre deceduto: quell bambini, come tutti I bambini che restano soli, non saranno mai abbandonati dallo Stato!

La sofferenza dei bambini-ragazzi che conosco nella mia esperienza di madre e di magistrato mi  ha portato ormai a chiedermi: ma perchè a tutti i costi il diritto di avere un figlio se poi gli adulti sono così fragili da non essere in grado di proteggerli e accompagnarli per tutta la vita?

Negli incontri in cui io e mio marito siamo chiamati a testimoniare la “genitorialià” biologica e adottiva, in questi ultimi anni la domanda da cui partiamo sempre  è proprio questa:” siete pronti ad accogliere I figli che Dio  vi donerà? sempre e comunque, nonostante le incertezze sul vostro amore?”Credo che lo Stato debba  sempre di più aiutare gli adulti a chiedersi di più “quali sono i miei doveri”  rispetto a “quali sono i  miei diritti.”, soprattutto quando siamo chiamati  a far crescere i bambini.

E’ solo un’umile riflessione, che da tempo sto facendo, e che ho volute esternarti da amica, dopo il tuo intervento: sono queste le riflessioni che contano tra gli amici, anche se ora siamo più lontani di un tempo

Grazie per il tuo intervento e a presto