Approvata la legge anticorruzione
Appena approvato dal Senato il disegno di legge anticorruzione che, dopo essere stato fermo in Senato per quasi 2 anni, passa ora all’esame della Camera.
Le novità sancite nel provvedimento sono tante ed importanti.
Il falso in bilancio torna ad essere un reato di pericolo perseguibile d’ufficio (anziché di danno): ciò significa che perché vi sia una responsabilità penale sarà sufficiente dimostrare che siano state riportate in bilancio informazioni mendaci sulla situazione economico patrimoniale della società o del gruppo (attualmente è punita solo l’esposizione di fatti materiali e l’omissione delle informazioni). L’esistenza di un danno patrimoniale alla società , ai soci o ai terzi costituisce una aggravante.
Si noti che oggi vi è una sostanziale tolleranza per tutte quelle falsificazioni che non superino il 10% del valore dell’operazione riportata. E’ evidente che bastava ripetere piùvolte la stessa operazione al di sotto del limite del 10% per conseguire l’importo che si voleva trattenere.
Ne derivava che la credibilità dei bilanci delle società italiane veniva messa in dubbio a livello internazionale non essendo assicurata la loro trasparenza e di conseguenza anche la libera concorrenza.
Se il bilancio falsificato è quello di società quotate in borsa, per quelle che emettono titoli sul mercato e per le banche, la pena va da 3 a 8 anni di reclusione. L’aumento della pena renderà possibile l’utilizzo di eventuali intercettazioni, le quali saranno comunque lecite solamente in caso di reati punibili con più di 5 anni di carcere.
Per le società non quotate nel caso in cui “consapevolmente” si espongano “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero” o li si omettano, la reclusione va da 1 a 5 anni.
Per i fatti di lieve entità, la reclusione andrà dai 6 mesi ai 3 anni; prevista, la non punibilità per particolare “tenuità del fatto”.
Per tutti i tipi di società invece ci sarà un inasprimento delle sanzioni pecuniarie: per le false comunicazioni i vertici rischiano di pagare dalle 200 alle 600 quote.
Inasprimento delle pene anche per i reati di mafia. Per chi fa parte di una associazione mafiosa formata da 3 o più persone la reclusione va da 10 a 15 anni (ora 7-12); per chi promuove e organizza l’associazione da 12 a 18 (ora 9-14); se l’associazione è armata, da 12 a 20 (ora 9- 15); per chi è al comando da 15 a 26 anni (ora 12 – 24).
Aumentate anche le pene massime per peculato, corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari. Per il peculato, ad esempio, la pena massima non arriva più a 10 anni ma a 10 anni e 6 mesi. Per la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, la pena massima da 8 anni arriva a 10 anni.Il reato di concussione scatta non solo per il pubblico ufficiale ma anche per l’incaricato di un pubblico servizio, con la stessa pena di reclusione che resta da 6 a 12 anni. uno sconto invece viene fatto ai “collaboratori”. Infine, chi fornisce le prove o aiuta a individuare gli altri responsabili o il sequestro delle somme rischia una condanna ridotta da un terzo a due terzi.
Chi è accusato di avere commesso il reato di concussione, corruzione per l’esercizio della funzione e in atti giudiziari, induzione indebita e peculato potrà accedere al patteggiamento della pena solamente se restituirà il prezzo del profitto del reato .Lo stesso varrà per la richiesta di sospensione condizionale della pena.
Aumenta infine il peso dell’Anac, l’autorità nazionale anti corruzione che dovrà essere informata attraverso il suo presidente dal pm qualora quest’ultimo eserciti l’azione penale per reati contro la pubblica amministrazione. L’Anac, inoltre, potrà intervenire sui contratti di appalto segretati e sarà informata su ogni notizia emersa in contrasto con le regole della trasparenza nelle controversie sull’affidamento di lavori pubblici e sul divieto di rinnovo tacito di contratti di lavoro pubblici.