Intimidazioni nei confronti degli amministratori locali
Oggi in Senato abbiamo approvato a larga maggioranza la legge sul “dopo di noi”, un provvedimento importante e tanto atteso, che prevede strumenti concreti per dare aiuto alle persone con disabilità grave e prive di un adeguato sostegno familiare.
L’obiettivo perseguito dalla legge è quello di evitare per quanto possibile l’istituzionalizzazione dei disabili più gravi nel momento in cui vengono a mancare i genitori e di incrementare le risorse per l’integrazione e lo sviluppo di una rete di protezione attraverso una serie d’iniziative che vanno dall’istituzione di un fondo per l’assistenza successivo alla scomparsa dei genitori/familiari all’introduzione di regimi fiscali agevolati per la loro assistenza, dall’attivazione di percorsi per l’indipendenza degli individui alla creazione e il sostegno di case-famiglia o di comunità.
I destinatari della normativa sono le persone con disabilità grave non determinata da naturale invecchiamento o da patologie connesse alla senilità, prive di sostegno familiare in quanto senza genitori o perché gli stessi non sono in grado di sostenere la responsabilità della loro assistenza (ad esempio perché molto anziani): per esse è prevista la progressiva presa in carico durante l’esistenza in vita dei genitori stessi, fermi restando i livelli essenziali di assistenza e gli altri benefici previsti dalla legislazione nazionale a favore dei disabili. La filosofia è che il ‘dopo di noi’ si costruisce ‘durante il noi’.
Da questo punto di vista, nel testo che abbiamo votato in Senato è stata rafforzata la parte della legge che indica nella predisposizione di un progetto individuale lo strumento per evitare il più possibile che i disabili gravi siano costretti a vivere in un istituto alla morte dei genitori, scegliendo fra percorsi di autonomia e socialità.
Con l’approvazione del testo alla Camera la nostra legislazione sociale farà un bel passo in avanti che avvicina l’Italia al traguardo di un welfare moderno e veramente attento ai diversi bisogni dei cittadini.
Di seguito, in breve, il contenuto del provvedimento articolo per articolo:
Qui la nota breve del Servizio Studi e qui il provvedimento in pillole.
Ieri in Senato abbiamo approvato la Legge europea 2015-2016.
Come relatore del provvedimento posso testimoniare che il lavoro fatto, sia in Commissione Politiche dell’Unione europea che in Aula, è stato serio e approfondito e ha portato all’approvazione di un testo complesso ed eterogeneo: 40 articoli su svariate tematiche (si è andati dall’olio, ai tartufi, al gioco d’azzardo, alla marineria) che hanno animato una discussione approfondita e importante.
Un passo avanti per chiudere il cerchio degli adempimenti europei necessari al nostro Paese per risolvere numerose procedure di infrazione in ambito europeo che, con l’approvazione di questa legge, verranno portate al minimo storico.
L’Italia oggi è in linea con gli altri stati europei. Ma non siamo ancora contenti perché vogliamo ridurre ulteriormente i contenziosi e faremo una seconda legge europea nel prossimo semestre, arrivando così a livelli di ancor maggiore virtuosità. In tal modo non dovremmo pagare il conto salato delle sanzioni, potendo così destinare ad altri scopi con ricaduta sui cittadini, come già sarà con questa legge elettorale, le somme accantonate per il pagamento delle eventuali multe per le infrazioni a cui la Commissione sottopone quei Paesi che non rispettano le normative e le regole imposte dall’Unione Europea.
Più virtuosi dimostreremo di essere e più credibilità acquisiremo in Europa per poter difendere i nostri interessi nazionali ma anche quelli comuni in cui crediamo fortemente.
Qui la nota del Servizio Studi del Bilancio.
Qui il Dossier del Servizio Studi.
Oggi pomeriggio in Senato si prosegue l’esame del disegno di Legge Europea 2015-16 di cui sono relatore.
Di seguito il testo e qui il video della mia replica in Aula.
Per approfondire, qui il dossier del Servizio Studi del Senato.
COCIANCICH, relatore sul disegno di legge n. 2228. Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti i colleghi intervenuti per aver apportato un ulteriore contributo a questo dibattito e al disegno di legge europea 2015. Il dibattito ha fatto seguito a un’ampia discussione in 14a Commissione, dove sono prevalsi toni decisamente più urbani rispetto a quelli oggi espressi da alcuni colleghi. Mi riferisco in particolare alla senatrice Fattori e mi dolgo che, quando ci si trova in Aula, ci sia sempre il richiamo della foresta per cui, probabilmente essendoci delle telecamere e la possibilità di rivolgersi ai propri elettori o presunti tali, si debba necessariamente arrivare ad usare espressioni che sfiorano l’ingiuria nei confronti di colleghi che invece si sono molto impegnati. Vorrei parlare non a favore del mio lavoro, ma di quello dei nostri colleghi di Commissione, i quali non meritano di essere bollati come persone che non si sono impegnate in questa discussione, che è stata ampia, approfondita, molto pacata. È stato fatto uno sforzo da parte di tutti per cercare di cogliere anche il punto di vista altrui; infatti, il bello del lavoro nella 14a Commissione, di cui mi onoro di far parte da tre anni, è sempre stato quello di trovare una modalità di rispetto reciproco e di attenzione. Tutti, infatti, mettiamo in evidenza gli interessi italiani, al di là delle giuste rivendicazioni di una posizione politica. Chiedo quindi innanzitutto maggior rispetto per il lavoro svolto.
Vorrei altresì riferirmi alla questione pregiudiziale: non può rimanere senza commento il fatto che non soltanto essa interviene su una materia sulla quale c’era stato un consenso unanime in Commissione, ma è stata presentata addirittura verbalmente. Signor Presidente, credo che questa sia una novità nella tradizione del Senato; mi domando perfino se fosse ammissibile. È stata presentata senza indicare l’oggetto, ovvero la norma incriminata che avrebbe travolto tutto il provvedimento. Se fossimo in un’aula di tribunale, si sarebbe dovuto dire che era nulla per indeterminatezza dell’oggetto. Oggi il Senato è stato chiamato a votare senza sapere su cosa stava votando, e trovo che questo sia un fatto assolutamente da non ripetere; quindi chiedo che questa decisione della Presidenza non costituisca un precedente per il futuro, altrimenti potremmo presentare delle pregiudiziali di costituzionalità come se fossimo al bar.
Non si è tenuto conto del fatto che esiste uno strumento regolamentare che consente, sia alle Commissioni che all’Assemblea, di contrastare il pronunciamento della 5a Commissione, tant’è che con una maggioranza particolare si può superare anche il parere contrario di quella Commissione. Non so esattamente a cosa si riferisse il senatore D’Alì quando ha presentato la questione pregiudiziale; non lo so perché non lo ha detto, quindi nessuno di noi può saperlo, ma se si riferiva a un caso in cui la 5a Commissione si era espressa contrariamente, va detto che anche il suo Gruppo ha votato a favore in quella Commissione, quindi egli oggi ha in qualche modo sfiduciato il suo stesso Gruppo; in ogni caso esistono altri strumenti regolamentari per poter superare questa eccezione.
Vorrei dire qualcosa rispetto alle osservazioni fatte oggi da alcuni colleghi.
È certamente condivisibile la perplessità e, a volte, anche lo stupore nei confronti di una politica europea che si preoccupa molto di questioni di dettaglio, come l’etichetta dell’olio o l’origine del miele, e poi si disinteressa totalmente di migliaia di persone che muoiono nel Mediterraneo.
Questa non è l’Europa che vogliamo. Questo non è il tipo di Unione europea che vogliamo costruire. È l’Unione europea che abbiamo quando abbandoniamo gli aspetti valoriali e dimentichiamo i valori ispiratori dell’Unione europea. Questo è grave, ma è anche frutto di una politica che si è protratta per almeno dieci anni.
L’Unione europea non è una istituzione neutra. Ci sono delle maggioranze, anche politiche. Questo è il frutto, un po’ avvelenato, di una Commissione europea dominata da maggioranze di centrodestra e dalla Commissione Barroso, che ha fatto della peculiarità dell’Unione europea un aspetto burocratico.
Quindi, quando noi oggi lamentiamo, e sentiamo lamentarsi anche altre forze, del fatto che l’Unione europea sia diventata molto burocratica, questa è la logica conseguenza di un certo tipo di politica. Non è un fatto casuale. Noi ci stiamo battendo perché questo non avvenga più, e l’azione del Governo italiano ha fortemente richiamato i nostri partner europei e le istituzioni europee a un diverso atteggiamento.
Bisogna anche dire, però, che non è violando le norme dei trattati e andando incontro a delle sanzioni che possiamo meglio tutelare l’Unione europea e il nostro Paese. Ha ragione il senatore Tremonti quando invoca il criterio della sussidiarietà. Peccato che non sia questo il luogo dove esso andava invocato, perché non bisogna invocare la sussidiarietà quando si tratta di sanare le infrazioni. La sussidiarietà va invocata quando si fanno le norme e si procede, nella cosiddetta fase ascendente, all’attività normativa regolare nelle Commissioni. È lì che noi difendiamo i valori dell’Italia, gli interessi degli italiani e il principio di sussidiarietà. Invocarlo quando siamo nell’ambito della legge europea significa dire una cosa giusta nel posto sbagliato.
Quindi, bisognerebbe anche avere il buon senso di scegliere il momento opportuno per fare certe affermazioni anche un po’ pirotecniche, come è nella tradizione retorica del senatore Tremonti.
Soprattutto, bisogna avere la consapevolezza che le infrazioni che oggi stiamo fronteggiando sono il portato della sedimentazione di una serie di malepolitiche messe in opera non soltanto negli ultimi tre o quattro mesi. Questo è ridicolo perché, in realtà, tutte le infrazioni di cui stiamo parlando risalgono ad anni antecedenti al 2011, quindi ad altre legislature e ad altri Governi.
Francamente, lascia un po’ perplessi sentire oggi coloro che erano al Governo quando si sono creati i presupposti per l’infrazione pontificare sul fatto che poi la stessa si è in qualche modo trasformata in una procedura d’infrazione.
Evitiamo oggi di creare un arretrato ed evitiamo di arrivare sempre all’ultimo momento. È vero che in questa legge europea ci sono delle procedure che non sono ancora arrivate a una procedura di infrazione e che siamo in un caso ancora precedente. Mi domando, però, per quale motivo dovremmo arrivare all’infrazione e per quale motivo dovremmo negoziare sotto la spada di Damocle di una sanzione così consistente.
Ieri, nella mia relazione avevo accennato a quali sono le sanzioni, che hanno importi assolutamente pesanti. Per ciascuna infrazione l’Italia dovrebbe pagare 8,916 milioni di euro, oltre a una penalità di mora di 10.753 euro al minimo o 645.000 euro al massimo per ogni giorno di infrazione. Per quale motivo dovremmo metterci nella condizione di subire questo tipo di penalità e quindi negoziare in ginocchio?
Lo domando a coloro che si sono lamentati del fatto che si sia voluta anticipare la procedura. Oggi possiamo trattare a testa alta. Domani negozieremmo in ginocchio. Quindi è assolutamente eccentrica la posizione di chi dice che potevamo ancora aspettare: ma per andare incontro a che cosa?
Oggi abbiamo fatto un’azione importante. Abbiamo il record storico di riduzione del contenzioso, essendo scesi di quasi 40 procedure. Mentre all’inizio del mandato del Governo in carica eravamo a 120 procedure di infrazione, oggi siamo arrivati a 80. Questo è il modo con il quale oggi noi tuteliamo i nostri interessi e quelli degli imprenditori e dei cittadini italiani.
L’ultimo punto riguarda la questione dei giochi. La senatrice Fattori forse se ne è dimenticata (immagino che non l’abbia fatto apposta, altrimenti avrebbe fatto qualcosa che non meriterebbe la nostra approvazione), ma ha omesso nel suo intervento di ricordare che in Commissione è stato approvato a larga maggioranza un importante ordine del giorno con il quale non soltanto abbiamo dato un’indicazione su come trattare le vincite nelle case da gioco, ma abbiamo anche impegnato il Governo a destinare la tassazione che deriverà dalle vincite del gioco online alla cura della ludopatia.
Quindi, se c’è una misura che è stata adottata in maniera concreta da parte della Commissione, e quindi del Parlamento, è stata proprio quella di ribadire l’impegno contro la ludopatia, cosa che invece, purtroppo, gli ordini del giorno presentati dal Movimento 5 Stelle si erano accuratamente dimenticati di fare.
Non accettiamo lezioni su questo punto. Abbiamo fatto un lavoro serio, importante e lo rivendichiamo con orgoglio.
L’ondata migratoria che sta vivendo l’Europa ha determinato la crescita di una tendenza molto preoccupante: sempre più spesso vengono diffuse notizie false in cui vengono attribuiti reati a migranti e profughi.
Trovo molto efficace l’idea avuta in Germania di lanciare un sito per combattere le false notizie e le bufale che riguardano migranti e profughi. Si chiama Hoaxmap ed è una piattaforma online che permette alle persone di separare i fatti dalle false dicerie e verificare le voci su presunti reati commessi da rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Il sistema mostra una mappa che riporta tutte le notizie che attribuiscono un reato a un migrante, ma affianca alle notizie i documenti e le dichiarazioni ufficiali che smentiscono la notizia. I crimini attribuiti ai migranti vanno dal furto all’omicidio, ma molto spesso sono accuse di violenze e molestie sessuali.
Da quando è stato lanciato, il sito ha registrato centinaia di notizie false attribuite ai profughi. La maggior parte di queste notizie registrate riguardano la Germania, ma alcune sono state registrate anche in Austria e in Svizzera.
Sarebbe auspicabile usufruire di un servizio analogo anche in Italia dove non dubito accada spesso che, nel raccontare questa crisi, alcuni mezzi d’informazione strumentalizzino false notizie a fini propagandistici.
Vi segnalo a questo link la rassegna stampa sul tema della riforma del Senato predisposta dall’ufficio stampa del Senato. Si tratta di una selezione di articoli dal 20 ottobre del 2015 al 15 aprile 2016, un lavoro molto utile per chi abbia voglia di ripercorrere il cammino fatto fino al voto e all’ok definitivo al ddl dello scorso 12 aprile 2016 alla Camera dei deputati.