HIV-AIDS: dobbiamo parlarne
“It is bad enough that animals and people are dying of AIDS, but no one should die of ignorance.”
Stamane l’Aula del Senato si è aperta con la discussione sulla richiesta al Governo di intervenire contro la diffusione del virus HIV-AIDS , purtroppo niente affatto debellato ma ancora assai diffuso.
I numeri parlano chiaro : “l’HIV è una malattia che riguarda potenzialmente gran parte della popolazione, atteso che, negli anni, si è osservato un cambiamento delle modalità di trasmissione dell’infezione, con un aumento esponenziale dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, che rappresentano oggi l’85 per cento del totale; in particolare, tali casi sono aumentati dall’1,7 per cento nel 1985 al 43,2 per cento nel 2014, e quelli attribuibili a trasmissione tra persone omosessuali nello stesso periodo sono aumentati dal 6,3 al 40,9 per cento; sono state segnalate, nel 2014, al centro operativo AIDS dell’Istituto superiore di sanità (COA), 858 diagnosi di AIDS, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti; la percentuale di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV è stata del 27,1 per cento nel 2014, con un numero assoluto pari a 1.002 casi. In particolare, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stata di 19,2 nuovi casi per 100.000 stranieri residenti, rispetto a un’incidenza tra italiani residenti dai 4,7 nuovi casi per 100.000; nel 2014, l’emersione dello stato di sieropositività al virus dell’HIV è avvenuto principalmente per cause diverse dall’accesso volontario al test dell’HIV; nello specifico, nel 26,4 per cento dei casi, il test HIV è stato eseguito per la presenza di sintomi correlati all’HIV e nel 12,9 per cento dei casi in seguito ad accertamenti per altra patologia o alla diagnosi di un’infezione sessualmente trasmessa”
Ciò significa che deve essere necessariamente operata una campagna di consapevolezza verso chi sembra ignorare che la diffusione del virus persiste ancora, una campagna di sensibilizzazione che porti alla volontaria diagnostica del virus attraverso esami specifici. Prendersi cura della propria salute, effettuare controlli periodici non deve essere atto di vergogna ma di responsabilità verso sé stessi e gli altri. Peraltro, a ben leggere i dati si vede quanto sia in aumento la diffusione del virus in quelle categorie che sembrano considerarsi esenti perché ritengono di condurre una stile di vita tale da renderli potenzialmente non vittime del virus.
C’è una generazione “Philadelphia”, cresciuta con impresse le immagini del celeberrimo film, un manifesto che ha rotto molti tabù, la stessa generazione che negli anni 90 quotidianamente veniva informata dei rischi della malattia anche attraverso una campagna importante di Pubblicità Progresso, ad oggi apparentemente l’unica solerte nella prevenzione, che si contrappone ad una generazione purtroppo inconsapevole dei rischi ancora attuali. Forse uno dei motivi che rendono meno pop l’argomento è che nessun mito attuale della musica o del cinema sia ammalato di AIDS e che quindi che non se ne parli da pulpiti importanti?
Se non si parla di AIDS non vuol dire che il virus non esista più.
Per questo, accolgo volentieri l’invito che mi è stato rivolto dall’Avis a diffondere il link al loro questionario #testaocuore per studiare e mantenere alta l’attenzione sui comportamenti che possono esporre al virus: https://testaocu
E’ nostro compito, come genitori, come adulti e come rappresentanti delle Istituzioni fare in modo che la guardia non si abbassi mai ed anzi prendere provvedimenti affinché si ricominci a parlare dei rischi e delle possibilità di contrazione del virus.