#ConsiglioEuropeo, dichiarazione di voto
Questa mattina sono intervenuto in Senato per la dichiarazione di voto a nome del Partito Democratico sulla relazione del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e sulle risoluzioni presentate in vista del Consiglio Europeo che si svolgerà il 9 e 10 marzo.
“Signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio e i membri del Governo. Credo che l’intervento del presidente Gentiloni sia stato ampiamente apprezzabile e condivisibile per ciò che ha espresso.
Siamo alla vigilia delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dei trattati di Roma. Tutti abbiamo riconosciuto come questo sia un momento di crisi e, come ogni momento di crisi, può rappresentare anche un’opportunità.
Condivido gli interventi di coloro che hanno richiamato l’importanza di ritrovare oggi l’orgoglio di essere europei. L’Unione europea – lo ricordo – ha vinto pochi anni fa il premio Nobel per la pace. Jeremy Rifkin l’additava come un esempio politico da imitare anche per altre realtà politiche, come gli Stati Uniti. Penso che non si debba ricordare l’Europa solo come un fattore di pace. Certo, è stato anche questo e lo testimoniano tutte le realtà di conflitto e di guerra che sono intorno all’Unione europea: Ucraina, Yemen, Iraq, Siria, Libia. Ovunque gettiamo lo sguardo troviamo realtà di conflitto, di guerra, di sofferenza. Ma l’Unione europea è qualcosa di più: è stata l’idea, il sogno di una società aperta, tollerante, plurale, laica, multiculturale, multireligiosa.
Vorrei leggere brevemente gli articoli 2 e 3 del Trattato sull’Unione europea: «L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini». «L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli. L’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima».
Questi sono i valori che, tramite l’Unione europea, noi cittadini europei cerchiamo di conseguire; di questi non dobbiamo vergognarci, ma dobbiamo richiamarci a essi in questo momento di difficoltà e di crisi. Se torneremo a questi valori, l’Unione europea riprenderà slancio; se l’Unione europea rimarrà, invece, rinchiusa in una visione minimalistica, asettica, burocratica, non avremo un grande futuro.
È vero che oggi i cittadini mostrano stanchezza nei confronti di una Unione europea di questo tipo perché è una Unione in cui non si possono riconoscere.
È paradossale, Presidente, che siano proprio le forze di centro-destra che per diverse legislature hanno sostenuto le commissioni che hanno portato avanti quelle politiche – ricordo la legislatura vigente durante la Commissione Barroso e anche durante la Commissione Juncker – oggi siano le più accese nella critica all’Unione europea. Sono loro che hanno condotto in questa direzione l’Unione europea e oggi se ne lamentano. Mi pare un po’ paradossale.
È anche vero, però, che oggi questi valori sono messi in discussione da chi costruisce muri, da chi stende il filo spinato. Personalmente non posso che condividere lo sgomento espresso dal presidente Napolitano per le parole che abbiamo sentito ieri sera, per le immagini che abbiamo visto e per quello che oggi può sembrare facilmente dicibile e che una volta ci saremmo persino vergognati di pensare, non soltanto di dire a voce alta. Ci sono anche fra di noi alcuni epigoni di questi politici che in alcuni Paesi stranieri promuovono valori che, secondo me, sono contrari all’Unione europea e che anche oggi hanno espresso critiche fondate spesso su una visione piuttosto moralistica. Mi riferisco, ad esempio, alle espressioni usate dal senatore Centinaio che ha stigmatizzato – con il garbo e l’eleganza che contraddistingue sempre suoi interventi – il fatto che vi siano alcuni esponenti politici che rubano lo stipendio. Mi domando a chi si riferisse in questo momento perché abbiamo presenti alcuni esponenti anche del suo partito che sono noti per essere scarsi frequentatori delle aule del Parlamento. Mi domando se essere assenteisti permanenti al Parlamento europeo li faccia rientrare nella critica espressa dal senatore Centinaio. Ricordo, inoltre, gli esponenti di altre forze politiche che normalmente invocano l’onestà e la sobrietà e dopo si scopre che hanno favorito, con i contributi europei, i propri parenti, i fidanzati e le badanti, cosa che certamente non contribuisce alla credibilità né delle istituzioni, né del Parlamento europeo e fa ben capire che c’è una doppia moralità, una certa ipocrisia che sta dietro questo tipo di critiche.
Signor Presidente, arrivo velocemente alla conclusione perché il vero tema politico, oggi, sono le proposte di riforma che vengono presentate a livello europeo per rilanciare l’azione dell’Unione. Mi sembra che siano sostanzialmente due. La cancelliera Angela Merkel ha proposto al consiglio informale di Malta un’Europa a due velocità o a più velocità. In realtà, l’Unione europea già oggi si muove con diverse velocità. Poi ci sono le proposte del presidente Juncker contenute nel Libro bianco che illustra cinque scenari. A mio parere quelli verosimili sono soltanto lo scenario n. 3, cioè quello che consente a chi vuole avanzare, a chi vuole fare di più, di fare di più, e lo scenario n. 4 che permette di fare di meno ma in modo più efficiente.
Di certo non possiamo restare oggi così come ci troviamo perché questa situazione comporta un distacco sempre maggiore da parte dei cittadini. Dobbiamo quindi andare avanti verso una svolta. In ogni caso, credo che saranno da riprendere quelle priorità strategiche contenute nel programma della Commissione presentato a settembre che consistono nel raddoppiare la capacità finanziaria del Fondo europeo per gli investimenti strategici, cioè il FEIS, che secondo il piano di Juncker sarebbe capace di generare 500 miliardi e replicare l’esperienza del FEIS nella cooperazione internazionale tramite un piano europeo per gli investimenti esterni. Questo sarebbe molto importante perché questa sarebbe la vera risposta alle sfide dell’immigrazione: investire nei Paesi africani, consentire loro di generare un reddito che consenta livelli di vita che prevengano il fenomeno migratorio, almeno nei numeri così elevati che abbiamo oggi, e di rafforzare il pacchetto dell’economia circolare e le proposte di regolamento e di revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale. Tutte proposte volte anche a dare maggiore flessibilità alle nostre istituzioni europee.
Con queste indicazioni annuncio il voto favorevole del Gruppo del PD sulla risoluzione presentata dal senatore Zanda e da altri Senatori.“