“Prendersi cura”: Lotta alla povertà e reddito di inclusione

“Prendersi cura”: Lotta alla povertà e reddito di inclusione

Le diverse tappe della campagna che sto conducendo a sostegno della mozione Renzi Martina per le elezioni del nuovo segretario del PD sono per me una magnifica occasione per soffermarmi su alcuni temi centrali della politica che è stata realizzata (a dire il vero proprio grazie alla spinta riformatrice di Matteo renzi) durante questa legislatura. Uno dei provvedimenti più attesi e importanti è quello sul reddito di inclusione approvato a marzo dal Senato. Ne abbiamo parlato a Bernareggio con Laura Barzaghi, una brava consigliera regionale del PD, nel corso di un incontro organizzato a Bernareggio da Gianni Bresciani e Francesco Gerli. Devo dire, innanzitutto, che sono sempre ammirato dalla competenza ed esperienza dimostrata dai partecipanti a questi incontri  che spesso arricchiscono con i loro commenti e osservazioni il dibattito dei relatori. Anche questa volta è andata così.

Il punto che ho ritenuto di mettere in evidenza  è stato quello relativo alla filosofia di fondo di questo provvedimento che si distacca dal reddito di cittadinanza promosso da M5S non solo per una più realistica dotazione finanziaria (circa 2 miliardi di Euro)  ma anche per i principi a cui si ispira. Il punto di partenza infatti è che la lotta alla povertà non si fa staccando semplicemente un assegno a chi si trova in difficoltà ma mettendo in essere una serie di misure che mirino a riportare nel circuito lavorativo e sociale (dunque a includere)  chi ne è rimasto fuori. La fragilità di chi è ai margini non è solo economica ma è spesso legata a fattori più complessi, come la difficoltà ad accedere a dei servizi, alla carenza di formazione, al divario culturale, alla mancanza di una rete di prossimità potremmo dire alla mancanza di un vero progetto di inserimento nel circuito lavorativo. Come ha detto nella sua relazione in aula la senatrice Annamaria Parente “Si tratta di una misura di contrasto della povertà intesa come impossibilità di disporre dell’insieme dei beni e dei servizi necessari a condurre un livello di vita dignitoso, nonché una misura di contrasto dell’esclusione sociale. La misura deve consistere in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali, mediante un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, e deve essere garantita uniformemente in tutto il territorio nazionale. Nella definizione del beneficio si terrà conto della condizione economica del nucleo familiare e della sua relazione con una soglia di riferimento per l’individuazione dello stato di povertà.

È proprio l’impegno, che si concretizza nel progetto personalizzato, a fare di questa misura uno strumento che supera la visione assistenzialista – radicata troppo spesso, purtroppo, nel nostro Paese – per mettere al centro la persona nel rispetto della sua dignità. Il progetto deve essere predisposto da una équipe multidisciplinare, costituita dagli ambiti territoriali, in collaborazione con le amministrazioni competenti sul territorio in materia di servizi per l’impiego, la formazione, le politiche abitative, la tutela della salute e l’istruzione, sulla base di una valutazione del bisogno, di una piena partecipazione dei beneficiari alla predisposizione dei progetti, di un’attenta definizione degli obiettivi e di un monitoraggio degli esiti, valutati periodicamente”. 

Il dibattito che ne è seguito ha messo in evidenza proprio la necessità che le tante misure oggi disponibili ma parcellizzate in una pluralità di procedure e da diversi enti erogatori trovino una razionalizzazione che questo provvedimento mira a realizzare progressivamente. E’ previsto un periodo di verifica con il coinvolgimento di tutti i principali attori non solo istituzionali ma anche del terzo settore. Dunque un approccio pragmatico anche se relativo ad una misura dal forte valore – non solo simbolico – di prendersi cura di chi è rimasto indietro. Molti ne hanno parlato, noi lo abbiamo cominciato a fare concretamente.

 

Questa bella giornata di confronto si è poi conclusa in serata al circolo PD  Open  Bocconi con un incontro organizzato da Salvatore Bonfante durante il quale, oltre a seguire con trepidazione l’andamento delle elezioni presidenziali in Francia – abbiamo passato in rassegna i grandi temi che rimangono ancora da affrontare.