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Alcune buone ragioni per votare PD alle elezioni europee 2014
Al termine di una campagna elettorale fatta più di insulti che di argomenti ritengo di poter fare queste 10 considerazioni:
- Non ha senso discutere se l’Italia debba entrare, debba rimanere o debba uscire dall’Europa: l’Italia è l’Europa. Noi siamo a pieno titolo parte integrante, fondatrice e sostenitrice di questo grande progetto, iniziato con un sogno visionario di alcuni, pochi, grandi europei nel 1957 e che ora riunisce 503 milioni di abitanti e 28 Paesi. L’Europa ha garantito il più lungo periodo di pace della storia tra nazioni che si sono combattute per millenni e rappresenta un modello di integrazione e sviluppo che non ha pari nel resto del mondo.
- L’Italia è stata molto mal rappresentata negli ultimi anni e questo ha nuociuto alla nostra credibilità internazionale. Gli sforzi e i sacrifici di milioni di italiani che ogni giorno lavorano e si impegnano con creatività ed energia sono stati compromessi da comportamenti individuali e collettivi di dirigenze politiche che ci hanno ridicolizzato e fatto considerare inaffidabili. I nostri interessi non sono stati fatti valere. Oggi non abbiamo bisogno di nuovi clown ma di figure capaci di mostrare il vero volto di un Paese serio ed operoso, capace di avviare le necessarie riforme, di attrarre investimenti, di esportare prodotti, cultura e valori.
- In soli 80 giorni il Governo di Matteo Renzi ha saputo dare il segno di grande vitalità, ha avviato riforme strutturali sul piano istituzionale (ad esempio abolizione delle province, modifica del bicameralismo), del lavoro, del taglio dei costi della politica e dei super stipendi, della riforma della Pubblica Amministrazione. Intorno a questo giovane governo composto in misura paritaria da uomini e donne, si è creato a livello internazionale un senso di grande rispetto.
- Proprio perchè siamo parte integrante dell’Europa abbiamo titolo per dire che vogliamo una Europa diversa. Diversa da quella che è stata governata per dieci da forze di centro-destra che le hanno dato un aspetto tecnocratico e privo di valori. Il centro destra ha governato l’Europa, l’ha fatta detestare e ora dice che va affossata uscendo dall’Euro o propugnando altre ricette che avrebbero il solo effetto di indebolirla. In realtà nessun Paese Europeo, neppure la Germania, potrà affrontare la concorrenza globale e in pochi anni nessuna nazione europea avrà i numeri per fare parte del G8. Solo restando uniti abbiamo una speranza di avere un peso e un ruolo sulla scena mondiale.
- Noi abbiamo titolo per dire che non basta che l’Europa salvi le banche e dei grandi gruppi industriali e che si disinteressi delle famiglie, delle piccole e medie imprese, delle fasce più deboli della popolazione. Un’Europa senza politica estera, inerte davanti alla crisi Ucraina, siriana, libica incapace di avviare una politica mediterranea che prevenga i flussi immigratori che portano centinaia di migliaia di disperati a tentare di attraversare il braccio di mare che li separa da Lampedusa e che in molti casi trovano la loro tomba negli abissi. Il programma del Partito Democratico per l’Europa si trova alla pagina web: www.partitodemocratico.it/europee2014 .
- Alle prossime elezioni si voterà non solo per un partito ma anche per il candidato presidente della Commissione Europea. Il Partito Democratico potrà essere il gruppo di maggior peso all’interno del Partito Socialista Europeo che potrà essere a sua volta il più grande gruppo all’interno dell’Europarlamento. Il PSE sostiene la candidatura di Schultz. Forza Italia sostiene il PPE ma il suo candidato Juncker ha già detto che dopo le elezioni proporrà l’espulsione del Partito di Berlusconi dal gruppo dei Popolari. Il Movimento 5 Stelle ha già detto che non entrerà in alcun gruppo – neppure degli altri euroscettici – e dunque sarà totalmente irrilevante nel futuro Parlamento Europeo. Se infatti dovesse anche eleggere 20-22 Europarlamentari (l’Italia ha diritto a 73 membri su 751) essi non avranno alcun potere di effettiva influenza sulle decisioni collettive. Questo a prescindere dalla effettiva competenza dei futuri parlamentari pentastellati di cui peraltro quasi nessuno ad oggi conosce il nome, l’esperienza e l’orientamento. Infatti mentre i candidati del PD si sono fatti conoscere personalmente esponendosi al confronto e alle critiche i candidati M5S si sono tenuti ben nascosti dietro al loro leader. Chi vota M5S non sa per chi vota.
- Durante la campagna elettorale Beppe Grillo ci ha spiegato che la mafia non esiste, che i suoi avversari finiranno con la lupara bianca, che lui non è come Hitler ma va oltre Hitler, che dopo le elezioni verranno celebrati processi popolari on-line nei confronti dei politici, giornalisti e imprenditori sgraditi al suo movimento, che il Presidente Napolitano verrà fatto dimettere oltre alla solita litania di insulti verso chi dissente dal suo particolare modo di vedere le cose. Ricordo a me stesso che in Senato sono 15 su 54 i senatori espulsi dal gruppo pentastallato per avere espresso qualche “perplessità” su qualche scelta del Capo o ancor più semplicemente olidarietà a chi precedentemente espulso.
- Il linguaggio di Matteo Renzi è stato nonostante tutto questo assai rispettoso, portatore di entusiasmo, di speranza e di concretezza. Chi vuole bene all’Italia, chi vuole bene all’Europa, chi vuole bene alle generazioni dei propri figli e lasciare loro un futuro di speranza anziché di macerie sa che votando Matteo Renzi e il PD appoggerà la politica di chi vuole cambiare – in certi casi anche radicalmente – e al tempo stesso costruire, fare pulizia ma non gettare il bambino con l’acqua sporca, avere una voce alta e autorevole all’estero, senza far inorridire e fuggire chi pensa di investire in Italia.
- Il sistema elettorale prevede la possibilità di esprimere tre preferenze ma almeno una di genere diverso (ad esempio due donne e un uomo o due uomini e una donna). Anche questa è una legge voluta e votata dal PD contro l’ostruzionismo di altri partiti.
- Tra i candidati che ho conosciuto e che ho avuto modo di apprezzare ricordo Patrizia Toia (www.patriziatoia.eu) parlamentare uscente e anche ministro per le Politiche Europee, persona di grande umanità e spirito di collaborazione anche con un neofita della politica come il sottoscritto, Alessia Mosca (www.alessiamosca.it) , giovane e battagliera capolista del Collegio Nord Ovest (che raccoglie Lombardia, Piemonte e Liguria), Pino Catizone (www.pinocatizone.it) , sindaco di Nichelino (TO), Alberto Avetta (http://www.provincia.torino.gov.it/organi/giunta/assessori/avetta.htm), consigliere provinciale.
Affitti, abusivismi, ritardi nei pagamenti, imposte: nuove regole per la casa (e anche qualcosa sull’Expo)
Viene convertito oggi in legge il decreto sull’emergenza abitativa nel testo approvato in Senato nella seduta di mercoledì 14 Maggio con 133 voti favorevoli e 99 contrari.
Il decreto stanzia per la casa 900 milioni di risorse extra rispetto all’estate scorsa e mobilita quasi 2 miliardi di euro. Fino al 2020 vengono rifinanziati due importanti fondi, il Fondo a sostegno degli affitti e il Fondo per la morosità incolpevole, che diventa permanente proprio per consentire a Regioni e Comuni di sostenere economicamente le famiglie e di favorire soluzioni abitative sostenibili.
Tra le altre novità del decreto: 1- il bonus mobili: chi ristruttura la casa può detrarre dall’Irpef il 50% della spesa dei mobili che acquista per arredarla (su un tetto di 10mila euro); 2- abbattimento della cedolare secca: per chi affitta a canone concordato la cedolare scende al 10% (dal 15%); 3- detrazioni Irpef: per il triennio 2014-2016, gli inquilini di alloggi sociali beneficiano di una detrazione di 900 euro, per redditi sotto i 15.494 euro, e di 450 euro per redditi sotto i 30.987 euro; 4- IMU cancellata: per tutti i pensionati residenti all’estero sulla casa italiana lasciata sfitta; 5- affitti in nero: gli inquilini che hanno denunciato affitti in nero possono pagare il mini canone fino al 31 dicembre 2015, nonostante l’art. 3 del decreto legislativo 23 del 2011 sia stato recentemente cancellato dalla Consulta.
Sempre sul fronte casa, il decreto interviene sul tema dell’abusivismo: per chi occupa abusivamente una casa sarà impossibile ottenere in quell’alloggio allacciamenti gas e luce nonché residenza e, in caso di appartamento pubblico, per 5 anni sarà impossibile essere inseriti nella graduatoria per l’assegnazione degli alloggi. Si tratta dell’affermazione di un importante principio di legalità e giustizia: chi occupa abusivamente, infatti, priva il proprietario di un diritto legittimo, e chi, nel pubblico, è in lista d’attesa, finisce per essere scavallato da chi non rispetta le leggi.
Infine il provvedimento contiene misure urgenti per Expo 2015. In particolare, si stabiliscono delle deroghe al codice degli appalti relative a contratti di sponsorizzazioni e concessioni di servizi, e viene prorogata fino al 2015 la possibilità per il comune di Milano di utilizzare i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni per pagare le spese correnti e la manutenzione del verde e delle strade.
Nel suo complesso, si tratta di un provvedimento innovativo che costituisce un segnale di vero cambiamento ed è in grado di dare risposte concrete al dramma sociale di chi è senza casa.
Qui ulteriori informazioni.
Qui il testo del provvedimento
A come coraggio
A COME CORAGGIO
Molti sono i nomi del coraggio. Ritorno sul mio banco di scolaro e leggo ad alta voce l’alfabeto.
A. Innanzitutto A come Agire, guarire dalla paralisi del dubbio, del bozzolo dei rosicamenti mentali, dei giorni della pigrizia, del sonno della ragione, della banalità del male. A come Avanzare, Andare, Amare, Ardire, Ardere, Avventura….
B come Bene. Cercare, desiderare, costruire il Bene degli altri, Volere Bene (anche quando ti trovi di fronte all’astio e al rancore). Benedire (anche se ti sputano addosso e ti agitano contro i pugni). Beatificare (con il sorriso la vita di tutti i giorni). Ballare sotto la pioggia, Brindare ad un figlio che nasce, Bussare ad una porta da troppo tempo chiusa.
C come Curare, Cercare le ragioni profonde di chi non la pensa come noi, Combattere la malattia e non il malato, sentirsi responsabile e avere Cura del mondo, sentire che anche se è solo un piccolo alito quello che può uscire dai nostri polmoni esso contribuisce ad alimentare il grande spirito che dà anima all’umanità. C come Calma, procedere a testa alta quando tutti sono nel panico, guardare in faccia il tuo destino mantenendo la serenità dell’animo. C come Collera verso l’ingiustizia e la mistificazione, C come i Corsari che solcano i mari sui loro brigantini. C come Ciliegia, il Colore delle tue labbra quando ho avuto il coraggio di darti il mio primo bacio. C come Calvario, lo dovette salire sotto i colpi di frusta più di 200 anni fa il buon Gesù ma ancora oggi tanti poveri Cristi che stanno nelle corsie degli ospedali e nei raggi delle prigioni.
D come Dono, Dare tutto se stessi. D come Domandare, alzare la mano, non restare passivi, intervenire quando tutti tacciano, protestare quando tutti acconsentono. D come Drizzare le orecchie, stare attenti, non farsi cogliere alla sprovvista, rimanere vigili resistere alla tentazione di addormentarsi, di mandare tutto in vacca, di rinunciare perchè è difficile, di lasciare che siano gli altri a fare la fatica e a sporcarsi le mani.
E come Esigere, pretendere tanto, tutto, innanzitutto da noi stessi. E come Erigersi, alzarsi a difesa di chi non ha difese, proteggere il debole, sfidare il forte, soprattutto se è un prepotente, se ti guarda dall’alto al basso e ti sorride con disprezzo. E come Energia, non darsi mai per vinti, cadere 99 e rialzarsi 100, Elevare il mondo Elevando se stessi.
F come Fantasia, capacità di guardare al mondo da un punto di vista diverso, cogliere la soluzione imprevista, osservare le cose non per come sono ma per come potranno essere, F come bruco che diventerà Farfalla, come tristezza che diventerà Felicità, come legna che sarà Fuoco, come timore che diventerà Fiducia.
G come Giordano Bruno che andò incontro alla morte arso vivo, in Campo dei Fiori a Roma dove c’è una statua cupa che ammonisce sulla malvagità degli uomini, non accettò di ritrattare le sue idee innovatrici e giganteggia nella storia davanti alla meschinità dei suoi persecutori. G come Gratuità, spendersi senza nulla chiedere in cambio. G come Giocare, che a volte o forse sempre ci vuol l’audacia di vivere la vita come un Grande Gioco in cui ogni cosa è importante ma nulla mai è una tragedia.
H come saper dire: “non ci ho capito un’acca”, riconoscere lealmente di avere sbagliato senza nascondersi dietro ad inutili alibi e paraventi. Lo so non è facile, ma c’è più nobiltà e coraggio nel riconoscere una sconfitta che nel simulare una vittoria che in realtà non ci appartiene.
I come Inizio, l’Inizio del nuovo giorno, l’Inizio dell’anno scolastico, di una nuova avventura, di un nuovo libro, di un nuovo progetto, di una nuova vita. I come Ideali, i valori in cui crediamo, come i principi a cui non deroghiamo per quanto grande possa essere la convenienza che ci può tentare. I come Impegno, sentire che tutti noi siamo chiamati a dare il nostro contributo e che ciascuno può fare la differenza. I come Innamoramento, la forza più grande della natura, quando siamo Innamorati possiamo dare cento calci all’Im-possibile.
L come Lotta, come quella che fece Giacobbe contro l’Angelo: se le diedero sacrosante tutta la notte e la mattina si riconobbero e si benedirono l’un l’altro. Nella tenebra della nostra notte, nella fatica dei nostri giorni, di fronte a ciò che non riusciamo a comprendere, anche se ci ribelliamo all’Angelo di Dio e gli gridiamo in faccia la nostra rabbia e la nostra atroce solitudine, sussurriamo o persino farfugliamo: Libera nos Domine, Liberaci dal male e dalla paura (che poi quest’ultima è spesso causa della prima). L come Libertà, come Lotta e Liberazione e poi ancora Libertà.
M come marcia, strada, cammino, sentiero, pista. Zaino che pesa sulle spalle, borraccia semivuota, da condividere con gli altri. Mani da stringere, sguardi da incrociare, lacrime da asciugare. Mille miglia percorse per giungere fino a te, per dirti che so di avere sbagliato ma che vorrei ricominciare, se tu solo potessi perdonarmi. Mi fa fatica chiedertelo, forse fatica a te concedermelo ma se vogliamo andare avanti è solo insieme che lo potremo fare.
N come NO, come la voglia e la forza di ribellarsi, di dire: no, non ci sto. Non importano le conseguenze, non importa se pagherò un prezzo, la mia coscienza mi impone di non essere servo, né lacché né buffone di corte. Vorrei che il mio, il tuo, il nostro No fosse come quello che scrissero nelle loro lettere i partigiani condannati a morte, come quello dei martiri braccati nelle catacombe, come quello di Gavroche sulle barricate tra i Miserabili di Victor Hugo. Perchè è un NO dal cuore grande, generoso, che porta gravido dentro di sé le mille albe colorate di giorno nuovo e migliore in cui saremo liberi abbastanza da poter pronunciare uno splendido SI.
O come Osare, Oltrepassare; O come Oriente, l’Orizzonte lontano che mise alla prova la smisurata curiosità e voglia di conquista di Alessandro Magno che tentò di arrivare sin dove finiva il mondo ma non vi riuscì e decise di tornare indietro, O come Oriente il Regno lontano verso cui si incamminò Marco Polo, raggiunse Kublai Khan e scorse Cipango (che noi oggi chiamiamo Giappone) che altre terre più in là non erano conosciute, O come Oceano che fu varcato da Cristoforo Colombo che aveva nel cuore di raggiungere l’Oriente per la via di Occidente, una strada nuova mai tentata ma che ci insegna che c’è sempre un modo diverso e coraggioso di poter immaginare (e realizzare) ciò che abbiamo nella mente e nel cuore.
P come Politica, l’arte di occuparsi delle cose e dei beni comuni, tante volte usata a fini personali, bistrattata, disprezzata eppure così necessaria alla vita di una collettività. Sostenere che tutte le Politiche sono uguali, che tutti i Politici sono la stessa cosa significa darla vinta ai farabutti e agi opportunisti, dare un colpo sotto la cintura a chi si impegna quotidianamente per dare vita, gambe, idee e azioni alla speranza di migliorare almeno un po’ il mondo nel quale ci troviamo. P come Persona che poi è il vero orizzonte verso il quale ci muoviamo, lo scopo , il fine ultimo di tante battaglie nel combattere le quali dobbiamo non dobbiamo mai dimenticare che l’uomo e la donna sono un fine e non un mezzo.
Q come Quaresima, un tempo di deserto e di digiuno, spogliarsi di tutto ciò che è ridondante, sovrabbondante, le scorie di una vita senza capo ne coda, che poco a poco avvelena le nostre sorgenti di acqua chiara, che come una discarica avvelena il nostro desiderio di genuinità e di purezza. Q come Qui e ora, cioè il tempo e il luogo dove è necessario dimostrare il nostro coraggio. Non si può rinviare a domani, è già adesso, nel momento e nel punto dove siete seduti a leggere queste righe che si deve cominciare.
R come Rabbia, Rivolta, Ribellione, Resistenza. Se il nostro Paese può sedere a testa alta nel consesso delle Nazioni è grazie a pochi uomini che seppero Restare in piedi quando tutti si inginocchiavano, Reagire quando tutti si compiangevano, Ricostruire quando altri distruggevano. Fra di essi un gruppo di Aquile Randagie che portarono con dignità il fazzolettone scout a rischio di bastonate e magari anche una pallottola. Al loro esempio si ispira la branca Rover Scolte, contraddistinta dal rosso, il colore del cuore e del coraggio.
S come Servire, lo Stile che ci contraddistingue, la Scelta che ci qualifica come persone che anziché depredare la Terra, fanno del loro meglio per essere utili agli altri, uomini e donne che Sorridono anche quando si avrebbe desiderio di piangere. S come Solidarietà, la capacità di creare dei legami autentici e profondi tra gli esseri umani, a prescindere dalla loro razza, condizione economica, nazionalità. S come Sentire la tristezza del ramo che si secca (è un verso del poeta turco Nazim Hikmet), siamo parte del mondo, non possiamo che vivere, patire e gioire con esso.
T come Tremare, può accadere nella Grande Tentazione, e al tempo stesso T come Tenere, non lasciarsi andare, non darsela a gambe e neppure farsi cadere le braccia. Senza Timore non vi è neppure il coraggio ed invece è proprio la capacità di resistere quando il gioco si fa difficile e la scappatoia del disertare si fa più seducente che si dimostra il valore delle persone, la qualità dello spirito, la nobiltà del cuore.
U come Urgenza, quella che dobbiamo sentire nella radice profonda di noi stessi davanti all’indifferenza, all’apatia, al disinteresse di coloro che ben sopportano i mali altrui purchè ciò non venga a disturbare la loro tranquillità. Ci vuole spesso più coraggio a destare dal torpore gli ignavi che ad affrontare i campo aperto coloro che ci si oppongono.
V come Vivere, avere il gusto di respirare l’aria bella del mattino, scoprire con rinnovata sorpresa le gemme degli alberi del parco a primavera, provare piacere nell’osservare lo scatto felino del gatto, il battito delle tue ciglia, il cuore che batte di mio figlio. V come Velocità, l’orizzonte che si avvicina e sfreccia dietro agli occhi, V come Verità, il desiderio di scoprirla e conoscerla anche se fanno di tutto per nascondercela. V come Volontà, determinazione di arrivare fino in fondo, in cima alla salita, per quanto faticosa e storta e sassosa possa essere la strada.
Z come Zac! Il segno di spada che Zorro segna sulla pancia del tenente Garcia. Il gusto di vincere senza ferire, di mantenere saldo verso tutto e tutti buon cuore e allegria. Z come la lettera che chiude l’alfabeto, si serra il cerchio, è già tempo di ricominciare.
E ora che abbiamo le lettere spetta a ciascuna di noi comporre le parole, le frasi, il racconto della nostra vita. Che sia piena di speranza, audacia, amore e coraggio.
L’Europa è un popolo dentro un confine
Le idee e il programma del Partito Democratico per le elezioni europee del 25 maggio
L’EUROPA È UN POPOLO DENTRO UN CONFINE
Il cambio di legislatura delle istituzioni comunitarie non può essere circoscritto solo all’interno della sfida elettorale. L’Europa vive un presente che può essere determinante per il suo futuro. Gli italiani in quanto cittadini europei insieme agli altri cittadini europei sono chiamati non a ribadire un retorico, formale e a volte scontato europeismo di facciata ma ad una vera e propria missione di rinnovamento e riorientamento per il salvataggio di una delle conquiste più’ importanti della nostra storia recente. Spesso sentiamo dire che l’Europa non è altro che una struttura tecnocratica, che produce norme asettiche, dominate da pure esigenze economiche. La sensazione che si è fatta largo in questi anni, dominati da crisi e paure, è in fondo che l’Europa sia una somma di vincoli, di legacci, di paletti che impediscono e limitano la nostra libertà e le nostre scelte. Fatichiamo oggi, molto più di ieri, a sentirci cittadini europei. Questa percezione è figlia dell’assenza di una visione politica, della mancanza di un progetto e di un’idea. Eppure l’Europa è nata per una ragione politica straordinaria e profonda: quella di consentire ad un continente che per secoli, fino a pochi decenni fa, è stato dilaniato e insanguinato da conflitti e guerre continue, di riconoscere gli elementi di unione e di diventare un grande spazio di pace, di benessere e di sviluppo. Un obiettivo pienamente centrato, che ci ha consentito di sentirci parte di una grande comunità allargata per decenni, che diveniva sempre più integrata, e di vivere la dimensione continentale come una vera opportunità. Oggi quella ragione e’ ancora valida: nessuna altra dimensione ci è consentita nel mondo globalizzato, ma dobbiamo riempirla di nuovi significati. Occorre traguardare altri obiettivi, occorre che la politica disegni una nuova strategia della quale sentirsi tutti parte, che torni a farci sentire orgogliosi di essere europei. L’Europa in altre parole può tornare ad essere un grande sogno, una grande speranza concreta, se oltre ad essere un livello istituzionale torna ad essere un progetto, un’idea, una comunità. L’intuizione di Spinelli ha avuto successo quando è stata declinata in progetti che avevano al centro le persone e le comunità. È la condivisione delle possibilità, delle prospettive di vita, la rete delle protezioni, la tutela degli interessi che formano una nazione: il compito della nostra generazione è trasformare un livello sovranazionale in una organizzazione sociale di base. Siamo cittadini d’ Europa, appartenenti a diverse nazioni con storie e tradizioni diverse, ma figli di una stessa cultura, che è quella della pace, della solidarietà, dalla collaborazione tra popoli. Per questo abbiamo indicato 10 punti che rappresentano un contributo all’idea di Europa che abbiamo e che offriamo al lavoro che il Partito Democratico ed i nostri candidati hanno davanti a loro e all’impegno che ogni giorno anima l’orizzonte di una Italia che torna al centro di un grande continente che può diventare sempre più luogo di relazioni e di consolidamento di diritti e doveri e sempre meno solo regole che normano i rapporti fra i singoli stati membri.
1. L’Europa delle persone, delle opportunità e non solo delle direttive. Abbiamo bisogno che le persone che vivono in questo continente vedano cambiare la loro sfera soggettiva e si sentano inclusi dentro una comunità. Un’ Europa che finalmente dia reali opportunità di lavoro e di realizzazione delle proprie aspirazioni personali a quella generazione Erasmus che ha contribuito a formare attraverso maggiori investimenti sui programmi europei. Sono proprio i giovani europei la vera scommessa: a loro il compito di mettere a servizio dell’ Europa le competenze acquisite nella formazione per migliorarne il sistema e la sua coesione. In questo contesto trovano spazio le diverse esperienze di servizio civile internazionale, opportunità di arricchimento per i giovani europei e per l’ Europa stessa.
2. Infrastrutture, corridoi di comunicazione e logistica Per colmare gli spazi e facilitare la libera circolazione delle persone e delle merci in un’ottica di sviluppo sostenibile. Il modello è quello del progetto “vento”. Non solo mobilità dolce ma aperture anche al turismo sostenibile. Ogni cosa che costruiamo, ogni modificazione del territorio deve avere come obiettivo quella di proteggere il futuro dell’ambiente, della natura e la vita di coloro che avranno il privilegio di vivere nel vecchio continente.
3. Nuovi saperi, capitale umano, formazione europea, cultura europea. “Nato in Italia, cresciuto in Europa”: questo dovrebbe essere il mantra per i nostri ragazzi affinché acquistino piena consapevolezza di essere cittadini europei. Per fare questo la scuola ha un compito fondamentale che non può essere solamente quello di agevolare i percorsi di scambio culturale o di fornire informazioni su come muoversi in Europa (cv europeo, certificazioni internazionali…). Serve potenziare ciò che è nato con il “processo di Bologna” e l’inaugurazione dello Spazio europeo dell’istruzione superiore che offrono la possibilità di trasferimenti fra i sistemi di istruzione europei promuovendo il riconoscimento reciproco dei periodi di studio, di qualifiche confrontabili e di norme di qualità uniformi. Ma la vera sfida è quella di una scuola che sia sempre più europea, a partire dalla didattica e dalle nuove tecnologie che devono ormai andare di pari passo. Significa ancora una volta attrezzare le scuole (e la politica della nuova edilizia scolastica, o architettura dell’apprendimento va in questa direzione) a svolgere una didattica adatta ai nativi digitali e formare gli insegnanti all’utilizzo della strumentazione e ad una nuova metodologia di insegnamento. Significa anche lavorare perché il CLIL diventi veramente una prassi e la conoscenza certificata e di qualità di almeno due lingue comunitarie parte del percorso di studi.
4. Impresa innovativa, ricerca, green economy, innovazione Sono gli assetts sui quali la nostra Europa deve fondare il suo presente per avere un futuro competitivo con gli altri continenti. La scelta di riportare il peso della manifattura al 20 % del PIL deve essere perseguita con convinzione dalla nuova Commissione e dal nuovo Parlamento. Come dimostrano recenti studi ed analisi, solo una produzione innovativa e di avanguardia può generare occupazione stabile sia nell’industria che nei servizi correlati. Riscoprire le capacità di fare impresa anche delle nuove generazioni è la prospettiva per garantire il presente e per avere un futuro qualitativamente competitivo con gli altri continenti, preservando al contempo il nostro ambiente, la nostra cultura, i nostri saperi. Creare occupazione in questi settori, anche con politiche industriali ecocompatibili, è prioritario perché è dimostrato che il lavoro nel campo dell’innovazione è un volano per il mercato e per la domanda interna e perché le società in cui è presente un’alta occupazione innovativa sono più attente all’ambiente, alla cultura, ai saperi. Per raggiungere questi obiettivi è fondamentale accelerare la piena realizzazione di “Agenda digitale”. Investire nell’economia digitale è una priorità. Un mercato digitale Europeo produrrebbe una ricchezza destinata a crescere in maniera potenziale
5. L’Europa ha una sua velocità che non deve essere dettata solo dal PIL, dalla crescita e dal rispetto dei parametri dei trattati. C’è bisogno: – di rilanciare e reinventare un modello economico, civile e politico, basato sul welfare, sull’ impegno per la tutela della dignità della persona, sulla estensione della qualità della vita individuale e collettiva; – di ricostruire la coesione sociale attraverso una politica tesa a ridurre sotto le soglie minime la disoccupazione, la povertà, i disagi abitativi; – di elaborare un pensiero politico che affronti con coraggio i problemi della società, con un progetto fondato sulla solidarietà e sulla qualità della vita. Ridiamo all’Europa una missione sociale e produttiva e l’Europa darà a i suoi cittadini benessere e sicurezza.
6. L’Europa nel mondo (una politica estera non dei singoli stati ma dell’Europa) nei processi di pace e di sviluppo. La missione originaria dell’Unione quale ammortizzatore delle tensioni fra Stati che ha riportato lo stato tedesco dentro una ordinaria dialettica internazionale si è troppo affievolita. È come se la capacità di mediazione autorevole e solida si sia esaurita con il raggiungimento dell’obiettivo minimo della pacificazione post 1948. E’ necessario riaffermare che alla base del progetto originario vi era una nuova prospettiva della costruzione europea: la valorizzazione delle diversità, il riconoscimento e il supporto allo sviluppo delle molteplici identità individuali e collettive. L’ Unione Europea, fin dagli inizi, si è definita come un progetto e non come territorio, si è posta come identità politica e non geografica. Tutto questo si potenzia anche costruendo e valorizzando ampie reti di cooperazione e di integrazione. Questa naturale vocazione europea va rafforzata ed esportata con strumenti esclusivi.
7. L’Europa delle autonomie (gli Stati Uniti d’Europa come traguardo favorirebbero processi di riordino istituzionale in termini di macro regioni e aggregazione dei municipi) L’ approvazione da parte della UE della strategia macroregionale rappresenta uno strumento forte e utile per rafforzare la coesione europea e costituisce un passo importante verso la costituzione degli Stati Uniti d’ Europa. A tal fine le politiche per la valorizzazione di territori omogenei, come la macroregione alpina e quella adriatico-ionica, favorirebbero l’ assunzione di tutti gli strumenti economico-finanziari, infrastrutturali, energetici, ambientali, turistici e culturali, volti a promuovere in modo coordinato e innovativo strategie di cooperazione territoriale tra diverse comunità con l’ obiettivo di uno sviluppo integrato, equilibrato e sostenibile.
8. Una unica politica energetica per rendere autonoma e forte la comunità degli stati. Libera da vincoli e perciò indipendente nelle decisioni. Dobbiamo puntare ad una vera unione energetica che metta al centro sicurezza degli approvvigionamenti, concorrenza, drastica riduzione delle emissioni climalteranti e sviluppo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili con investimenti sulle reti intelligenti, sulla ricerca, sulle nuove tecnologie. Un’ Europa verde, che guida la lotta ai cambiamenti climatici, ormai emergenza assoluta, e ne fa un’ occasione di sviluppo e di protezione delle comunità, con le azioni di mitigazione per ridurre le emissioni di CO2 e di adattamento per attrezzare le nostre città, i nostri territori, all’impatto di eventi atmosferici eccezionali. Europa campione nella protezione dell’ambiente, nella riscoperta della bellezza e nell’adozione delle migliori tecnologie verdi anche nei processi produttivi.
9. La vera malata d’Europa è l’agricoltura sempre più messa in mezzo dalle invasioni della globalizzazione senza una protezione né della produzione né dei prodotti. Serve un salto di qualità culturale per riportare la produzione agricola ad essere un valore aggiunto per le comunità e non soltanto un fattore commerciale. L’ Agricoltura europea deve continuare a essere promotrice della qualità e della tipicità dei nostri prodotti. Garantire a tutta la popolazione cibi sani e di qualità per migliorare la qualità della nostra vita: questo avviene tramite una continua trasparenza nell’etichettatura dei prodotti. Una politica agricola comunitaria che si sviluppa sulla sostenibilità ma che consenta anche una garanzia di reddito agli agricoltori che sono i nostri primi baluardi nella gestione del territorio e garanzia della qualità dei cibi.
10. Europa centro della cultura e del turismo. L’Europa deve riconoscere la “cultura” come protagonista in una nuova programmazione dei fondi strutturali, identificando il patrimonio culturale, materiale ed immateriale, come fondamento stesso del suo essere. La cultura è valore intrinseco e fattore economico, efficace strumento di dialogo e di coesione sociale e, nello stesso tempo, fattore di competitività e di innovazione in vista di un futuro che tenga conto di storia, tradizione e visione politica per una crescita “intelligente, inclusiva e sostenibile”. Un’Europa che promuove nuova creatività utilizzando incentivi fiscali, nuovi modelli di rapporto pubblico privato, maggiore integrazione con le politiche culturali dei Paesi membri, ponendo attenzione al digitale, alle imprese creative, profit e no-profit, senza dimenticare infrastrutture e servizi, turismo culturale, valorizzazione del patrimonio ed economia dei territori. Con l’obiettivo riconosciuto di rilanciare nuove progettualità incoraggiando partnership nazionali e transazionali e coinvolgendo un pubblico sempre più ampio perché ognuno si senta partecipe di una cultura europea. Partendo dalle sfide del contesto globale si devono mettere a sistema gli strumenti di sostegno finanziario, di fiscalità e garanzia, definendo regole comuni per i grandi operatori di rete, confrontando e incoraggiando nuovi modelli di rapporto pubblico-privato nella governance e nella gestione della cultura. Lo sviluppo del turismo culturale, la valorizzazione del patrimonio e dell’economia dei territori sono assi sui quali bisogna investire con una più forte alleanza tra gli stati membri, in modo tale da rendere la cultura volano per l’ economia e per la crescita. I flussi turistici sempre più coinvolgono milioni di persone provenienti da ogni parte del mondo, attratti dalla storia, dal pensiero, dall’arte del Vecchio Continente. Se è vero che l’Italia possiede il più grande patrimonio artistico e culturale, di converso gli investimenti per salvaguardare e rendere fruibile questo immenso e diffuso capitale non sono adeguati. Oltre ai necessari interventi da parte del nostro Stato, dobbiamo chiedere alla nuova Europa di saper coordinare e promuovere l’offerta turistica di tutti i territori, privilegiando le aree a maggiore richiamo ed interesse.
Decreto scuola: un’ingiustizia sanata
Approvato stamane il decreto scuola. I dirigenti scolastici che hanno vinto il concorso nel 2011 si sono visti annullare dal Consiglio di Stato il concorso per un errore di procedura il che ha gettato nello sconforto tanti che ormai svolgevano le funzioni dirigenziali da diversi anni. Si trattava di una evidente ingiustizia. Oggi, grazie al nuovo provvedimento potranno partecipare ad un corso-concorso selettivo e, sperabilmente, essere rimessi nelle loro funzioni. Il provvedimento prevede, inoltre, misure per garantire lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, nonché di interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili sede di scuole, nei territori nei quali non è stata ancora attivata la convenzione-quadro CONSIP (come accaduto in Campania e Sicilia). Il Partito Democratico è l’autore degli emendamenti che hanno consentito di valorizzare, tramite l’attribuzione di specifici punteggi ai docenti, i titoli di abilitazione, sia con riferimento alla durata dei diversi percorsi che alla selettività nell’accesso.
Anche la scuola italiana deve cambiare verso: questo provvedimento segna un primo importante passo in questo senso. Entro l’anno il Governo Renzi bandirà la prima prova del nuovo corso-concorso nazionale a dirigente scolastico. Avanti così!
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