Procedure di infrazione -34% nel 2016. Approvata anche la Legge di delegazione europea.
Con l’approvazione della legge sulla delegazione europea diamo un contributo importante al raggiungimento dell’obiettivo della chiusura di molte infrazioni.
Nel 2016 abbiamo registrato il 34% in meno di procedure di infrazione. L’Italia ha dimostrato di essere un paese virtuoso che, come evidenziato dall’ultimo rapporto della Commissione Europea, ha registrato la migliore performance passando dalle 119 procedure del 2014 alle 78 del 2016.
L’approvazione della legge di delegazione è un ulteriore passo avanti in questa direzione, un fatto positivo per la credibilità del Paese.
Di seguito il testo della mia dichiarazione di voto in aula lo scorso 28 luglio sul provvedimento giunto al voto finale.
COCIANCICH (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signor Presidente, ringrazio il relatore per a- ver svolto un lavoro complesso e aver tenuto in equilibrio questo provvedimento importante. Ringrazio anche il Governo e il presidente della Com- missione 14a Vannino Chiti, che ha sempre governato questa Commissione con grande equilibrio e cui tutti noi siamo riconoscenti per come si è mosso anche in occasione di questo percorso della legge di delegazione.
Presidente, in passato nel nostro Paese abbiamo assistito ad un euro- peismo che definirei acritico, un euro-entusiasmo che ci faceva pensare all’Europa come alla panacea per tutti i mali, ma che dimostrava nei fatti concreti una certa superficialità. Questo ha condotto ad alcune scelte che oggi scontiamo. Oggi ci troviamo a dover risalire la corrente per errori fatti per un eccesso di faciloneria nell’approccio ai temi europei e però ci trovia- mo in una condizione per certi aspetti opposta: un euro-scetticismo ipercriti- co e, a sua volta, superficiale. Oggi l’Europa viene spesso utilizzata per po- lemiche di bassissima lega a scopi interni, che non tengono conto della real- tà economica, sociale e imprenditoriale, né dell’Unione europea, né del no- stro Paese. Sia l’europeismo acritico che l’euroscetticismo ipercritico mi sembrano due espressioni provinciali del nostro Paese, un modo di entrare in un club come se dovessimo sempre chiedere qualcosa o pretendere, senza mai sentirci protagonisti attivi, o coloro che fanno in prima persona la poli- tica europea e non quelli che devono semplicemente averne il riflesso più o meno indiretto. Non abbiamo nulla da chiedere, né da mendicare. Chiedia- mo soltanto il rispetto dei Trattati che abbiamo liberamente sottoscritto e una loro applicazione lungimirante volta a rafforzare l’Unione e non a indebolirla. C’è stato molto strabismo nella lettura dei Trattati che ha portato a vedere solo l’aspetto della stabilità, anziché anche quello della crescita.
C’è un merito che va riconosciuto al Governo Renzi: ha saputo imporre ai nostri partner e interlocutori europei una visione più equilibrata e sana, tanto più necessaria in una fase come quella che abbiamo vissuto che è stata caratterizzata e connotata da una lunga fase di recessione dovuta alla crisi finanziaria.
Per fare questo e riuscire ad ottenere il riequilibrio del tema della stabilità e della crescita è stato necessario recuperare la credibilità, che – mi spiace dirlo – il nostro Paese aveva perso sia per la sua incapacità di mantenere gli impegni assunti, in primis nella riduzione del debito pubblico, sia per i comportamenti eccentrici di alcuni nostri rappresentanti e per il discre- dito personale che si rifletteva, a causa loro, sull’intero Paese. Si tratta di un discredito che, a volte, temo potrebbe ritrovare fiato, sentendo i toni sguaiati di alcune opposizioni, che abbiamo ascoltato anche oggi in Aula e che non fanno bene né alla serietà del dibattito, né all’immagine dell’Italia.
Oggi l’Italia ha recuperato totalmente la propria credibilità sul piano personale dei propri rappresentanti, grazie all’opera del Presidente del Con- siglio e dei rappresentanti del suo Governo. Lo abbiamo visto all’indomani della cosiddetta Brexit, quando si è riunito a Berlino un trio composto da François Hollande, da Angela Merkel e da Matteo Renzi. Non avevamo mai visto, in passato, Presidenti del Consiglio italiani chiamati in una fase di crisi acuta, come quella che si è verificata dopo la Brexit. Lo abbiamo visto anche nella capacità di proporre un nuovo rilancio dell’Unione europea, che troverà un punto di forza nell’incontro di Ventotene di fine agosto, e lo vediamo anche nella proposta di celebrare e rilanciare l’Unione europea in oc- casione del settantesimo anniversario dei Trattati, a Roma, nel marzo del 2017.
Stiamo facendo molto per recuperare, anche sul piano dell’ attendibi- lità degli impegni assunti e di questo è stato dato atto da parte della Com- missione europea. Vorrei ricordare che, pochi giorni, fa la Commissione europea ha ringraziato l’Italia, evidenziando che c’è stata una riduzione, dalle 119 procedure di infrazione che erano aperte nei confronti del nostro Paese nel marzo 2014 – ovvero nel momento in cui il Governo Renzi è entrato in carica – ai 78 procedimenti che sono oggi pendenti nei confronti del nostro Paese. C’è stata dunque una riduzione del 34 per cento, che la Commissione stessa ha detto essere senza precedenti. L’Italia oggi ha fatto registrare le migliori performance in assoluto, rispetto a qualsiasi altro Paese europeo. Bene anche l’utilizzo dei fondi strutturali, che, nonostante un avvio francamente disastroso, oggi sono stati totalmente utilizzati e rendicontati. Anche questo è un grande merito del nostro Governo, che ci fa recuperare in credi- bilità.
È questa anche la ragione per la quale è importante approvare in tempi rapidi la legge di delegazione al nostro esame ed è importante che si sia realizzata questa collaborazione tra noi e la Camera dei deputati, per consentire non soltanto l’approvazione del provvedimento, ma anche la presentazione di una nuova legge di delegazione, nel secondo semestre dell’anno.
Il nostro Paese sta acquistando credibilità grazie alle riforme strutturali e, in primis, grazie alla capacità di mettere sotto controllo il debito pubblico regionale: se ciò avverrà, sarà grazie alla riforma costituzionale e alla riforma del Titolo V della Costituzione, che consentirà al Paese di avviare un regionalismo flessibile, nel quale le spese pazze di alcune Regioni – che raggiungono un debito pubblico regionale del 200 per cento e, in un caso, anche del 300 per cento – indeboliscono fortemente la capacità di operare del nostro Governo, nella fase di contenimento del debito pubblico, che è il principale peccato che ci viene rimproverato. Con l’approvazione della ri- forma in autunno da parte del popolo italiano, sulla quale non abbiamo dub- bio alcuno, saremo in grado di portare un ulteriore tassello di forza nella no- stra politica e di far valere maggiormente gli interessi del nostro Paese.
Così come noi ci impegniamo a rispettare le regole, anche gli altri Paesi devono fare lo stesso. La Germania deve aumentare gli investimenti e ridurre il surplus commerciale: tale sfasatura rende infatti il motore europeo completamente sfasato e di fatto costituisce un freno ad un pieno recupero dell’economia europea. La Francia deve rispettare il rapporto tra deficit e PIL, che da anni non viene rispettato ed è fuori controllo. Bene la clemenza della Commissione europea, che ha proposto ieri, nei confronti di Spagna e Portogallo, di tollerare un provvisorio sforamento dei parametri di Maastricht, in considerazione dei grandi sforzi e delle riforme strutturali importanti che sono state approvate. È un bene anche che la Commissione abbia intimato alla Polonia di correggere il suo sistema di garanzie costituzionali entro tre mesi: mettiamo infatti l’accento sul fatto che i Trattati europei devono essere rispettati non soltanto sotto il profilo economico, ma anche sotto il profilo dei valori nei quali ci riconosciamo. Il fatto che ci siano oggi dei Paesi che pongono dei problemi gravi dal punto di vista del rispetto dei di- ritti umani e delle garanzie, anche nei confronti degli immigrati, è un punto su cui l’Unione europea non può più chiudere gli occhi e abbozzare. Noi pensiamo che chi non rispetta i principi europei, tutti i principi europei, debba vedersi sospesi i benefici, a cominciare dall’assegnazione dei fondi strutturali. Noi siamo una comunità che deve condividere le responsabilità e i benefici, ma chi non condivide le responsabilità non può condividere nemmeno i benefici: questo è un punto che va affermato e che darà dignità e forza alla battaglia politica che l’Unione europea sta portando avanti.
Infine, signor Presidente, per quanto riguarda il tema di cui oggi si parla molto, il tema della Brexit, è importante che il Regno Unito avvii al più presto la procedura di attuazione dell’articolo 50, perché, in questa fase di incertezza e instabilità che caratterizza la storia europea, questo percorso non è positivo e crea ulteriori turbolenze ed ulteriori dubbi per il futuro. Io credo che dalla vicenda della Brexit sia possibile, per l’Unione europea, re- cuperare delle occasioni importanti. Ci sarà una maggiore coesione e la zona euro verrà a coincidere maggiormente con l’Unione europea; da qui potremo trovare una maggior coesione anche sulle politiche economiche.
In definitiva, io credo che oggi, anche grazie al dibattito che c’è stato in quest’Aula, grazie agli interventi mi sembra cristallini e chiarificatori su certe polemiche del tutto strumentali (l’abbiamo sentito anche dai toni), gra- zie ai contributi del senatore Dalla Tor, della senatrice Bertuzzi, della senatrice Pignedoli e del senatore Mancuso, che hanno messo a tacere questo modo strumentale di utilizzare la politica europea per finalità strettamente elettorali interne ed hanno ben chiarito il senso della legge di delegazione sull’articolo 5, stiamo rendendo un servizio importante sia al nostro Paese sia all’Unione europea.
Noi vogliamo stare a testa alta nell’Unione europea, vogliamo far rispettare i principi e i Trattati, così come li vogliamo rispettare noi, e pensiamo che questo sia il miglior servizio che possiamo rendere sia al nostro Paese sia all’Unione europea. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico.