Oggi in Senato: missioni internazionali e Libia
Questa mattina in Senato abbiamo approvato il ddl missioni che stabilisce le disposizioni sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali.
Il provvedimento introduce un quadro normativo che attribuisce maggiore certezza e coerenza alla nostra partecipazione alle missioni internazionali.
In particolare, il testo prevede all’articolo 2 che “la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali e’ deliberata dal Consiglio dei ministri,previa comunicazione al Presidente della Repubblica” ed e’ successivamente sottoposta all’autorizzazione delle Camere con “appositi atti di indirizzo”. “Nelle sue comunicazioni alle Camere, il Governo indica, per ciascuna missione, l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unita’ di personale coinvolte, nonche’ la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l’anno in corso”.
Il provvedimento istituisce inoltre un apposito fondo per il finanziamento delle missioni con una dotazione definita dalla Legge di Stabilità. Nello stesso fondo confluiscono anche “le risorse destinate alle politiche di cooperazione allo sviluppo e agli interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione”.
Il ddl prevede anche la possibilità che l’Italia partecipi ai cosiddetti corpi civili di pace, utilizzando i volontari del servizio civile.
Il testo tornerà ora alla Camera perché è stata inserita una modifica della composizione del Copasir, il comitato parlamentare per i servizi segreti, che verrà aumentato di un componente per allagare la partecipazione anche a Forza Italia, oggi priva di un rappresentante.
Subito dopo il voto sul ddl missioni, il Ministro degli esteri Gentiloni ha reso, in Aula, un’informativa sulla situazione in Libia. Come prima cosa, il Ministro ha ricostruito la recente vicenda dei quattro connazionali sequestrati che si è conclusa con l’uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano, chiarendo alcuni importanti punti: 1. al momento non sono emerse responsabilità di Daesh ma, l’ipotesi più accreditata, riguarda un gruppo criminale filoislamico; 2. il Governo non ha pagato alcun riscatto per i due connazionali liberati.
A cinque anni dalla caduta di Gheddafi la Libia è un Paese frammentato e diviso; l’interesse italiano è evitare il collasso, che trasformerebbe il Paese in una polveriera e provocherebbe una crisi umanitaria. Per questo, serve un Governo legittimo che riacquisti il controllo del territorio, contrasti la presenza di formazioni jihadiste e il traffico di migranti.
L’Italia sosterrà dunque il processo iniziato con la conferenza di Roma e lavorerà alla sicurezza del Governo di Tobruk e il Comitato parlamentare sulla sicurezza sarà costantemente informato. Un intervento militare contro Daesh non garantirebbe la stabilizzazione della Libia: il Paese va difeso dalla minaccia terroristica con risposte proporzionate e concordate tra alleati.
Il Ministro ha infine chiarito che “il Governo italiano non si farà trascinare in avventure inutili e pericolose per la sicurezza nazionale e agirà con fermezza, prudenza e responsabilità”.
Qui il testo del ddl missioni.
Qui una nota del Servizio Affari internazionali del Senato che analizza la situazione in Libia e il dibattito sulle iniziative del nostro Paese, anche alla luce delle notizie e indiscrezioni di stampa più recenti.