Le scelte che abbiamo dinanzi
Si svolge in queste ore un importante Consiglio Europeo che ha al centro della discussione soprattutto due temi: quello della eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (se dovesse passare il referendum indetto da Cameron) e quello delle misure per i migranti. Dopo la relazione di Matteo Renzi e un dibattito (in parte sprecato da molti colleghi dell’opposizione: perché passare il tempo ad insultare anziché a proporre idee e progetti per il nostro comune futuro e il nostro ruolo in Europa?) ho preso la parola per la dichiarazione di voto. Questo è il video e questa è la trascrizione del testo
COCIANCICH (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COCIANCICH (PD). Signor Presidente, «(…) oggi è il momento in cui bisogna saper gettare via vecchi fardelli divenuti ingombranti, tenersi pronti al nuovo che sopraggiunge, così diverso da tutto quello che si era immaginato; scartare gli inetti tra i vecchi e suscitare nuove energie tra i giovani.
Oggi si cercano e si incontrano, cominciando a tessere la trama del futuro, coloro che hanno scorto i motivi dell’attuale crisi della civiltà europea e che, perciò, raccolgono le eredità di tutti i movimenti di elevazione dell’umanità, naufragati per incomprensione del fine o dei mezzi con cui raggiungerla. La via da percorrere non è facile, né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà».
Quelle che ho pronunciato, signor Presidente, non sono ovviamente parole mie, ma solo di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi e di Ursula Hirschmann, contenute nel famoso Manifesto di Ventotene che molte volte viene richiamato come una delle fonti, delle sorgenti dell’idea di Unione europea. Nel cuore di questa idea, signor Presidente, sta proprio il fatto di gettare via i vecchi fardelli. Ed i vecchi fardelli sono questa idea che aveva caratterizzato il periodo antecedente, anzi gli anni in cui si scriveva il Manifesto (fra il 1941 e il 1944), per il quale ci si doveva screditare e combattere frontalmente gli uni contro gli altri.
Credo che oggi la sfida sia ancora aperta e sia quella di rinunciare a delegittimarsi reciprocamente e cercare invece, pur nel rispetto delle reciproche differenze e nella convinzione di avere posizioni anche conflittuali, la legittimazione reciproca come un patrimonio a cui non possiamo rinunciare. E credo che questo sia veramente il punto sul quale noi dobbiamo oggi porre una linea difensiva sulla quale non possiamo assolutamente demordere.
Oggi l’idea che l’Unione europea rappresenta è l’aspetto più alto che siamo riusciti ad ottenere dal punto di vista della legittimazione reciproca, e questo è importante. Ogni qualvolta l’Unione europea ha saputo riconoscersi, attraversare la frontiera tra la Ruhr e la Saar e partire dal conflitto che ha insanguinato le nostre frontiere, andando a riconoscersi in una comunanza di popoli europei, è avanzata e ha prodotto ricchezza e progresso. Ogni qualvolta noi abbiamo costruito muri e innalzato fili spinati, abbiamo, invece, compiuto un passo indietro.
Per questo il Consiglio europeo di domani è particolarmente cruciale, perché vengono rimesse in discussione la natura e la ragione stessa del nostro essere insieme. È invece importante che tutto il Paese e anche il nostro Parlamento, da questo punto di vista sia unito. E voglio dire ai membri del mio partito, ai componenti del Gruppo del Partito Democratico, che ogni qualvolta noi saremo divisi e non ci riconosceremo reciprocamente nelle ragioni costitutive del nostro partito, saremo perdenti. E lo dico anche con riferimento a quanto è successo nelle scorse ore. Noi dobbiamo riconoscere il valore reciproco delle differenze e cercare di creare una sintesi. Questo vale per noi, come Gruppo del Partito Democratico, e se riusciremo a farlo, avremo autenticamente uno spirito europeo.
L’Europa ha esattamente la capacità di fare una sintesi delle diverse tradizioni, delle diverse ideologie e delle diverse posizioni culturali. Noi dobbiamo muoverci con questo spirito, a testa alta, facendo valere le posizioni italiane. E dico questo anche con riferimento ad alcune polemiche sollevate sulla scarsa presenza dii funzionari italiani nelle istituzioni europee. Lo spirito europeo non deve far venire meno il desiderio e la volontà di farci rispettare. Oggi l’Italia – e lo dico al Governo – deve essere più rappresentata nelle istituzioni europee, anche nelle posizioni chiave.
Su 28 pozioni chiave – e non lo dico per essere antitedesco, al contrario – 18 sono rivestite da funzionari di alto livello tedeschi. Questo – secondo me – è qualcosa che deve cambiare nel futuro, proprio nello spirito di un riconoscimento e di una costruzione reciproca che si manifesta anche nella scelta delle posizioni chiave dove si decide.
Infine, signor Presidente, c’è il tema della migrazione, più volte evocato in questa discussione, che non è soltanto un problema di buonismo contro cattivismo e di sicurezza. È un problema di tipo strategico sul futuro dell’Europa. L’Europa fa fronte a una enorme crisi, anche di natura demografica, e noi non possiamo non porci questo problema. Qual è il futuro dell’Europa? È una domanda che l’Europa deve porsi rispetto al venir meno e all’invecchiamento della sua popolazione.
Cercare una grande alleanza con i Paesi che stanno intorno a noi, con le forze generose ed entusiaste che cercano di venire a lavorare nel nostro Paese, è una opportunità grande e una risorsa che non possiamo trascurare. Oggi noi abbiamo bisogno, da un punto di vista strategico, per mantenere il nostro livello di ricchezza, di ridurre gli squilibri macroeconomici ed economici tra il Nord e il Sud del mondo, tra il continente europeo e il mondo che esce dal deserto.
Come ricordava don Giulio Albanese ieri in Commissione affari costituzionali, l’Africa è un continente straordinariamente ricco di risorse, e noi dobbiamo riuscire a creare delle relazioni equilibrate. Da questo punto di vista, approvo il fatto che sia data compiuta attuazione alla riforma della cooperazione internazionale.
È necessario mettere mano alla legge sull’immigrazione, anch’essa vecchia; riguardare con maggior lungimiranza alla legge sull’asilo in una prospettiva europea; portare a termine la riforma della cittadinanza e stringere un grande patto con le comunità di migranti che, dal mio punto di vista, devono essere guardate come portatrici di quelle energia e speranza di cui noi, oggi, a volte siamo poveri.
E tutto questo lo vediamo anche nel nostro dibattito quando, invece di ascoltarci o di pensare insieme al futuro, lasciamo che sia semplicemente una occasione per insultarci reciprocamente come, purtroppo, è avvenuto anche oggi.
Concludo ripetendo le parole di Altiero Spinelli: «La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà».
Nicolini Romano
18 Febbraio 2016 @ 23:18
Caro Roberto, sono d’accordo anche se non condivido il metodo troppo aggressivo di Renzi. Anche in Europa, come ovunque, ci vuole diplomazia e arte di non mettere le persone all’angolo.
Quanto ai migranti, ripeto a te quello che dico spesso anche nelle prediche: aiutiamo , tramite i missionari, le famiglie a restare nel loro ambiente, senza dover emigrare. Indro Montanelli diceva: “Mille lire in mano ad un missionario rendono come un milione; un milione di lire in mano ad un funzionario dell’ONU rendono come mille lire”.