il video della mia lite con la Senatrice De Petris
Nei giorni scorsi molti amici mi hanno fermato per strada per domandarmi se davvero ero diventato un manesco picchiatore di gentildonne come alcuni di loro avevano avuto l’impressione che io fossi diventato dopo aver letto alcuni resoconti giornalistici della seduta del Senato che discuteva del Jobs Act.
In questi casi, vi assicuro, qualunque cosa uno possa dire non verrà mai creduto fino in fondo, anzi più assicurazioni uno cerca di dare più rischia di ingenerare nel suo interlocutore il dubbio opposto. La cosa, come comprenderete, è davvero seccante. Ho quindi evitato di dilungarmi in troppe spiegazioni (in realtà le avevo scritte in un post su Facebook che ritrascrivo qui in fondo) e mi sono messo alla ricerca di un filmato video che potesse far vedere a tutti cosa era veramente successo. La cosa non è stata molto facile ma finalmente dopo aver chiesto in lungo e in largo ho trovato il video girato con il telefonino da un collega senatore che mostra la scena. La qualità del video non è Hollywoodiana ma si vede comunque abbastanza bene tutta la scena.
Mi sembra evidente che non ho in alcun modo aggredito la collega e che semmai è stata quest’ultima ad avere una reazione diciamo piuttosto sovreccitata. E’ rimasto fuori il pezzo in cui sono andato a chiarirmi con la senatrice De Petris.
Cliccate QUI per vedere il video.
Qui di seguito invece il post che avevo pubblicato su Facebook il giorno successivo il fatto che spiega nel dettaglio il perché e il per come.
Mi ritrovo stamattina su tutti i giornali per ragioni che avrei preferito davvero evitare: non solo avrei perso l’aplomb con il quale cerco di guardare con simpatia ai fatti della vita ma sarei addirittura venuto alle mani con la Senatrice De Petris! Le cose non stanno propriamente così. Ecco i fatti: siamo al termine di una giornata piena di scontri (in certi casi non solo verbali) tra grillini e leghisti da una parte e i banchi della Presidenza dall’altra. Al Ministro Poletti era stato impedito di parlare solo poche ore prima., il Sen. Petrocelli, benché espulso, si era rifiutato di lasciare l’Aula occupandola con i suoi per quasi un’ora. Dopo la decisione del Presidente Grasso di passare ai voti (al termine di una discussione durata tre ore (tre ore!) su questioni di calendario il Sen. Centinaio (Lega Nord) scende precipitosamente e gli scaglia contro il volume del Regolamento. Lo seguono immediatamente altri leghisti che lanciano fogli e altre copie del regolamento. Per non essere da meno altri senatori M5S si fiondano verso i banchi del Governo, il Senatore Santangelo sale in piedi sui banchi del Governo e tenta di dare la scalata a quelli della presidenza. Tutti urlano, imprecano , tentano di impedire che Grasso vada avanti. Io mi volto verso il Senatore Luciano Uras di SEL che conosco e stimo e gli dico: “ma voi che siete sempre pronti a gridare che ci sono attacchi alla democrazia non dite niente contro questi fascisti?” Uras mi guarda imbarazzato. A questo punto sento dietro le mie spalle la Senatrice De Petris che urla agitatissima con un pezzo di microfono in mano. Mi volto, vedo che ce l’ha con me. Sento alcune parole tipo “non ti permettere…” Cerca di venire verso di me ma siamo troppo distanti per entrare in contatto. Arrivano i commessi. io sono fermo al mio posto e non dico nulla. Non riesco a capire cosa sta succedendo. La De Petris si agita come una furia. La Senatrice Fattorini si trova sulla sua traiettoria e viene colpita – penso involontariamente. Andrà in infermeria a farsi medicare per un qualche graffio e una botta. Una volta finito il parapiglia mi avvicino alla De Petris e le tendo la mano dicendole che non vedevo il motivo del dissidio. Lei dapprima rifiuta poi incoraggiata dai suoi stessi compagni di partito me la stringe. Tanti vengono a salutarmi e a prendermi in giro per quanto successo. Prevalgono i sorrisi e le risate.
Leggo più tardi agenzie in cui si parla di scontro fisico, faccio un tweet per sdrammatizzare, poi stamane la lettura dei giornali. Tutto qui, non credo sia il caso di parlarne oltre.
Resta la questione di una tolleranza verso comportamenti violenti e intimidatori che coloro che hanno veramente a cuore la democrazia dovrebbero condannare senza ambiguità e distinguo.