Sotto lo scintillio di una stella che si va spegnendo
Io sono Carl Johnson (CJ per gli amici) di ritorno a Los Angeles dopo un esilio volontario di cinque anni a Liberty City. Purtroppo la mia fuga, allora, fu interpretata come un atto di codardia. Nessuno più mi rispetta nel mondo della mala. Cinque lunghi, lunghi anni e ora devo tornare a farmi un nome. Per girare la città mi serve un mezzo. Fermo una macchina: c’è uno sopra. Faccio una X con il joystick e lo ammazzo. Adesso va meglio. Comincio ad essere più considerato. Mi fermo davanti alla palestra, faccio un po’ di esercizi e qualche tatuaggio per migliorare il mio aspetto e il mio ego. Faccio fuori un po’ di nemici, mi compro una camicia a fiori. Controllo il mio giro di prostitute per essere certo che non tentino di fregarmi. Schiaccio il tasto R1, sparo in testa a un poliziotto e gli spiaccico il cervello, ritiro mazzette, prendo a botte un commerciante. E’ così che bisogna comportarsi se vuoi avere il controllo del quartiere e diventare vincente. Rubo un’altra auto, investo un po’ di passanti. Stirare le vecchiette non fa guadagnare punti ma non è del tutto ininfluente per completare il gioco….
Stiamo parlando, ovviamente, di GTA (Grand Theft Auto) il gioco della playstation più vietato (e dunque più venduto) ai ragazzi dai 12 ai 16 anni. Quest’ appassionante iniziazione alla vita criminale richiede un minimo di cento ore di gioco ma di fatto ci si gioca molto di più. Non è un’osservazione moralista affermare che GTA è la cosa peggiore che ti possa capitare fra le mani se hai 12 anni o giù di lì. (Siete sicuri di non essere stati proprio voi a regalarla distrattamente a vostro figlio lo scorso Natale?).
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Io sono Holden Caulfield e immagino che vogliate sapere della mia infanzia schifa, cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io e tutte quelle baggianate alla David Copperfield ma a me non me ne va proprio di parlarne. Ad ogni modo è dicembre e tutto quanto, e l’aria è fredda come i capezzoli di una strega, specie sulla cima di quel cretino di un colle. Ad ogni modo mi hanno appena cacciato dall’Istituto Pencey (il vecchio Pencey! pieno di studenti farabutti: una scuola più costa e più farabutti ci sono – senza scherzi). Quel bastardo di Stradlater, il mio compagno di stanza, è un vero mandrillo. Quando sono entrato si stava mettendo la cravatta davanti allo specchio. Passava la sua vita davanti allo specchio, il vecchio Stradlater. E a schiacciarsi i brufoli senza nemmeno un fazzoletto, il vecchio Stradlater. Si lisciava per uscire con Jane Gallagher, quel bastardo. Jane., con cui giocavo a dama, anni fa quando eravamo vicini di casa. Suo padre e sua madre erano divorziati e la madre aveva risposato uno che non faceva altro che sbevazzare e girare nudo per la casa. Anche lei, la vecchia Jane, ha avuto un’infanzia schifa ma a Stradlater non gliene importava un fischio. Ad ogni modo forse è per questo o per quell’aria di uno che ci sa fare con le ragazze che quando più tardi è rientrato l’ho insultato, chiamandolo figlio di puttana e tutto il resto. E il vecchio Stradlater mi ha spaccato il naso, dicendomi che me l’ero voluta. Dopo sono andato allo specchio per vedere la mia faccia da cretino. Mai visto un macello così in tutta la mia vita. Avevo sangue sulla bocca, sul mento, perfino sul pigiama e sulla vestaglia. Un po’ mi spaventava e un po’ mi affascinava. Mi dava una certa aria da duro. In vita avevo fatto a cazzotti un paio di volte e le avevo buscate tutte e due le volte. Non sono tanto duro. Sono pacifista se proprio volete saperlo. Mi chiamo Holden Caulfield (il “Giovane Holden” ha scritto J.D.Salinger) e non mi va di raccontarvi la mia vita schifa ma da quando il vecchio Salinger ha scritto di me sono diventato l’eroe il modello di comportamento di un’intera generazione. Il vecchio Salinger!
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Io sono Gregor Samsa, dipendente di una ditta anonima di Praga, viaggiatore di commercio, tutto il giorno ad incontrar gente, con la preoccupazione delle coincidenze dei treni, il mangiare irregolare e cattivo e con gli uomini rapporti che non durano, ma cambiano sempre e non diventano mai cordiali. Una vita difficile o forse semplicemente una vita desolata. Il direttore dell’ufficio mi parla sempre guardandomi dall’alto al basso, se potessi trovare il coraggio troverei il modo di vendicarmi. Chissà cosa penserà di me oggi, questa mattina non mi sono ancora alzato e con ogni probabilità avrà già notato il mio ritardo. Mi aspetto una sfuriata. Sicuramente il fattorino, quella sua creatura senza vertebre né intelligenza, lo avrà informato. Vorrei scendere dal letto ma non ci riesco. Mia madre è già venuta più volte a bussare (sei in ritardo!), mia sorella geme accanto alla porta (Gregor apri te ne supplico!), anche mio padre, per una volta, ha lasciato da parte il suo giornale per battere fiaccamente il pugno alla porta (Gregor, Gregor!). E’ giunto da poco persino il procuratore della ditta. Il procuratore in persona. Signor Gregor, il suo ritardo esige delle spiegazioni. Loro ancora non sanno. Non sanno ciò che io già so da stamane quando ho aperto gli occhi. Non sanno ciò che io ho scoperto – senza sorpresa – forse già da tantissimo tempo. Si è compiuta (completata?) una metamorfosi e il mio corpo si è trasformato in quello di un immenso insetto (ho sempre saputo di essere un insetto). Alzando un tantino la testa, sopra la schiena corazzata e dura, vedo la pancia marrone, convessa e divisa da ricurve nervature. Molte zampette, pietosamente sottili in rapporto alla solita mole, tremolano inermi davanti ai mie occhi.
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Sono il soldato Lynndie England in forza alla 372a compagnia della polizia militare (MP). Vengo da Fort Bragg, Fayettville nel nostro meraviglioso Stato del Nord Carolina. Ho 21 anni e una famiglia meravigliosa che adoro e che mi comprende. Ho tanti amici con i quali mi diverto. Spesso, quando non guardiamo la TV o giochiamo alla playstation, andiamo al Drive In o da Burgher King. Poi facciamo anche altre cose (che però non mi sento di raccontare). Uno davvero forte è Charles Graner, ha delle spalle come una montagna e ride sempre. Sarà presto il padre del mio bambino. L’anno scorso siamo stati insieme in una missione speciale dell’esercito in un paese arretrato (non mi ricordo bene come si chiama) dall’altra parte dell’Oceano. Siamo andati lì per portare la libertà e sconfiggere i terroristi. Così ci ha spiegato il nostro comandante in capo. Ragazzi, un posto terribile, pieno di polvere e torrido. Però ci siamo divertiti un sacco ugualmente. Eravamo di servizio ad Abu Ghraib, mi pare si chiami così quel posto, una specie di prigione pigiata di nemici della libertà. E’ stato forte, meglio che con la Playstation. Charles ha organizzato un sacco di giochini divertenti e quelli se la facevano addosso dalla paura. Abbiamo usato anche i fili elettrici, i cani, le manette, i guinzagli. Abbiamo fatto un sacco di foto così da farle vedere ai nostri amici di Fayettville. Uno spasso. Poi è successo un gran casino perché qualcuno ha tirato fuori le foto e le mandate in giro su internet. Peccato, abbiamo dovuto smettere, adesso sono tornata nel Nord Carolina e mi toccherà arrangiarmi da sola con la Playstation.
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Siamo gli uomini vuoti, gli uomini dalla testa impagliata, abitanti di una terra deserta, di una landa desolata. I figli di una libertà che non abbiamo dovuto conquistare. Siamo gli uomini lucertola, gli uomini insetto in attesa di essere traghettati nel girone dove non c’è alcun dolore. Nel ghiaccio dell’anima non proviamo sentimenti. Viviamo nel riflesso di immagini colorate, schermi trapuntati da labbra rigonfie, tette siliconate, sederi scosciati avvolti in minigonne ascellari, nella ricerca di quiz che dia risposte inutili e rassicuranti, una realtà solo virtuale che tenga assopita la nostra coscienza e ci consenta il tempo per facili trasgressioni che scaccino la noia. Si, conosciamo la storia di Lucignolo e dell’orrore che provò nel sentire la sua voce ragliare e vedere le orecchie lunghe sotto il cappello. Ma esiste per ogni angoscia una pastiglia, per ogni sconfitta un alibi, per ogni rinuncia una birra.
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(Intanto nella notte altri uomini impastano il pane, compongono le notizie che correranno di bocca in bocca, assistono al parto di teneri germogli di vita, vegliano sugli altiforni che non verranno mai spenti, preparano quel nuovo che non ci verrà mai negato, sentinelle di un’aurora che ci viene donata anche se non meritata).
Bibliografia
Roberto Cotroneo “Clicca” e spara: lezioni di crimine alla Playstation – l’Unità 13.11.2004
J.D. Salinger Il Giovane Holden – ed. Einaudi
Franz Kafka Metamorfosi – ed. Longanesi
Ulrick Beck I rischi della libertà – ed. Il Mulino
Fernando Savater Il coraggio di scegliere – Riflessioni sulla libertà – ed. Laterza
T.S. Eliot La Terra Desolata e Gli Uomini Vuoti – ed. Bompiani