Il mio intervento in aula sul decreto sblocca Italia – video
Quali sono gli strumenti a disposizione delle opposizioni per contrastare la maggioranza? Il regolamento ne prevede molti, tra questi la possibilità di contestare la sussistenza dei presupposti di costituzionalità. In altre parole sostenere che una certa legge viola la costituzione e che dunque non va approvata. La verifica di queste eccezioni viene fatta in Commissione Affari Costituzionali ed eventualmente il dibattito può essere ripetuto in aula. Nel caso del decreto Sblocca Italia le opposizioni sostenevano che il decreto del Governo era privo del requisito di omogeneità in quanto le disposizioni riguardavano questioni tra di loro molto diverse. Sono dunque intervenuto in Aula il 4 novembre 2014 per contestare queste affermazioni e sostenere che il decreto non era viziato da illegittimità costituzionale.
QUI il video.
Qui di seguito il testo scritto del mio intervento
COCIANCICH (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signor Presidente, interverrò sulle pregiudiziali di costituzionalità che sono state oggetto di molti interventi che mi hanno preceduto. Tali interventi, seppur caratterizzati da grande passione, mi pare siano carenti dal punto di vista del rigore giuridico sul quale fanno fondamento.
È stata a più riprese invocata la mancanza del requisito di omogeneità da parte del decreto-legge. Io vorrei attirare l’attenzione dei colleghi sul fatto che questo requisito rappresenta una questione abbastanza complessa. Tutti sanno che il requisito dell’omogeneità non è presente nella formulazione letteraria dell’articolo 77, che richiede la sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza. È però un requisito che è stato in qualche modo ricavato in base ad un’interpretazione della Corte costituzionale che è stata anche evolutiva, nel senso che è da poco tempo, da una sentenza del 2012, che questo requisito è stato richiamato in maniera esplicita.
Voglio ricordare che inizialmente l’omogeneità era riferita non tanto al decreto-legge in quanto tale, bensì alla legge di conversione: cioè si chiedeva, a mio avviso, giustamente, da parte della Corte costituzionale che in fase di conversione del decreto-legge che aveva avuto un vaglio sulla sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza, gli emendamenti che fossero stati aggiunti nella legge di conversione, a loro volta, fossero coerenti con l’ispirazione del decreto-legge e che, quindi, anche gli elementi caratterizzanti gli emendamenti fossero contraddistinti dalla stessa necessità e urgenza e che, da questo punto di vista, vi fosse dunque omogeneità tra il decreto-legge e la legge di conversione.
Solo recentemente si è ritenuto che l’omogeneità debba fare riferimento non solo alla legge di conversione, ma anche al decreto-legge. C’è quindi anzitutto un passaggio che in qualche modo fa forza e, forse, violenza sulla lettera della Costituzione perché tutti noi sappiamo che per modificare la Costituzione non basta un’interpretazione della Corte costituzionale, ma ci vuole un procedimento aggravato previsto dall’articolo 138. In quest’Aula più volte è stato fatto riferimento alla necessità di rispettare questa procedura.
Si fa leva, come hanno fatto anche le senatrici Bernini e Bisinella, sulla sentenza n. 22 del 2012. Mi permetteranno però le colleghe di osservare che non basta citare la sentenza, ma bisogna anche leggerla. Cosa dice la sentenza n. 22 del 2012? Essa recita testualmente: «La urgente necessità del provvedere può riguardare una pluralità di norme accomunate dalla natura unitaria delle fattispecie disciplinate, ovvero anche dall’intento di fronteggiare situazioni straordinarie complesse e variegate, che richiedono interventi oggettivamente eterogenei», – sottolineo: eterogenei – «afferenti quindi a materie diverse, ma indirizzati all’unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni straordinarie venutesi a determinare».
Quindi proprio la sentenza n. 22 del 2012, che viene sistematicamente richiamata a sostegno dell’esigenza di omogeneità, in realtà richiama espressamente, verbalmente, letteralmente, la possibilità di interventi «oggettivamente eterogenei» purché indirizzati ad un unico scopo.
E qual è lo scopo unitario cui fa riferimento il provvedimento oggi in esame? È di dare urgente impulso alla ripresa degli investimenti e delle attività produttive. Si tratta di un provvedimento che, come è stato ricordato, sblocca numerose situazioni di impasse che si sono venute a creare nel tempo. Vi sono aree di intervento che oggi sono ferme dal punto di vista delle competenze, delle allocazioni finanziarie e delle responsabilità attuative, e questo decreto ha lo scopo di rilanciare la capacità, da parte del Governo e del Parlamento, di adottare provvedimenti volti allo sviluppo.
Sviluppo che tutti in quest’Aula hanno sistematicamente invocato, anche in occasione del recente dibattito svolto in preparazione del Consiglio europeo. Non si può, da un lato, chiedere lo sviluppo e, dall’altro, gridare allo scandalo quando vi sono provvedimenti che cercano di dare attuazione alla crescita. Il decreto di cui trattasi è infatti volto alla crescita e ad una maggiore produttività per l’economia, e viene incontro anche alle esigenze che le stesse opposizioni hanno più volte invocato, con la stessa passione con la quale oggi hanno cercato di bloccarne l’esame invocandone la carenza di requisiti costituzionali.
Ricordo che questo provvedimento prevede la realizzazione di opere infrastrutturali strategiche che sono indifferibili ed urgenti, cerca di favorire il potenziamento delle reti autostradali e delle telecomunicazioni, nonché di migliorare la funzionalità aeroportuale.
Ricordo ancora che le disposizioni in materia ambientale sono volte alla mitigazione del rischio idrogeologico e quanti di noi oggi ricordano con quale passione pochi giorni fa abbiamo ricordato la tragedia di Genova e come sia urgente provvedere per la mitigazione di questo rischio!
Il decreto interviene per la salvaguardia degli ecosistemi, l’adeguamento delle infrastrutture idriche, il superamento di eccezionali situazioni di crisi connesse alla gestione dei rifiuti, nonché per introdurre misure per garantire l’approvvigionamento energetico e favorire la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali. Questo provvedimento interviene anche in merito alla semplificazione burocratica, al rilancio del settore dell’edilizia immobiliare, al sostegno delle produzioni nazionali attraverso misure di attrazione di investimenti esteri e di promozione del made in Italy. Infine, esso prevede il rifinanziamento e la concessione degli ammortizzatori sociali in deroga alla normativa vigente, al fine di assicurare un’adeguata tutela del reddito dei lavoratori e sostenere la coesione sociale.
Ritengo dunque non vi sia dubbio che il provvedimento sia caratterizzato da requisiti di necessità ed urgenza. La presenza eventuale di disposizioni che non siano di immediata attuazione non vale a far venir meno tali requisiti, in quanto la Corte costituzionale, nella stessa sentenza n. 22 del 2012, ha ricordato che i requisiti devono essere riferiti al provvedimento nella sua unitarietà, cioè non basta la presenza di disposizioni che non siano immediatamente applicabili per far venir meno la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza, che vanno riferiti complessivamente al provvedimento.
Prima di concludere desidero ricordare alla senatrice Bernini che il Governo ha provveduto in maniera straordinaria alla riduzione dell’arretrato dei decreti attuativi. Chi ha letto l’edizione di domenica scorsa de «Il Sole 24 Ore» avrà visto come siano stati fatti passi avanti ed oggi siamo al 52 per cento dell’attuazione dei decreti pendenti: il Governo ha ereditato più di 900 decreti da attuare ed oggi, con uno sforzo straordinario, siamo sotto i 500.
Alla luce di queste considerazioni, ritengo non possa negarsi a questo provvedimento il fatto di essere pienamente in linea con le stesse caratteristiche individuate dalla giurisprudenza costituzionale e che quindi sussistano pienamente i presupposti di costituzionalità che oggi vengono qui invece contestati. (Applausi dal Gruppo PD).