Tic, tac, tic, tac il tempo passa rapidissimo e siamo già alla fine di questa breve campagna elettorale. Domenica si va al voto (mi raccomando: si va!) e vorrei condividere con tutti voi amici che mi avete seguito, incoraggiato, preso in giro, sostenuto alcune riflessioni. Innanzitutto, dopo esserci passato in mezzo, vorrei ribadire che la politica è qualcosa di atroce e meraviglioso. Atroce perché la densità di sofferenza, di pathos, di ansia, di speranza, di illusione-disillusione-nuovaillusione è quasi senza pari. Qualcuno di voi è mai stato innamorato? Lei vi teneva sulle spine? Avete mai sognato come sarebbe stata la vita se lei…. ? Bene, la politica è più o meno la stessa cosa, quella cosa lì. Atroce come un batticuore. La politica è inoltre anche (una atrocità) meravigliosa perché ci consente di conoscere, confrontarci, misurarci con tutti i principali temi e sfide del nostro tempo costringendoci a prendere una posizione. Nel corso della legislatura mi sono occupato di programmi spaziali, della larghezza delle gabbie delle galline ovaiole, dei termini di prescrizione per determinati reati, di missioni militari all’estero, di etichette sull’olio di oliva, di coperture finanziarie (e ovviamente anche di molte altre cose). Ho avuto la possibilità di allargare la mia mente, il mio cuore, la mia conoscenza degli uomini e del mondo. Sono un uomo molto fortunato e questo, lungi dal farmi sentire tranquillo, mi spinge a domandarmi cosa posso fare per essere all’altezza della mia buona sorte. Giunge un momento nella vita in cui sentiamo una certa urgenza di “restituire” le cose belle e buone che la vita ci ha dato. Vabbè questo è un discorso che rimane aperto e che magari riaffronterò nei giorni che verranno.
C’è una seconda riflessione. io ritengo che l’Italia sia un Paese che sta cercando di guarire da una serie di malattie che lo hanno profondamente debilitato. Non mi riferisco solo ai dati economici (certo, anche a quelli) ma soprattutto alla mancanza di fiducia in noi stessi, al clima di generale discordia che ci divide e ci azzoppa, alla mancanza di ambizione collettiva. Una malattia che potremmo chiamare “Rassegnazione”.
Eppure ci sarebbero tanti motivi per guardare con fiducia al futuro: è di oggi la notizia che la disoccupazione giovanile è al suo minimo dal 2011, così pure quella femminile, che il PIL cresce (1,5%), che arretra il debito, che il deficit va meglio delle previsioni. Nei giorni scorsi abbiamo letto del record dell’export, della bilancia commerciale, del fatturato delle imprese… insomma tutti gli indicatori sono buoni, abbiamo imbroccato una strada molto positiva per quel che riguarda l’economia e servirebbe solo continuarla e darle maggiore spinta. Alcune riforme promettono di dare frutti positivi anche a breve (la Nuova Sabatini, super-ammortamento, iper-ammortamento, PIR, Patent Box, forme di sostegno per la Ricerca sviluppo, la formazione, industria 4.0) sono state ridotte le imposte alle imprese dal 27,5% al 24%, le tasse sulla prima casa, la dichiarazione precompilata, gli 80 euro… insomma sono state prese tantissime misure che daranno continuità alla ripresa.
Anche sul piano dei diritti civili e sociali sono state realizzate riforme importanti, garanzie per le persone fragili (la legge sul dopo di noi, la tutela delle donne vittime di violenza, lo stalking il divieto di dimissioni in bianco, cyberbullismo, la legge sullo spreco alimentare, la riforma del terzo settore, la riforma della Cooperazione allo Sviluppo, il reddito di inclusione, il caregiver, il servizio civile universale, l’elenco potrebbe continuare a lungo) per non parlare delle grandi riforme sui temi della giustizia, del mercato del lavoro della P.A., della scuola (ivi compresi grandi investimenti sull’edilizia scolastica e le scuole innovative).
L’Italia ha ripreso credibilità internazionale e in Europa dopo essere stata a lungo lo zimbello o lo zerbino dei nostri vicini. Sono stati imposti in ambito UE temi importanti come la dimensione della crescita in aggiunta alla stabilità, la questione di un piano comune per l’Africa, la necessità di una strategia comune per la questione migranti.
Ciò nonostante prevale in tanti di noi un sentimento di stanchezza, disorientamento, la ricerca di scorciatoie che magicamente annullino tutta la fatica che ci resta da fare. Compaiono sulla scena tanti pifferai magici che promettono cose mirabolanti a poco prezzo. La verità è che ci farebbero tornare come Pinocchio e Lucignolo nel Paese dei balocchi. In questo clima di incertezza fa breccia il messaggio semplicistico di chi ha poche cose da dire, alcune parole d’ordine (prima gli italiani!) e soprattutto di chi agita i fantasmi della paura. La paura è un sistema che ha sempre funzionato per governare un Paese. La gente quando ha paura obbedisce più facilmente, si affida al demiurgo, zittisce il dissenso. Abbiamo molti demiurghi in fila per entrare in scena (Grillo e Salvini per esempio) e vediamo tra le loro fila come vengono trattati i dissidenti.
Il Partito Democratico ha una squadra di persone estremamente competenti che hanno fatto molto bene durante l’ultima legistatura e un leader carismatico votato da 1,7 milioni di persone che ha saputo fare anche molti passi di lato quando è stato necessario. Personalmente sono fiero di fare parte di questa squadra composta anche da tante persone generose che a tutti i livelli si impegnano con umiltà a fare tutto quello che è possibile per preparare un futuro migliore.
Il desiderio di futuro deve essere più forte della nostra fatica, la testa e il cuore devono essere più forti della pancia. Ci sono tante cose belle e importanti che ci rimangono da fare. Non lasciamo che questo cammino così faticosamente intrapreso si fermi ora. Portiamo a termine questo ardito progetto di riforme e di modernizzazione del nostro Paese. Facciamolo con entusiasmo, senza parlare male degli altri che pure ci insultano ma per l’amore che portiamo ai nostri figli e nipoti a cui vogliamo lasciare un futuro da vivere a testa alta.
Io voto e mi candido nel Partito Democratico. Lo faccio con grande convinzione e orgoglio. Invito anche voi a fare lo stesso e a darci una mano. Andiamo avanti insieme, liberi dalla paura.
Roberto Cociancich