Il mio intervento (in Commissione) sulle Riforme Costituzionali
Oggi sono intervenuto in Commissione affari costituzionali sul tema delle riforme, ecco il resoconto:
Il senatore COCIANCICH (PD) osserva che il dibattito sulle riforme costituzionali sembra caratterizzarsi per un’attenzione a singoli e specifici aspetti del progetto di revisione che – seppur rilevanti sul piano politico e sotto il profilo giuridico – rischiano di distogliere l’attenzione da temi di ben più ampio respiro, i quali rinviano alle ragioni profonde che orientano il processo di riforma.
A suo avviso, appare assente nella discussione una riflessione compiuta sui problemi che affliggono il tempo presente e che richiedono sforzi significativi da parte dei decisori pubblici.
Ad esempio, occorrerebbe interrogarsi sulle responsabilità della mancata innovazione istituzionale e sugli effetti che l’assenza di riforme ha prodotto sul tessuto sociale ed economico del Paese. Probabilmente una profonda riforma dello Stato e delle istituzioni – capace di migliorarne il funzionamento – avrebbe consentito di affrontare le sfide degli ultimi anni con strumenti più adeguati ed efficaci: la smisurata crescita del debito pubblico, la difficoltà – da parte dello Stato – di presidiare vaste zone del Paese, per sottrarle al controllo delle organizzazioni criminali sono esempi, a suo avviso, dei gravi problemi che una struttura istituzionale più snella avrebbe forse potuto risolvere.
Parimenti, la realizzazione di un organico progetto di riforma costituzionale avrebbe anche la capacità di restituire all’Italia centralità nel contesto internazionale, invertendo la tendenza che vede il Paese penalizzato da divisioni interne, dalla fragilità dei Governi e da un’endemica instabilità, suscettibile di mortificare ogni sforzo per acquisire maggiore credibilità.
Un ulteriore fattore di crisi è rappresentato dalla lentezza dell’apparato burocratico che, in ragione della sua incapacità di rispondere in modo sollecito alle aspettative dei cittadini e di tradurre in azione amministrativa gli indirizzi politici, concorre a determinare disaffezione e ostilità nei confronti delle istituzioni. Un altro tema meritevole di attenzione è quello della frammentazione dei partiti politici, fenomeno aggravatosi particolarmente negli ultimi anni, come pure la necessità di leadership capaci di definire prospettive e linee di indirizzo a lungo termine.
Si sofferma, quindi, sulle principali criticità evidenziate finora nel corso della discussione generale.
Per quanto riguarda le modalità di composizione della seconda Camera, ritiene ragionevole che i senatori siano eletti dalle Regioni, proprio in funzione del ruolo di rappresentanza delle autonomie territoriali assegnato al Senato. Del resto, osserva che anche in Europa il pluralismo territoriale trova espressione e rappresentanza istituzionale.
Con riferimento alla riduzione del numero dei parlamentari, non ritiene necessario un intervento volto a riequilibrare la composizione della Camera dei deputati, in quanto il nuovo Senato svolgerà, in base al progetto di revisione costituzionale, un ruolo profondamente diverso rispetto alle funzioni attribuite alla Camera politica.
A tale proposito, proprio in quanto espressione delle comunità territoriali, ritiene coerente prevedere che il Senato sia luogo di sintesi tra l’Unione europea e gli enti locali. Si tratta di una funzione di assoluto rilievo e di notevole impatto, in grado di accrescere in misura significativa la possibilità di interloquire con le istituzioni dell’Unione per tutte le Regioni,
Inoltre, concorda con le considerazioni, espresse dal senatore Fornaro, circa l’opportunità di assegnare alla seconda Camera una più penetrante funzione di valutazione dell’efficacia e dell’impatto della legislazione nazionale ed europea.
Si sofferma, infine, sul rischio, paventato da alcuni, che possa essere sufficiente un numero relativamente esiguo di voti per eleggere il Presidente della Repubblica e gli altri organi di garanzia. A suo avviso, tale ipotesi costituisce un caso estremo e difficilmente verificabile, dovendosi registrare l’assenza o l’astensione di un elevatissimo numero di parlamentari, mentre – come si può riscontrare – la partecipazione all’elezione del Capo dello Stato è sempre molto elevata.
In ogni caso, nel ritenere opportuno valutare con attenzione tutti i contributi offerti nel corso del dibattito, auspica che il confronto prosegua senza rigide contrapposizioni. Del resto, solo l’approvazione da parte di un’ampia maggioranza potrà offrire, a suo avviso, una prospettiva di lungo termine al progetto di riforma della Costituzione.