Oggi in #Senato abbiamo ricordato le vittime di tutte le mafie, attraverso le commosse parole del Presidente Pietro Grasso, osservando un minuto di silenzio: faccio mia la sua definizione della giornata odierna, “primavera di legalità“. Ieri a #Locri sui muri del vescovado sono apparse ignobili ed ingiuriose scritte contro #DonCiotti e contro le forze dell’ordine: oggi 25 mila persone hanno sfilato per testimoniare che “l’omertà uccide, la verità è speranza”.
Oggi è la giornata contro le mafie: vorrei ricordare #DonPeppinoDiana, prete e scout di Casal di Principe ucciso dalla camorra perché questa organizzazione criminale considerava intollerabile che qualcuno potesse credere nel cambiamento. “Per amore del mio popolo non tacerò” aveva scritto in un documento nel 1991. Per amore del suo popolo ha perso la vita. Ma il suo sacrificio ha risvegliato le coscienze, quelle di tanti giovani scout innanzi tutto e non bisogna dubitare che in futuro saranno sempre di più quelli che non taceranno e che dal sangue di uomo di coraggio nascano tanti altri gesti di coraggio.
Il sacrificio di Don Peppino Diana richiama alla memoria quello di tanti servitori dello Stato che hanno perso la vita per cercare di fare del nostro Paese una terra libera dalla paura della mafia e quindi più giusta.
Il risultato delle elezioni nei Paesi Bassi permette all’Europa di tirare un sospiro di sollievo ma ora più che mai deve cambiare e superare schemi tecnocratici che allontanano i cittadini.
Il voto degli olandesi, chesi sono recati massicciamente alle urne con l’82% degli aventi diritto, ha decretato la netta sconfitta del partito nazionalista dell’euroscettico e islamofobo Wilders e un importante risultato dei Verdi di sinistra. Un voto di cittadini europei, stanchi di quell’antipolitica urlata che diffonde odio e paura e che dicono ‘no’ a populismi ed estremismi xenofobi e ‘sì’ ad una Europa democratica e tollerante.
Una buona notizia che dovrebbe scoraggiare anche chi nel nostro Paese sostiene le ondate di nazionalismi in Europa, come Grillo e Salvini.
“It is bad enough that animals and people are dying of AIDS, but no one should die of ignorance.”
Stamane l’Aula del Senato si è aperta con la discussione sulla richiesta al Governo di intervenire contro la diffusione del virus HIV-AIDS , purtroppo niente affatto debellato ma ancora assai diffuso.
I numeri parlano chiaro : “l’HIV è una malattia che riguarda potenzialmente gran parte della popolazione, atteso che, negli anni, si è osservato un cambiamento delle modalità di trasmissione dell’infezione, con un aumento esponenziale dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, che rappresentano oggi l’85 per cento del totale; in particolare, tali casi sono aumentati dall’1,7 per cento nel 1985 al 43,2 per cento nel 2014, e quelli attribuibili a trasmissione tra persone omosessuali nello stesso periodo sono aumentati dal 6,3 al 40,9 per cento; sono state segnalate, nel 2014, al centro operativo AIDS dell’Istituto superiore di sanità (COA), 858 diagnosi di AIDS, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti; la percentuale di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da HIV è stata del 27,1 per cento nel 2014, con un numero assoluto pari a 1.002 casi. In particolare, l’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è stata di 19,2 nuovi casi per 100.000 stranieri residenti, rispetto a un’incidenza tra italiani residenti dai 4,7 nuovi casi per 100.000; nel 2014, l’emersione dello stato di sieropositività al virus dell’HIV è avvenuto principalmente per cause diverse dall’accesso volontario al test dell’HIV; nello specifico, nel 26,4 per cento dei casi, il test HIV è stato eseguito per la presenza di sintomi correlati all’HIV e nel 12,9 per cento dei casi in seguito ad accertamenti per altra patologia o alla diagnosi di un’infezione sessualmente trasmessa”
Ciò significa che deve essere necessariamente operata una campagna di consapevolezza verso chi sembra ignorare che la diffusione del virus persiste ancora, una campagna di sensibilizzazione che porti alla volontaria diagnostica del virus attraverso esami specifici. Prendersi cura della propria salute, effettuare controlli periodici non deve essere atto di vergogna ma di responsabilità verso sé stessi e gli altri. Peraltro, a ben leggere i dati si vede quanto sia in aumento la diffusione del virus in quelle categorie che sembrano considerarsi esenti perché ritengono di condurre una stile di vita tale da renderli potenzialmente non vittime del virus.
C’è una generazione “Philadelphia”, cresciuta con impresse le immagini del celeberrimo film, un manifesto che ha rotto molti tabù, la stessa generazione che negli anni 90 quotidianamente veniva informata dei rischi della malattia anche attraverso una campagna importante di Pubblicità Progresso, ad oggi apparentemente l’unica solerte nella prevenzione, che si contrappone ad una generazione purtroppo inconsapevole dei rischi ancora attuali. Forse uno dei motivi che rendono meno pop l’argomento è che nessun mito attuale della musica o del cinema sia ammalato di AIDS e che quindi che non se ne parli da pulpiti importanti?
Se non si parla di AIDS non vuol dire che il virus non esista più.
Per questo, accolgo volentieri l’invito che mi è stato rivolto dall’Avis a diffondere il link al loro questionario #testaocuore per studiare e mantenere alta l’attenzione sui comportamenti che possono esporre al virus: https://testaocuore.typeform.com/to/vKcR0z
E’ nostro compito, come genitori, come adulti e come rappresentanti delle Istituzioni fare in modo che la guardia non si abbassi mai ed anzi prendere provvedimenti affinché si ricominci a parlare dei rischi e delle possibilità di contrazione del virus.
Da assistenzialismo ad inclusione sociale, nasce il “reddito di inclusione”.
Questa mattina in Senato è stata votata la legge delega la legge delega sulla povertà assoluta collegata alla #stabilità2016 che obbligherà il Governo, entro sei mesi dalla sua entrata in vigore, ad adottare la prima misura nazionale di contrasto della povertà. Si tratta di una legge di portata storica che, con i fatti, interviene per far fronte ad alcune situazioni di estrema indigenza che, purtroppo, si verificano nel nostro Paese. Il reddito di inclusione, da questo punto di vista, rappresenta una misura rivoluzionaria perché per la la prima volta supera l’approccio assistenzialista alle problematiche sociali.
Ecco alcune pillole del contenuto della legge approvata, a cura del Gruppo Senatori Pd .
IL REDDITO DI INCLUSIONE
La prima misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta si chiamerà ”reddito di inclusione”. Sarà condizionata “alla prova dei mezzi, effettuata attraverso l’indicatore della situazione economica equivalente (Isee)”. La misura consiste in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali, attraverso un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, finalizzato all’affrancamento dalla condizione di povertà. Si supera in questo modo un approccio assistenzialista alla condizione di estrema indigenza. Questi percorsi saranno predisposti da una équipe multidisciplinare.
RIORDINO DELLE MISURE ASSISTENZIALI
La legge delega prevede il riordino di tutte le misure assistenziali, escluse le pensioni. Il reddito di inclusione sarà dunque una misura unica: una volta a regime, cesseranno di esistere strumenti come la social card anziani e l’Asdi, l’Assegno di disoccupazione. E sarà anche una misura universale, destinata a tutte le persone e le famiglie che versano in condizioni di povertà assoluta.
I DESTINATARI DELLA MISURA
Il “reddito di inclusione” è destinato, a regime, a sostenere tutte le famiglie in povertà assoluta. L’obiettivo sarà raggiunto in modo progressivo, a partire da 400 mila persone entro il 2017, con priorità per i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione.
FINANZIAMENTO
Il reddito di inclusione verrà erogato con le risorse del “Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”, già finanziato dalla legge di stabilità 2016 con 600 milioni nel 2016 e 1, 180 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018. Ulteriori risorse proverranno dal riordino delle misure attualmente in vigore contro la povertà, che il governo dovrà effettuare con i decreti attuativi. Il Fondo per la lotta alla povertà sarà rifinanziato ogni anno, con la legge di Bilancio. POSSIBILE RINNOVO E DECADENZA
Nei decreti attuativi, il governo dovrà specificare la durata e le cause di decadenza del beneficio. Il reddito di inclusione potrà essere rinnovabile, eventualmente dopo un periodo di sospensione, in seguito alla verifica della persistenza dei requisiti, con la definizione di un nuovo progetto personalizzato. DURATA MINIMA RESIDENZA ITALIA PER ACCEDERE A MISURA
Per beneficiare della misura occorrerà un “requisito di durata minima della residenza sul territorio nazionale nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea”. Il governo sta già lavorando ai decreti attuativi, per una rapida entrata in vigore del reddito di inclusione.
Questa mattina sono intervenuto in Senato per la dichiarazione di voto a nome del Partito Democratico sulla relazione del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e sulle risoluzioni presentate in vista del Consiglio Europeo che si svolgerà il 9 e 10 marzo.
“Signor Presidente, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio e i membri del Governo. Credo che l’intervento del presidente Gentiloni sia stato ampiamente apprezzabile e condivisibile per ciò che ha espresso.
Siamo alla vigilia delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario dei trattati di Roma. Tutti abbiamo riconosciuto come questo sia un momento di crisi e, come ogni momento di crisi, può rappresentare anche un’opportunità.
Condivido gli interventi di coloro che hanno richiamato l’importanza di ritrovare oggi l’orgoglio di essere europei. L’Unione europea – lo ricordo – ha vinto pochi anni fa il premio Nobel per la pace. Jeremy Rifkin l’additava come un esempio politico da imitare anche per altre realtà politiche, come gli Stati Uniti. Penso che non si debba ricordare l’Europa solo come un fattore di pace. Certo, è stato anche questo e lo testimoniano tutte le realtà di conflitto e di guerra che sono intorno all’Unione europea: Ucraina, Yemen, Iraq, Siria, Libia. Ovunque gettiamo lo sguardo troviamo realtà di conflitto, di guerra, di sofferenza. Ma l’Unione europea è qualcosa di più: è stata l’idea, il sogno di una società aperta, tollerante, plurale, laica, multiculturale, multireligiosa.
Vorrei leggere brevemente gli articoli 2 e 3 del Trattato sull’Unione europea: «L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini». «L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli. L’Unione offre ai suoi cittadini uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest’ultima».
Questi sono i valori che, tramite l’Unione europea, noi cittadini europei cerchiamo di conseguire; di questi non dobbiamo vergognarci, ma dobbiamo richiamarci a essi in questo momento di difficoltà e di crisi. Se torneremo a questi valori, l’Unione europea riprenderà slancio; se l’Unione europea rimarrà, invece, rinchiusa in una visione minimalistica, asettica, burocratica, non avremo un grande futuro.
È vero che oggi i cittadini mostrano stanchezza nei confronti di una Unione europea di questo tipo perché è una Unione in cui non si possono riconoscere.
È paradossale, Presidente, che siano proprio le forze di centro-destra che per diverse legislature hanno sostenuto le commissioni che hanno portato avanti quelle politiche – ricordo la legislatura vigente durante la Commissione Barroso e anche durante la Commissione Juncker – oggi siano le più accese nella critica all’Unione europea. Sono loro che hanno condotto in questa direzione l’Unione europea e oggi se ne lamentano. Mi pare un po’ paradossale.
È anche vero, però, che oggi questi valori sono messi in discussione da chi costruisce muri, da chi stende il filo spinato. Personalmente non posso che condividere lo sgomento espresso dal presidente Napolitano per le parole che abbiamo sentito ieri sera, per le immagini che abbiamo visto e per quello che oggi può sembrare facilmente dicibile e che una volta ci saremmo persino vergognati di pensare, non soltanto di dire a voce alta. Ci sono anche fra di noi alcuni epigoni di questi politici che in alcuni Paesi stranieri promuovono valori che, secondo me, sono contrari all’Unione europea e che anche oggi hanno espresso critiche fondate spesso su una visione piuttosto moralistica. Mi riferisco, ad esempio, alle espressioni usate dal senatore Centinaio che ha stigmatizzato – con il garbo e l’eleganza che contraddistingue sempre suoi interventi – il fatto che vi siano alcuni esponenti politici che rubano lo stipendio. Mi domando a chi si riferisse in questo momento perché abbiamo presenti alcuni esponenti anche del suo partito che sono noti per essere scarsi frequentatori delle aule del Parlamento. Mi domando se essere assenteisti permanenti al Parlamento europeo li faccia rientrare nella critica espressa dal senatore Centinaio. Ricordo, inoltre, gli esponenti di altre forze politiche che normalmente invocano l’onestà e la sobrietà e dopo si scopre che hanno favorito, con i contributi europei, i propri parenti, i fidanzati e le badanti, cosa che certamente non contribuisce alla credibilità né delle istituzioni, né del Parlamento europeo e fa ben capire che c’è una doppia moralità, una certa ipocrisia che sta dietro questo tipo di critiche.
Signor Presidente, arrivo velocemente alla conclusione perché il vero tema politico, oggi, sono le proposte di riforma che vengono presentate a livello europeo per rilanciare l’azione dell’Unione. Mi sembra che siano sostanzialmente due. La cancelliera Angela Merkel ha proposto al consiglio informale di Malta un’Europa a due velocità o a più velocità. In realtà, l’Unione europea già oggi si muove con diverse velocità. Poi ci sono le proposte del presidente Juncker contenute nel Libro bianco che illustra cinque scenari. A mio parere quelli verosimili sono soltanto lo scenario n. 3, cioè quello che consente a chi vuole avanzare, a chi vuole fare di più, di fare di più, e lo scenario n. 4 che permette di fare di meno ma in modo più efficiente.
Di certo non possiamo restare oggi così come ci troviamo perché questa situazione comporta un distacco sempre maggiore da parte dei cittadini. Dobbiamo quindi andare avanti verso una svolta. In ogni caso, credo che saranno da riprendere quelle priorità strategiche contenute nel programma della Commissione presentato a settembre che consistono nel raddoppiare la capacità finanziaria del Fondo europeo per gli investimenti strategici, cioè il FEIS, che secondo il piano di Juncker sarebbe capace di generare 500 miliardi e replicare l’esperienza del FEIS nella cooperazione internazionale tramite un piano europeo per gli investimenti esterni. Questo sarebbe molto importante perché questa sarebbe la vera risposta alle sfide dell’immigrazione: investire nei Paesi africani, consentire loro di generare un reddito che consenta livelli di vita che prevengano il fenomeno migratorio, almeno nei numeri così elevati che abbiamo oggi, e di rafforzare il pacchetto dell’economia circolare e le proposte di regolamento e di revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale. Tutte proposte volte anche a dare maggiore flessibilità alle nostre istituzioni europee.
Con queste indicazioni annuncio il voto favorevole del Gruppo del PD sulla risoluzione presentata dal senatore Zanda e da altri Senatori.“
“Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c’è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c’è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!”